5 - L'imboscata

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Una settimana dopo.

Il fulmine violaceo che squarciò il cielo ricoperto da nubi nere che fecero calare la notte sul giorno scagliò le sue venature abbaglianti sul Mar dei Caraibi, illuminando l'orizzonte oscurato dalla tempesta.

La Costellazione oscillava vistosamente tra le onde agitate. Il ponte centrale della nave fu presto ricoperto di spuma e alghe marine.

I pirati si davano da fare, cercando di far recare, o meglio ancora, evitare, minor danni possibili al loro veliero.

Un filibustiere imprecava furiosamente, mentre veniva sballottato dalla forza del mare nel suo posto di vedetta, situato sull'albero di trinchetto.
La vista annebbiata dalla fitta e copiosa pioggia, gli impedivano di vedere qualsiasi pericolo o qualsiasi nave nemica.
Altri uomini invece, erano impegnati a ripulire il ponte dall'acqua e dall'immondizia che il mare gli scagliava. Altri cercavano di domare le vele e le corde, sballottate dal vento impetuoso, tagliandosi le mani.

Al timone vi era il cuoco.
Un uomo grasso e dalla pelle olivastra. Stringeva tra le labbra un sigaro consunto e ormai zuppo e floscio dalla pioggia. Era il più anziano della nave e toccava a lui guidare il timone, sicché i tre ufficiali erano assenti.

Nell'ufficio del Capitano vi era in corso una riunione.

- Passeremo dal lato ovest dell'oceano.
Così facendo dovremmo raggirare la rotta per Bermuda, onde evitare di entrare direttamente nel triangolo, come già hanno fatto altri prima di noi, fallendo. -

Artemisia spiegava i passaggi da compiere con il dito puntato sulla mappa. Si trovava nella sua ampia cabina, che fungeva da ufficio e dall'alloggio. Un letto a baldacchino vi era posto nella parte posteriore della stanza, i tendaggi rosso scuro erano tirati. Dei candelabri d'oro illuminavano fiocamente la stanza
semi oscura, nonostante dall'enorme finestra posta al lato di poppa, filtrasse la luce cinerea del giorno.

Insieme a lei vi erano il suo consigliere Fauvero ed il Capo Artigliere, Joshua. Altri piccoli ufficiali erano messi in disparte, nella penombra della stanza.

- Capitano, secondo voi farà la differenza prendere una rotta diversa? Se alla fine è un luogo maledetto, sarà maledetto ogni centimetro d'oceano. Che Davy Jones ce ne scampi!-
Domandò Joshua, perplesso. Quel giorno era miracolosamente sobrio, ma la voce era sempre la stessa, acuta e gracchiante. Paulie riposava tra la clavicola e l'incavo del collo, unto di sudore.

Artemisia girò lentamente il capo verso di lui. Lo guardò intensamente. Joshua intravide un leggero tremolio della palpebra. Deglutì.

- Sinceramente, mio fedele Joshua, non so se cambierà qualcosa. - Incrociò le braccia al petto. La camicia di seta bianca lasciata libera dai calzoni di pelle. - Visto che sei anche tu così sicuro che qualche mostro marino ci mangerà non appena solcheremo la mia rotta, dimmi, Artiglierie Capo, hai forse qualche idea migliore della mia? -

Joshua scosse la testa, freneticamente.

- No, mio Capitano. -

Artemisia aspirò, rumorosamente. Si voltò poi verso Fauvero, il quale si stringeva il mento, pensieroso.

- Quartiermastro, dimmi, tu cosa ne pensi? -

L'anziano pirata sospirò. Socchiuse gli occhi, mentre si avvicinava al tavolo di mogano pregiato, zoppicando sulla sua gamba di legno scheggiata e invecchiata dal tempo, quanto lui. Guardò la cartina ingiallita.

- Io sono d'accordo con lei, mio Capitano. Mi sembra un'ottima rotta da seguire. Non abbiamo comunque altra scelta o altra soluzione, se non rinunciare. -

Fauvero si affiancò ad Artemisia, drizzandosi con fatica sul suo peso. Guardò accigliato, con le iridi cataratte, Joshua e il resto dei pirati, uno ad uno, con sguardo accusatorio.

Artemisia E La Maledizione Della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora