Il sole era calato ad ovest, segno che si era fatto pomeriggio.
Artemisia era stata trascinata sulla Costellazione, mentre il resto della sua ciurma era stata fatta prigioniera, e rinchiusa nelle tetre celle della Dark Horse.
Si trovava nel suo ufficio, legata saldamente su di uno scranno di mogano pregiato, dalla spalliera robusta e alta, tenuta ferma da due corde massicce, che le graffiavano lì, dove la camicia di taffettà le lasciava nuda la pelle.
Era già svenuta un paio di volte, mentre un pirata senza naso, con due buchi minuscoli a permettergli di respirare, le ricuciva la pelle sulla nuca con un filo di ferro, lacerata e sanguinante.
Le versò del grog scadente sulla ferita, cercando di ammorbidire i lembi di pelle per riuscire ad unirli facilmente, o forse la stava semplicemente torturando.
Artemisia era scossa da brividi. Un bruciore intenso a farle perdere i sensi. La lenza che le trafiggeva e univa la pelle dura a farla rinvenire e gemere.
Victor Price, o almeno credeva che fosse ancora lui, girovagava nella sua privata dimora, incuriosito e invadente tra le sue cose.
L'inglese avrebbe volentieri fatto a meno del suo pesante justaucorps nero, dal tessuto broccato. La stanza della nemica era ampia e luminosa, ma si era creata un afa irrespirabile tra caldo, sudore, e puzza di sangue.
Si avvicinò a passo lento all'enorme finestra che si affacciava sul mare ritornato sereno e limpido, situata al lato di poppa. Afferrò la maniglia di bronzo, a forma di luna. La girò lentamente e un ampio riquadro di vetro scricchiolò, come se non fosse stata aperta da un tempo immemore.
La spalancò. Una piccola porzione di finestra si aprì e il vento fresco gli carezzò il viso, facendolo rabbrividire. Guardò verso l'orizzonte, ancora un pò grigio e nebuloso di nuvole. Il sole, ormai regnante nel suo cielo, gli illuminò gli occhi color mare, striati di blu. Pensò a qualcosa che lo fece incupire.
''Chissà se i suoi occhi staranno osservando l'orizzonte, come me, adesso."
- Capitano, qui ho finito. -
La voce grugnosa del pirata lo fece trasalire, impercettibilmente. Restò con la mano sul pomo liscio e freddo della luna.
- Puoi andare, Koran-bel-naso. -
L'uomo grugnì, piegando il capo. Price lo sentì strascicare i piedi sul parquet di legno, finché non richiuse la porta alle sue spalle.
Diede un ultimo sguardo ricolmo di malinconia alle onde voluttuose. L'Aliseo gli scosse il lungo ciuffo di capelli neri, facendo brillare quelli argentei.
Si girò, portando le mani giunte dietro la schiena egregiamente dritta. Camminò lentamente, saggiando l'enorme e prezioso tappeto persiano, ricamato d'oro e annodato in strabilianti figure in seta, raffigurante una nave, forse la Costellazione, su un mare impetuoso, dipinto di vernice blu.
Price non aveva mai visto niente di così delicato e raro. Sicuramente di manifattura orientale.
Osservò accuratamente la stanza. Il parquet era tappezzato da un tessuto rosso scuro, come le pesanti tende chiuse, che cingevano le finestre che davano al centro del ponte. Il letto era sfatto, coperte nere e porpora di velluto erano sparse a terra. Il lenzuolo ombroso, caldo, ancora con la forma di un corpo. Tutto era in ordine, tranne il suo giaciglio, come se fosse fuggita di colpo dai suoi sogni.
Portò a malincuore lo sguardo sulla sua prigioniera, ansimante e semi svenuta.
La testa penzolante da un lato, i capelli così lunghi da toccare quasi terra. Il viso era umido di sudore ed emaciato di sofferenza. Aveva un occhio chiuso.
STAI LEGGENDO
Artemisia E La Maledizione Della Luna
FantasyTortuga 1670 Artemisia, una giovane filibustiera, dall'età di quindici anni, viaggia per mari e mondi accompagnata dalla sua ciurma di pirati rozzi e violenti. Freddezza, caparbietà, cattiveria e determinazione sono tutte qualità che le hanno fatto...