la fatalità del destino

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Non ce la facevo piu,

ero stanca,stanca di tutto.

Ero arrivata al punto di non ritorno.

Mi sembrava che niente avesse importanza.Stavo camminando per strada ,anche se non sapevo dove andare, la neve mi bagnava le scarpe e il cappotto fine che mi ero messa addosso.

Avevo uno squallido appartamento in un quartiere altrettanto squallido,così piccolo che a malapena poteva entrarci un gatto.

Avevo una vita perfetta,prima dell'incidente,vivevo con i miei e mio fratello Ty in una villeta in periferia e tutto andava bene.

Ero una studentessa modello,ottimi voti e miss popolarità,adesso,non so nemmeno quale é stata l'ultima volta che sono andata a scuola.

Nell'incidente ho perso tutto.Genitori e fratello.

Loro stavano tornando da Portland dove si era svolta la gara di nuoto di Ty e un conducente ubriaco dall'altro lato della strada li ha presi in pieno.

Io ero rimasta a casa,non saprei dire se é stata una fortuna o meno.

Dopo il disastro sono caduta in una sorta di depressione, ho provato ad andare da uno psicologo ma non mi era di aiuto.

Fu allora che iniziai a bere.

Entravo nei bar e nemmeno sapevo quanto ci stavo,sapevo solo che entravo la sera e quando uscivo era mattina.

Un giorno mi arrestarono anche,perche ero in macchina a girovagare ubriaca e fu cosi che mi tolsero anche quella.

Ho fatto un sacco di decisioni stupide nella mia breve vita,drogarmi era una di queste,ma ormai, arrivati a questo punto...

Arrivo finalmente alla meta che mi ero prefissata inconsciamente,il Ponte. Era un ponte antico, ora ricoperto da un fine strato di neve , così come gli alberi e i fili d'erba, tutto era ricoperto da quel soffice freddo manto.

Avevo deciso di finirla qui,ne ero convinta.

Salii sul ponte e mi misi a sedere sul cornicione, guardai gli alberi e mi chiesi se ce ne fossero di uguali nel posto in cui sarei andata.Erano così alti e possenti,mi persi per un attimo a guardare le foglie che si confonde vano fra loro nel buio della notte,illuminate solo dalla fioca luce di un lampione in lontananza.

Poi un rumore alle mie spalle mi distrasse,pensai fosse un animale ,invece si rivelò essere un ragazzo, alto con i capelli neri, non riuscivo a vedere il colore dei suoi occhi perché era troppo buio ,ma qualcosa in quegli occhi mi colpi.Indossava un lungo cappotto nero che gli arrivava alle ginocchia. Rimasi un po colpita da quell'incontro perché mai avrei pensato di incontrare qualcuno a quell'ora in quel posto. Il ragazzo rimase un po interdetto, anche lui evidentemente non si aspettava di trovare qualcuno qui. Rimanemmo in silenzio a guardarci negli occhi ,poi decisi di parlare.
<Che ci fai qui?> chiesi al nuovo arrivato.

<Tu invece?>mi rispose lui con una domanda.

Qualcosa nel suo atteggiamento mi disse che era qui per il mio stesso motivo. Volevo scoprirne di più, c'era qualcosa nel suo mondo di parlare che mi incuriosiva,mi faceva venir voglia di continuare questa conversazione.

<Voglio buttare via la mia vita>ammetto sinceramente,d'altronde che motivo avevo di mentirgli?" Se davvero voglio farla finita non importa cosa lui pensa di me"mi sono detta.

<Mi sembri troppo piccola per queste cose ragazzina>
Nella sua voce c'era una nota di rimprovero e dal suo sguardo capii che la mia sincerità lo aveva sorpreso.
<Primo la ragazzina qui presente ha un nome quindi se vuoi chiedermi qualcosa usa quello grazie e secondo neanche tu mi sembri cosi vecchio e comunque io ho 17 anni>stavo decisamente parlando troppo,ma me ne resi conto troppo tardi.

< Non so qual'é?>disse lui guardando la distesa di alberi che poco prima stavo ammirando anche io.

<Cosa?> chiesi, confusa.

<Il tuo nome,hai detto che devo usare il tuo nome ma non so qual'é>mi rispose senza incrociare il mio sguardo, continuava a guardare il fiume che scorreva sotto di noi e gli alberi mossi dal vento di dicembre.
<Rosie...E tu quanti anni hai?>chiesi, volevo proprio saperne di più.

<Bhe...>disse lui con una risata amara<In realta non sono poi tanto piu grande di te,io ho 18 anni>
Sulla sua bocca affioró un piccolo mezzo sorriso e ad un tratto lo ritrovai seduto sul cornicione del ponte vicino a me.

<E che cosa ci fai qui?>dissi io con curiosità.

<Butto via la mia vita>
Aveva usato le mie stesse parole e questa cosa mi colpì ma ero troppo occupata a decifrare il suo sguardo, non più diretto agli alberi,per farci troppo caso.

<Come mai?Perche vuoi farlo?>
Ero troppo curiosa , lo sapevo, ma questo non mi impedì di andare avanti.
<Potrei farti la stessa domanda>disse lui.

<Tuscé> ammisi con un sorriso.

<Quindi vogliamo farlo davvero?>mi damandó

<bhe siamo qui>risposi

<Quindi dobbiamo tenerci per mano o cosa?>
Stava scherzando, però nella sua voce avvertii una tristezza che mi colpì, tutto di questo ragazzo mi colpiva.

<No direi che va bene cosi>risposi con un filo di voce , troppo impegnata a guardare l'acqua che scorreva impetuosa e gelida sotto di me.

Detto questo mi alzai in piedi e lui mi imitó.

<Al mio tre> disse il ragazzo

<Non so ancora il tuo nome>risposi subito dopo, prima dell'inevitabile. Volevo, anzi, avevo bisogno di sapere il suo nome.

<Carter>rispose lui.
<Carter> ripetei io

E cosi mi misi a pensare.Pensai a mio fratello,alla vita che avevo prima...

<Uno> la voce di Carter faceva da sottofondo ai mie pensieri.

. ..a quanto fossi felice e a quanto bene volessi ai miei genitori...

<Due>

avevo paura...
E al tre,al tre capii che non volevo piu tutto questo...che in me c'era ancora qualcosa di buono per cui valeva lottare.... cosi iniziai a piangere .

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