Capitolo 6

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Non ero mai stata in questo ristorante. Dovevo ammettere però, che era bellissimo.

La facciata era tipica di Chicago, ma all'interno era tutt'altra cosa.

Sembrava un ristorante di lusso,era tutto bianco, anche le sedie e tavoli, e l 'unica cosa nera in tutto il locale era un nastro che percorreva buona parte del bancone, sul quale erano depositati tantissimi piatti raffinati che giravano . Il tutto era completato da delle luci che facevano diventare l atmosfera molto romantica.

Rimasi a bocca aperta a contemplare questo magnifico posto.

Non mi sarei mai aspettata che Carter mi portasse in un ristorante così , al massimo in una pizzeria.

< Oh mio Dio >sussurrai.

< Ti piace?> mi chiese, aspettando una mia reazione.

< È stupendo>ammisi.

< Benvenuti signori,vi accompagno al vostro tavolo> disse un cameriere che ,all improvviso si era materializzato dietro di noi.

Lo seguimmo ed arriviammo ad un tavolo in un angolo, apparecchiato in modo fantastico. Sempre con una tovaglia bianca ma,per fare contrasto sia i tovaglioli che le posate erano di colore nero.

< Fra poco vi porto il menù > e detto questo il cameriere se ne andò.

< Costerà una fortuna mangiare qui>dissi quasi sovrappensiero, ormai non entravo in un ristorante degno di quel nome da quando i miei erano vivi.

Carter mi guardò per alcuni secondi poi sorrise.

< Non posso permetterti di pagare tutto quanto tu,io...> cercai di dire.

< Stai zitta per un minuto >lo disse in un modo che mi fece irritare.

< Come zitta? !! Io non ...> provai a controbattere ma lui mi fermò subito.
<Volevo dire stai tranquilla, a questo ci penso io> disse e mi prese la mano.
Io mi concentrai sul menù che , intanto un cameriere ci aveva portato. Era pieno di piatti raffinati,dei quali non sapevo nemmeno pronunciare il nome e che non avevo mai visto in via mia. Solo una volta io , mio fratello e i miei genitori andammo in un ristorante di lusso come questo . Avevo circa sei anni, e mio fratello cercava di distrarmi in ogni modo così io non combinavo disastri, ma alla fine lo feci lo stesso. Rovesciai su tutto il tavolo, rivestito da una deliziosa tovaglia beige, un intera bottiglia di vino rosso .
<Che cosa ti piacerebbe ordinare? >
mi chiese Carter risvegliandomi dai miei pensieri.
<Non lo so , e tu?>
chiesi anche perché non avevo ancora idea su cosa fare.
< Io prenderò uno di questo> disse e indicò un piatto del menù.
<Perfetto lo prendo anche io> dissi,non sapevo cos'era ma mi sarebbe andato benissimo.
<Due di questo>
disse rivolgendosi al cameriere, e indicò lo stesso punto del menù che aveva indicato a me.

Ripensare a Quell episodio mi ha fatto venire nostalgia, ma in nessun modo volevo rovinare la cena con Carter.

Lui però se ne accorge subito.

< C'è qualcosa che non va?>mi chiese preoccupato.

< No no niente. ..raccontami qualcosa di te> dissi io per cambiare argomento.

Sperai che il mio tentativo di distrarsi andasse a buon fine.

Sembrava che non si fosse accorto di niente fortunatamente.

<Che vuoi sapere? >mi chiese.
<Non lo so raccontami qualcosa, che scuola fai, dove abiti...> dissi tanto per fare un esempio.
< Beh ,Io vado alla Lincoln park high school e sono al quarto anno>disse lui.
< Anche io vado li, diciamo andavo e io sono al terzo > risposi.

< Andavi?>mi chise sorpreso , ovviamente aveva notato il passato nella mia frase.

Carter stava per ribattere quando il cameriere ci portò le nostre ordinazioni .

Carter aveva ordinato degli spaghetti con cozze e gamberi e lo stesso per me.

Iniziammo a mangiare in silenzio , ed era un silenzio imbarazzante, quando non sai cosa dire e non ti viene in mente nemmeno un ' idea.

Per fortuna fu lui a rompere il silenzio.
< Allora...perché "andavi" a scuola, ora non più? > chiese curioso , lo sentivo dalla sua voce.
<Sì beh, diciamo che è da un po che ho smesso. > risposi sul vago.
<E non c'è nessuno che ti obblighi ad andarci? > chiese sempre più curioso.
<No , i miei genitori non ci sono e...nessuno mi obbliga ad andarci >dissi. Non volevo rivelarlo che i mie erano morti,non si sa come la conversazione che doveva essere su di lui ora era su di me
< E quindi vivi tutta sola?> domandò.

< Sì, purtroppo, all inizio vivevo con mia nonna, ma visto che sono abbastanza grande da vivere da sola. ...>

Carter annuì con fare comprensivo.

< E tu? > chiesi , stavolta era il suo turno di risposte.

< Si , vivevo con ...un mio amico diciamo ma...ora non più >

Capii dal tono di voce che non voleva approfondire l'argomento e io non insistei, non sapevo cosa era successo ma se non lo voleva dire io dovevo rispettarlo.

La cena si svolse normalmente, nessuno di noi toccò più argomenti troppo personali,e lui non fece più nessun riferimento al suo "amico ".Arrivati al dolce ero già cosi piena che rischiavo di scoppiare ma lui insistette per dividere una fetta di torta .

< Che ne dici di quella al cioccolato? > e indico il nastro dove scorrevano i prelibatissimi dolci.

< Non mi piace il cioccolato > risposi .

Carter cercò di reprimere una risata, inutilmente però.

< Che c'è? Cosa ho detto? > chiesi con un sorriso dovuto alla sua faccia.

< Niente niente >disse.

Ma lui continuavaa guardarmi con un sorriso sul volto così domandai di nuovo :

< Che c'è? >

< Probabilmente sei l'unico essere umano che non ama il cioccolato > disse continuando a ridere.
La sua risata fece ridere anche me e insieme ridemmo per una cosa così stupida.

Alla fine mangiammo una semplice fetta di torta con la panna e alla fine quando ci alzamno per andare a pagare , la sentii.

Sentii la pioggia, la pioggia che batteva contro la finestra , una pioggiarella di fine novembre .

Uscii dal ristorante, attraversai la strada e raggiunsi il piccolo parco con le altalene davanti al ristorante e iniziai a ballare. Carter mi raggiunse poco dopo.Iniziai a girare su me stessa mentre le gocce fredde d acqua mi scivolano sul viso e rigano le mie guance quasi come se stessi piangendo . Carter mi guardava esterefatto, ma io continuavo a ballare senza tener conto di lui. Mi ritrovai a pensare alla bambina che ero,quando saltavo nelle pozzanghere con mio fratello, e per un momento mi sembrò di essere tornata indietro nel tempo. Io volevo essere ancora quella bambina che non conosce la solitudine e la paura del buio. Che felice , saltella sotto la pioggia ignara del futuro che l'aspetta.

< Balla! > dissi a Carter < Balla!>

Lui restò un attimo fermo poi mi raggiunse e iniziò a ballare con me , al ritmo di una canzone bellissima e allo stesso tempo inesistente . Saltai qua e la per il prato e quando misi il piede in una pozzanghera e scivolai , mi preparo all impatto , ma non arrivò . Carter mi aveva presa fra le braccia , evitandomi una caduta . Mi girai per ringraziarlo , ma nonostante il buio i miei occhi comunissimi marroni incrociarono i suoi occhi così verdi e solitari, e nonostante le nostre paure le nostre differenze,nonostante la pioggia lui...mi baciò. Mi accorsi delle sue intenzioni solo quando ormai era troppo tardi per fare qualsiasi cosa e le sue labbra morbide erano sulle mie.
Era un bacio strano, come Carter del resto, ma non era un bacio pieno di rabbia ne di bisogno. Era solo un semplice bacio dolce, sulle labbra.

< Forse è meglio se andiamo >disse Carter guardandomi.

< Sì, sì forse è meglio > confermai.

la fatalità del destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora