Capitolo 5

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Erano le 18:57.

E Carter non era ancora arrivato.

"Dove può essere? Dovrebbe già essere qui." Pensai.

Un po di puntualità sarebbe gradita.

Mandai un messaggio a Katrine,alla quale avevo raccontato tutto ovviamente :

"Non è ancora arrivato "

Dopo poco arrivò la sua risposta .

"Calmati Rosie manca ancora un po di tempo "

"Tre minuti "rispondo

"Non deve mica spaccare il minuto "

Ho sempre considerato la puntualità importante. Mia madre lo diceva sempre,mi ricordo che ripeteva ogni volta : "Meglio un minuto prima che uno dopo"

Così mi ero preparata con un largo anticipo. Avevo finito tutto circa mezz'ora fa. Dopo la doccia mi ero fatta i boccoli ai capelli ,truccata e vestita. Non avevo mai sopportato quelle ragazze che stanno ore e ore in bagno per acconciarsi i capelli e quant'altro.

Il vestito blu mi stava a pennello e per le scarpe optatao per delle ballerine nere invece che per i tacchi. Mi sembrava di esagerare. Già così era troppo , e poi non avevo voglia di sentir male ai piedi tutta la serata. Intanto il tempo passava e si fecero
le 19:04 e di lui ancora nemmeno una traccia .

Mandai un altro messaggio Katrine .

Io : È in ritardo

Katrine : Di solo 4 minuti !!!

Io : Appunto !!!

Katrine : Non preoccuparti Rosie! Arriverà

Io: Non sono preoccupata

Katrine : Dai non ci credi nemmeno tu

Non risposi. Non ero preoccupata. Era solo una cena di cortesia.. ..
Dring! Dring!

Il campanello! !

Mi alzai dalla sedia e corsi ad aprire la porta e , una volta aperta, lui era lì appoggiato allo stipite con dei semplici jeans e una maglietta nera.

Ero una stupida! Perché mi ero vestita così elegante?

<Ciao >mi disse con un sorriso idiota sul volto,e mi venne voglia di toglierglielo a suon di schiaffi.

<Ciao > risposi.

<Come siamo eleganti >mi disse osservando il vestito e i capelli e subito diventi rossa come un peperone.

<Perché arrosisci? Stai benissimo > quel suo complimento mi disoriento, non me lo aspettavo.

<Grazie ma tu...sei...>
Non trovavo le parole.

< Sono..?> disse lui invitandomi a continuare la frase guardandomi negli occhi.

< Normale, cioè non elegante > risposi finalmente.

< Sei bellissima, questa è l'unica cosa che conta >
Altro complimento. Non riuscivo a capire.

< Grazie > dissi chinando la testa, ero abituata ai complimenti, ma quelli che rivolgevano a me non erano così sinceri.

<Vogliamo andare? >mi chiese, ancora una volta guardandomi negli occhi.

<Certo, ma...Dove andiamo? > chiesi curiosa.

< In un ristorante >rispose vago.

< E mi vuoi dire come si chiama ?>
Ci penso un'attimo e poi rispose.
<Mm.....no>

< Come no?>dissi io

< Già, deve essere una sorpresa >
Di nuovo gli affioro un piccolo sorriso sulla bocca.

Lasciammo l 'appartamento e scendemo le scale verso la porta.

<Chiamo un taxi > dissi rivolta a Carter

< Non c'è bisogno > rispose lui tranquillo

< E come con cosa andiamo al ristorante? > Proprio in quel momento Carter apri la porta del palazzo e fuori, parcheggiata in bella vista ,c'era una moto nera. Non una moto piccola, una moto moto cioè una vera moto. Non lo facevo un tipo da moto , perché non ci avevo mai pensato ma ora che lo vedevo accanto alla sua moto , mi sembrava fin troppo ovvio che ne avesse una.

< In moto> rispose con il sorriso sulle labbra che si fece più largo.

<Ma io ho il vestito e. ..>provai ad obiettare.

Ma lui nemmeno mi ascoltava, continuaba a camminare e arrivato davanti alla moto ci montò su come se fosse la cosa piu semplice del mondo.

< Tu non vieni? > disse mentre si allaccia il casco con una mano e con l 'altra porgeva un 'altro caso nella mia direzione.

<Arrivo > dissi mentre sceglievo il modo più semplice e meno imbarazzante per salire in sella. Per me era complicato più o meno come salire su un cavallo. Nemmeno il tempo di mettermi il casco che partì alla velocità della luce.

Non sapendo dove arreggermi, strinsi forte le braccia attorno alla vita di Carter. Lui ebbe una specie di brivido una volta che le mie mani toccarono il suo corpo e valutai di toglierle , ma visto quanto forte andava non volevo morire.

Non lo chiamerei abbracciare,più che altro era istinto di sopravvivenza.

Appena ci fermammo gli urlai addosso :

< Chi ti ha dato la patente? !>

<Perché? > rispose come se non fosse successo niente.

<Come perché? Tu guidi come un pazzo! >

< Non sei mai stata in moto ?>chiese sorpreso.

<Certo che si, ma non guidavano come se fossero dei pazzi ubriachi! >

Con mia sorpresa lo sentii ridere.

<Da come mi stringevi, avrei giurato il contrario>
Mi lasciò senza parole, era vero, mi ero aggrappata a lui , ma non pensavo così forte.
Vedendomi ammutolita disse :
< Grazie di avermi dato del pazzo ubriaco comunque >
Non se l'era presa per il mio commento perché rideva .
<Prego > gli risposi ancora indignata , mi tolsi il casco , che sicuramente aveva rovinato tutti i miei capelli e glielo diedi come se non volessi più avere niente a che fare. Lui lo prese e lo mise al suo posto.
Dopo di che mi guardò con quei suoi occhi verdi.
<Che c'è?> dissi io.
Ma lui continuava a guardarmi e non fece caso a quello che gli avevo detto.
< Che c'è! ?> dissi nuovamente .
Lui si risvegliò dalla trans momentanea e rispose :
<Assolutamente nulla, entriamo >
A volte era veramente strano questo ragazzo.

la fatalità del destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora