Capitolo 1: cimitero

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Kilian

Sono fermo immobile, in piedi di fronte a quella lapide troppo fredda per contenerla. Cosa sono io? Un povero vecchietto solo e triste. In mano stringo violentemente un bouquet di rose, il loro odore mi avvolge completamente ed è quasi nauseante, ma non lo sento. Non sento nulla. I pochi capelli bianchi che mi sono rimasti, sono disposti disordinatamente sulla mia fronte. Le mie lacrime ormai sono secche, non esce più nulla dai miei occhi rossi e gonfi. La mia giacca nera è stropicciata, Cloe mi avrebbe rimproverato per la poca cura con la quale tengo i miei vestiti e poi mi avrebbe raddrizzato la giacca con eleganza. Cosa sono io senza di lei? Un corpo senz'anima, un manichino in balìa dell'universo, un burattino con i fili tagliati. Sono una minuscola particella che viaggia sola per il mondo cercando una via, una chiave per fuggire alla sofferenza che mi soffoca. Il mazzo di fiori mi cade lentamente dalle mani e si appoggia sulla tomba, tutti i rumori e i movimenti sono come attenuati dal dolore che mi stringe il petto e sale fino in gola; non riesco a parlare, a urlare...ma sono le uniche cose che vorrei fare.

Come può una vita finire così? Come può la mia piccola, vivace Cloe diventare da un giorno all'altro un corpo spento e freddo? Lei che è il mio caldo e grande Sole, lei con quel sorriso stampato in faccia dal mattino alla sera. Lei con le sue mille e una cose da dire, lei con la sua pacatezza, con la sua voglia di essere felice, lei che è quella che mi ha salvato.

Cado in ginocchio davanti alla pietra e rimango lì a fissare il vuoto per quelli che mi sembrano secondi, ma lo sento, sento il vento cambiare, sento il giorno diventare notte, sento le voci farsi più forti e le macchine passare. Sento tutto ma non vivo. Ho smesso quando ha smesso lei.

-Signore, da quanto è lì?- la voce mi coglie alla sprovvista: non ho intenzione di rispondergli, rimango fermo in silenzio - Coraggio, venga con me-

Non oppongo resistenza quando mi fa alzare in piedi, non ho le forze. Il ragazzo si incammina verso l'uscita del cimitero con un mio braccio sopra le spalle e una mano intorno al mio torace per sorreggermi. Cammino a malapena, strascico i piedi sull'asfalto.

-Allora dove la porto?- Alzo appena il braccio e gli indico un pub dall'altra parte della strada, il ragazzo mi guarda un po' sconcertato e fa un leggero segno di disapprovazione.

-No signore, mi dispiace, ma non credo che la soluzione sia l'alcol, ora lei viene con me.- Non mi oppongo, sono inerme. Mi conduce verso una piccola macchina nera e mi fa sedere sul sedile anteriore legandomi la cintura, questo gesto mi fa sorridere, in un certo senso è vero che quando si invecchia è come se si tornasse bambini. 

Non mi pongo lo scrupolo di chiedergli dove stiamo andando, non mi importa, mi accascio sul sedile e osservo le luci della città scorrere lungo il finestrino.

Damien, qualche minuto prima

Il cimitero è la mia seconda casa, una tappa fissa nella mia vita di ogni singolo giorno, da quando è morta Ambre sorpasso quei maledetti cancelli una o più volte al giorno. Vado verso la sua tomba e la sistemo, butto i fiori ormai appassiti e gliene porto di nuovi, sto con lei, le parlo, è l'unico modo che ho per sentirla ancora qui, con me.

Oggi però nell'uscire vedo un vecchietto accasciato su una tomba; è solo e la guarda angosciato e apatico. Chissà se ha una famiglia, se qualcuno lo sta aspettando a casa...lo osservo per minuti interi aspettando che faccia un qualche movimento, ma non si accorge nemmeno che lo stia osservando. Sembra lacerato, spezzato. Dopo qualche altro minuto decido che è troppo e dopo varie domande alle quali non risponde, lo accompagno verso la mia macchina. Non ho intenzione di lasciare un povero vecchio nel buio della notte in un cimitero. Ma non so nemmeno dove portarlo...se lo portassi a casa mia Blaise mi ucciderebbe. Non so dove abiti e lui non sembra affatto intenzionato a dirmelo. Mi massaggio la nuca come se così facendo potessi stimolare la mia mente e pensare più velocemente. Alla fine decido di iniziare a guidare, non importa verso dove, semplicemente premo sull'acceleratore e inizio a viaggiare per le stradicciole del nostro piccolo paesino in Provenza. Piano piano le case diventano più rade e si apre l'enorme campagna che ci circonda, migliaia di campi di lavanda si stagliano sotto il cielo notturno e stellato di quest'estate calda e afosa. Dall'altra parte della cittadina c'è il mare, ci andavo sempre con Ambre e la guardavo prendere il sole e correre sul bagno asciuga zampettando, evitando gli spruzzi salmastri. Al ricordo di ciò la mia mente si annebbia e le lacrime premono violentemente contro le mie palpebre per uscire, ma le rimando indietro, come sempre, oramai ci sono abituato.

Lentamente rivolgo il mio sguardo al signore seduto di fianco a me. Il suo volto segnato dagli anni e dalle lacrime è appoggiato sul finestrino, lo sguardo perso, lontano, distante. Non parla e sembra non respirare, vedo il suo petto alzarsi ed abbassarsi eppure ho la netta sensazione che non stia respirando. Non so da quanto tempo sia in apnea, ma so per certo che un motivo per dare aria ai polmoni non ce l'ha più. Sembra completamente vuoto, un fantoccio di pezza, una bambola abbandonata nella sua casetta di legno. Una forte sensazione si fa spazio nel mio petto, un misto fra compassione e tenerezza, quel vecchietto esausto è così perso. Voglio capire il perché...voglio fargli più domande, scoprire l'origine della sua tristezza anche se so per certo che non deve essere molto differente dalla mia.

Improvvisamente il signore mi fa un cenno con la mano, indicandomi di fermare la macchina: io obbedisco e lui scende incespicando. Siamo su un piccolo stradino sterrato circondati da campi di lavanda, il vecchio cammina lentamente fino a trovarsi in mezzo ai fiori, a quel punto coglie uno stelo di lavanda e se lo porta al naso...grosse lacrime iniziano a graffiagli il viso, tracciando graffi invisibili sulla sua anima.

Kilian

Sto piangendo di nuovo, come un bambino, pensavo di aver finito le lacrime, eppure quel profumo di lavanda suscita troppi ricordi, troppe emozioni. La storia riaffiora di colpo come uno schiaffo in pieno viso e tutte le avventure della mia vita con Cloe mi sommergono in pieno...

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