Capitolo 2: una nuova vita

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Cloe, 50 anni prima

Il mio piccolo paesino è immerso perennemente in un'aurea soporifera , è un villaggio bellissimo circondato dal mare e dalla campagna, ma non accade mai nulla di interessante. Mai nessuno di nuovo, mai nessuno che se ne vada, mai qualcuno che abbia un'idea innovativa. Da piccola pensavo che non ci fosse nulla al di fuori dei muri coperti di edera selvatica che circondavano la cittadina; che i campi di lavanda in campagna facessero parte dell'ignoto e che il mare fosse una sorta di confine invalicabile, in quanto sono sempre stata terrorizzata dall'acqua.

Motivi per cui quando la famiglia Lacroix fece la sua entrata nel villaggio, quella domenica di aprile, tutti rimasero sbigottiti. Per mesi non si parlò d'altro che dei nuovi forestieri. Erano diventati una sorta di leggenda metropolitana, dei misteriosi viaggiatori, una novità per quella noiosa vita monotona. Io, personalmente, non mi sono mai fatta troppe domande su di loro, chiaramente mi incuriosiscono, ma non sento mai il bisogno di conoscerli. Credo che siano esattamente come tutti noi, l'unica differenza è che provengono da un altro paese, ma questo non fa di loro un mistero. Le mie sorelle Elsie e Jeanne però non la pensano così, soprattutto per quanto riguarda il figlio più grande dei Lacroix, Kilian. Lo definiscono "il ragazzo più bello che abbiano mai visto", ho sentito talmente tante storie su di lui che potrei raccontare la sua biografia alla perfezione. Ma le ragazze del villaggio, se possibile, sanno su di lui ancora più di me.

Oggi non è una giornata molto diversa dalle altre, come al solito cammino titubante verso il negozio di famiglia. Mia mamma mi accoglie sulla porta dell'edificio pulendosi le mani dalla farina del pane.

-Finalmente Cloe! Pensavo ti fossi persa! Su, vieni dentro, devi impastare le pagnotte-

-Certo mamma- la seguo dentro al negozio e inizio a mettermi all'opera.

Le mie mani si immergono nella pasta morbida e la mia mente si perde tra mille pensieri profumati di pane. Questo negozio è la mia seconda casa, lavoro qua da quando ho finito gli studi superiori l'anno scorso. Ho vent'anni e non ho intenzione di stare in questo posto per sempre. Voglio viaggiare, scoprire il mondo, esplorare luoghi nascosti e reconditi. Partirò quest'estate, quando luglio scalderà tutta la Francia e i campi di grano saranno pieni di spighe. Ho trovato un treno che mi porterà fino a Parigi e poi da lì deciderò le mete successive. La mia famiglia ancora non lo sa ma ho ancora tre mesi per avvisarli e, in ogni caso, la loro opinione non mi condizionerà: la mia è una decisione presa oramai da troppo tempo. Continuo a impastare imperterrita, le mie dita sono diventate muscolose e forti. Il pane è la cosa che so fare meglio ma ho una voglia matta di sperimentare altri lavori. Per le mie sorelle non è così, la loro vita inizia e finisce all'interno del negozio. Non hanno mai pensato a una vita diversa da questa, dove loro possano essere qualcun altro. Anche i miei genitori, nonostante siano le persone più dolci e sensibili sulla faccia della terra, faticano ad immaginare una realtà differente. Tutta la mia vita è incastrata in questo posto ed è intrisa delle abitudini di sempre, non riesco a liberarmene, a cambiare, il mio mondo è sempre stato troppo uguale. Da un lato sento di dover fuggire, ma dall'altro l'idea di un mondo anche solo un tantino diverso da quello in cui sto vivendo, mi terrorizza.

Le mie mani sono piene di pasta come al solito, scommetto di avere farina ovunque: tra i capelli, sul naso, sui vestiti, questo stranamente mi rende estremamente felice. La mia è una felicità strana, certe volte mi basta entrare nel forno per poter essere totalmente allegra; altre volte il forno mi sembra il luogo più grigio e cupo sulla faccia della terra. Forse sono particolare io, oppure è questa vita che mi sta stretta, che mi è sempre stata stretta. Sento di avere bisogno di un modo per scappare e il viaggio a Parigi mi sembra il metodo più efficace. Ripongo in esso tutte le mie speranze e tutti i miei sogni, il mio desiderio di diventare un'attrice, la mia voglia di far sapere al mondo che io ho tanto, troppo da dare.

-Cloe, le pagnotte sono pronte?- mia mamma compare sulla porta della cucina passandosi le mani tra i capelli sempre perfettamente cotonati per poter accogliere al meglio i clienti.

-Certo mamma ecco qua- le porgo il cestino pieno di pagnotte da cuocere. Lei lo scruta attentamente...

-Ottimo lavoro piccola mia- dice infine posandomi un lieve bacio sulla nuca -mi potresti dare un attimo il cambio al bancone, che devo fare una pausa?- aggiunge con fare ammiccante.

-Vado subito- pulisco velocemente le mani sul grembiule e mi fiondo nell'altra sala dove i clienti mi sommergono di richieste.

Un ragazzo attira subito la mia attenzione, non l'ho mai visto qui dentro e si guarda intorno come smarrito, i suoi occhi guizzano da un angolo all'altro del negozio. Mi schiarisco la voce e gli domando:- Hai bisogno?- lui mi guarda sorridendo sghembo

-Sì, vorrei una baguette per favore-

-Certo, arriva subito- alzo le braccia per prenderla dallo scaffale più alto, ma nonostante sia sulle punte non riesco a raggiungere il pane. Sbuffo infastidita e ci riprovo iniziando a saltare nervosamente. Il ragazzo mi guarda sogghignando, non ha intenzione di aiutarmi! Il mio nervosismo sta diventando sempre più palese, non solo non cerca di darmi una mano, ma ride tutto tranquillo!

-Lo trovi tanto divertente?- domando voltandomi di nuovo verso di lui con le mani sui fianchi, un ricciolo ribelle mi cade sulla fronte.

-Già, è proprio così, sei buffa-

-Ah sì? Sarei buffa?- lui risponde mugugnando affermativamente.

-Hai almeno intenzione di aiutarmi o pensi di rimanere senza baguette?- chiedo ormai spazientita. Lui si avvicina lentamente e mi afferra i fianchi, sollevandomi, permettendomi così di arrivare al pezzo di pane tanto ambito. Poi mi riposa a terra facendo scorrere lentamente le sue mani per tutto il mio corpo fino ad arrivare ai miei capelli, ne afferra una ciocca fra le dita e improvvisamente la tira, spezzando l'atmosfera magica che si era creata.

- Ahia!- esclamo sbigottita -perché mai l'hai fatto? Cosa ti frulla per la testa!-

-Niente, mi andava di farlo- risponde facendo spallucce -a proposito, quanto costa la baguette?-

Io sono troppo frastornata per rispondere e lo guardo sbalordita: si sta comportando come se nulla fosse e mi guarda in attesa di una risposta. Pazzo, è decisamente pazzo!

Scuoto la testa e mi avvicino alla cassa per permettergli di pagare.

CrepeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora