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Ci sono poche cose in grado di cogliermi impreparata

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Ci sono poche cose in grado di cogliermi impreparata. Alcuni potrebbero sostenere che io sia una maniaca del controllo e questo è effettivamente vero: tendo ad avere la necessità di avere il pieno controllo di qualsiasi cosa mi succeda e vado nella più totale confusione quando succede qualcosa al di fuori dei piani. Ebbene, Kim Namjoon è stata una cosa fuori dai piani.

Era inverno la prima volta che lo vidi, due giorni dopo la prima nevicata della stagione.
Quel giorno dovevo accompagnare Seokjin alla stazione ferroviaria di Seoul, per andare a prendere Namjoon, che metteva piede per la prima volta nella capitale. I due erano amici di vecchia data, cresciuti assieme data la grande amicizia dei genitori. Si erano continuati a mantenere in contatto fino alla fine degli studi liceali di Namjoon durante il periodo in cui sono stati separati in due città differenti. Seokjin mi spiegò che l'idea di Namjoon era quello di finire il liceo nella sua città natale, per poi trasferirsi a Seoul per cercare un lavoro e così Jin mi disse che lui era in grado di hackerare un computer e bravissimo nella lotta libera, quindi deciso che poteva entrare nel nostro piccolo gruppo.
Infondo io mi fidavo e mi fido ancora oggi di Jin, quindi perché non accettare uno dei suoi amici più cari?

Nonostante le numerose chiamate che avevo sentito fra i due ragazzi fu una sorpresa per me ritrovarlo nella stazione. Ai tempi avevo quindici anni appena e la gang era pressoché la cerchia dei miei amici più fidati, figli di amici dei miei genitori e ci occupavamo principalmente di risolvere dei torti che noi o i più deboli subivano. Una sorta di Robin Hood e la compagnia del bosco.

Namjoon era lì, in piedi fuori dalla stazione, completamente vestito di nero e l'unica cosa colorata che aveva erano i capelli viola, coperti in parte da un berretto scuro mentre il suo volto era quasi nascosto all'interno di una sciarpa dallo stesso colore dei capelli: a vederlo, in quel momento e con la neve che circondava la sua figura ricordo di aver sentito un gran calore percorrermi tutto lo stomaco.

Appena Namjoon intercettò Jin da lontano si avvicinò con la sua grande valigia e il suo zaino sulle spalle, per poi abbracciare forte il maggiore. Io mi limitai a una stretta di mano con la mia presentazione e subito lui mi affibbiò un soprannome sia per il mio nome vero che per la mia età e il mio aspetto: Demmy, questo perché secondo la sua opinione Demetra era troppo serio per una ragazza della mia età e con un "faccino del genere".
Durante il tragitto in macchina abbiamo chiacchierato, e col passare del tempo siamo diventati sempre più complici, fino a diventare l'uno l'ombra dell'altro.
Io e Seokjin lo abbiamo subito condotto alla base dove è stato immediatamente accettato da tutti i gli altri ragazzi. Mano a mano che passava il tempo il nostro legame si rafforzava sempre di più e come tutti se lo aspettavano diventammo una coppia ufficiale nell'arco di un anno.

E poi è sparito.
Le cose andavano bene, si parlava di progetto futuri e ha deciso di uscire dalla mia vita.

«Perché sei qui?» Gli chiedo guardandolo fisso negli occhi. Lui sorride leggermente. Avvicina una mano al mio viso e io mi ritraggo, facendogli scomparire il sorriso dal volto. Ora, a ritrovarmelo davanti, sento solo un grande gelo per tutti gli arti e l'irrefrenabile voglia di piangere senza più fermarmi per quelli che sono stati solo ed unicamente ricordi.

Mafia boss || [Kim Namjoon] ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora