Pensieri contrastanti

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  Rimaniamo a guardarci per qualche minuto. Poso nuovamente i miei occhi sui lineamenti decisi del suo viso, sugli occhi di quell'azzurro inconfondibile. Anche lui non smette di osservarmi con malcelata curiosità e io mi sento un po' in imbarazzo. Lui deve essere abituato a delle donne bellissime, eleganti e curate, invece io oggi sono più trasandata del solito: ho il viso segnato dalla stanchezza per il poco sonno e la fatica dell'esame, i capelli in disordine, un abbigliamento semplice. Mi agito sulla sedia e cerco di riavviarmi indietro i capelli inutilmente. "Hai dei bei capelli." dice ad un tratto. Ma è cieco o cosa? "Non guardarmi così, è vero. Il loro colore è meraviglioso: rosso ramati con i riflessi più chiari e alla luce del sole risplendono." E io che da bambina odiavo il colore dei miei capelli, perché ovviamente ero per tutti Pel di carota? Sorrido, non ne posso fare a meno. "Da bambina lo odiavo." dico ancora con il sorriso sulle labbra e un po' in imbarazzo per avergli rivelato una cosa così personale. "Tutti mi prendevano in giro perché dicevano che erano del colore delle carote e io odiavo quegli ortaggi eppure mia mamma ogni mattina mi dava la sua torta alle carote." Una fitta al cuore! Mia madre, la torta alle carote, i bambini che mi prendevano in giro. Il sorriso scompare dalle mie labbra e abbasso lo sguardo per nascondergli la tristezza che, sono sicura, ha inondato i miei occhi. Lui allunga la mano e mi solleva il mento per puntare i suoi occhi sul mio viso "Che cosa è successo?" mi chiede dolce e preoccupato. Vorrei potergli raccontare tutto, confidarmi con lui, sciogliermi in un pianto liberatorio incurante del giudizio esterno. Mi trattengo e con la mano scaccio la polvere che si agita nell'aria, ma in realtà scaccio i miei pensieri. Gli mostro un sorriso stentato e deglutisco il groppo che si è formato in gola "Niente, lascia stare." lui mi guarda accigliato, ma io non demordo così lui rilassa il viso. Ripiomba il silenzio tra noi. Questa volta sono io a interromperlo "Stai preparando una campagna pubblicitaria in città?" Parlare del suo lavoro (ancora non riesco a crederci) mi sembra il miglior modo per colmare il silenzio tra di noi, il miglior argomento in un campo meno dissestato rispetto a tutto quello che riguarda me. "Stiamo preparando una campagna pubblicitaria, costumi rinascimentali, ma non posso dirti altro." mi dice mostrandomi un meraviglioso sorriso "Deve essere bello poter indossare costumi rinascimentali! Pizzi, balze, oro, rosso e argento, blu cobalto. Dame e conti, sale da ballo e salotti letterari." dico con voce sognante cercando di immaginare le scene "Si è bello, ma anche faticoso: stare in posa per ore, in quei stretti calzoni e poi non credevo che il pizzo potesse essere così fastidioso. Di solito mi piace." Vedo nei suoi occhi una luce di malizia "Oh!" è tutto quello che riesco a dire quando capisco a cosa si riferisce. Lui mi risponde con un sorriso provocante. Capisco perché le donne gli cadono ai piedi! Il suo sorriso allude alle più fervide fantasie femminile e sul viso del modello più famoso e ricercato del momento sortisce un effetto maggiore. Mi perdo ad osservarlo, ma mi riscuoto subito. Io non sono tutte le altre donne, io non cado ai piedi di un uomo abituato ad avere sempre tutto e tutti, circondato da magnifiche donne tutto gambe e niente cervello che si sciolgono di fronte al suo sorriso. Per quanto bello e provocante possa essere, resta sempre il sorriso di un uomo che delle donne vede solo il corpo e l'apparenza e non l'essenza. "Devi essere abituato a vederlo su bei corpi femminili, non pensavi che fosse in realtà una tortura." Esterno i miei pensieri con un tono di voce duro lasciandolo spiazzato, soprattutto quando pronuncio l'ultima parola, facendo intuire che la tortura sarebbe quella di farsi guardare da lui in lingerie. Infuriata con me stessa per aver ceduto al suo fascino, per essermelo potato nei sogni e per aver immaginato milioni di incontri e baci con lui, per poi scoprire che si tratta di un uomo come tutti gli altri, mi alzo e faccio per andarmene. Lui con uno scatto mi si para davanti, impedendomi di uscire. "Dove vai?" mi chiede infuriato. Lui infuriato? "Ti ringrazio per il pranzo, ma adesso devo andare." Cerco di mostrarmi indifferente "Mi spieghi perché ti sei arrabbiata?" mi chiede con un tono misto tra l'innocente e l'indispettito. Adesso potrei strozzarlo. "Sarò breve! Non mi piace come parli del corpo delle donne, come se fossimo oggetti da ammirare e non persone da apprezzare e da conoscere. Mi spiace, ma pensavo fossi diverso. Ora scusami, devo andare sul serio: ho un appuntamento con la mia amica." Questa volta non cerca di fermarmi, si scosta e mi lascia passare. Quando sono di fronte la porta, ringrazio mentalmente Betty per avermi dato appuntamento nel pomeriggio e per essermene improvvisamente ricordata. "Ti sbagli." Mi dice. Io mi volto a guardarlo, ma l'espressione del suo viso è indecifrabile. Faccio spallucce e vado via.

"Ma perché?" mi chiede Betty davanti a un caffè fumante. Quando sono arrivata al locale dove c'eravamo date appuntamento, lei era già seduta ad un tavolo vicino la grande vetrata che da sulla strada. "Perché cosa?" Betty sbuffa rumorosamente "Sei una stupida. Per lui era solo un modo per provocarti." bevo un sorso della mia cioccolata "Si, e infatti mi ha provocata." Rispondo acida, ancora indispettita per la discussione di prima "Non nel modo in cui pensi tu. Ti voleva provocare sessualmente. È chiaro che c'è attrazione fisica tra voi due e quello era il suo modo per fartelo capire, per vedere la tua reazione. Ma tu hai frainteso e hai rovinato tutto." Io scuoto la testa in senso di diniego "Uno come lui non può essere attratto da una come me. Lo vuoi capire? Ma guardami! Io non sono una che fa girare la testa agli uomini, almeno non agli uomini di quel tipo." Betty mi da uno schiaffetto sulla mano, segno che non è per niente d'accordo con me. "Ma perché, com'è uno come il Tuo Straniero?" Ecco che il nodo della questione viene al pettine! Perché ancora non ho detto a Betty che ho scoperto chi è lo Straniero. Quando mi sono seduta al tavolo, ha capito che c'era qualcosa che non andava, così le ho detto dell'ultima parte dell'incontro di oggi, per spiegarle il motivo del mio malumore e per trovare conferma. Peccato che la mia amica la pensa in un altro modo completamente. Lei ha criticato la mia azione femminista, così l'ha definita, e mi ha dato della stupida. Troppo infuriata con me stessa, con lei e con lo Straniero, ho omesso chi in realtà fosse. "Un uomo abituato a vedere le donne solo per quello che sono all'esterno." Betty fa di no con la testa "E secondo te gli altri cosa vedono?" mi chiede in maniera retorica. La risposta per lei è chiara. "Betty, lui è sempre circondato da donne bellissime, esperte nel valorizzare il loro corpo, del resto è il loro lavoro, che si occupano più di quello che gli altri vedono che di quello che sono in realtà. Donne che cadono ai suoi piedi solo se lui sorride." dico quasi sconsolata. Io non faccio parte di quel modo, io non sono come loro. "E questo lo sai per certo?" mi prende in giro Betty. Faccio di si con la testa "E come? Super poteri?" continua con tono divertito. Respiro profondamente prima di raccontare tutto "Betty, lui è un modello." Nel volto della mia amica passano mille emozioni: sorpresa, preoccupazione (crede che sia impazzita), divertimento e in fine consapevolezza. "Non stai scherzando?" faccio di no con la testa. "Quando ho scoperto chi fosse, non riuscivo nemmeno a parlare per lo stupore." Lei mi prende per un braccio e mi scuote leggermente "Vuoi ancora tenermi sulle spine o mi dici chi è?" chiede impaziente "Lui è ... lui è Nicolas Beregan." dico in un soffio. Lei sgrana gli occhi. Resta spiazzata, neanche lei ha più parole. Poi un sorriso compare sul suo volto "Tu, amica mia, hai una fortuna sfacciata. Conosci Nicolas Beregan, tra l'altro evidentemente attratto da te, e fai una tragedia se lui ti fa un sorriso malizioso. Sei una donna ingrata. Non sai cosa farebbero le altre al tuo posto. Cosa farei io al tuo posto." Scandisce bene le ultime parole "Potresti evitare di urlare?" chiedo un po' in imbarazzo. Lei scuote la testa sconsolata. "Dimmi la verità! Tu sei attratta da lui, ma adesso che sai chi è ti senti inadeguata? Non è così?" Non avrei voluto che lei mi facesse questa domanda. "No. Punto primo, io non sono attratta da lui. Punto secondo, io non mi sento inadeguata. Punto terzo, cederei volentieri il posto a tutte quelle che mi invidiano. E per finire, punto quarto, lui è uguale a tutti gli altri." Finisco la mia cioccolata in silenzio, mentre Betty mi guarda contrariata "Cara mia, le bugie a me non le puoi raccontare, ti conosco troppo bene. Fa finta di credere a quello che dici, ma io non ci casco. Non puoi dirmi che non ho ragione, perché è una bugia bella e buona, ma se vuoi credere che riuscirai a convincere te stessa, fallo pure, tanto molto presto ti accorgerai che è tutta fatica sprecata e allora verrai da me e mi dirai: Cara Betty, avevi ragione, sono attratta da Nicolas Beregan." Fa una pausa, mentre mi fissa con aria da saccente "Meg, Nicolas Beregan, e tu fai la schizzinosa. Non ti capisco proprio!"
Usciamo dal locale per farci una passeggiata prima di andare al pub per iniziare a lavorare. Sento che stasera potrei pure addormentarmi nonostante il chiasso del locale, tanto sono stanca. "Ti vedo pensierosa. È sempre lui il problema?" mi chiede Betty "No, sono solo stanca. L'esame di oggi è stato veramente lungo ed estenuante." Betty mi posa una mano sulla spalla "Racconta. Sono stata felice per te quando ho letto l'sms che mi hai inviato al termine, ma non ti ho chiesto nulla, scusa." E io dove la trovo un'amica e una coinquilina così? "Il professore è rimasto soddisfatto della mia presentazione, mi ha fatto i complimenti alla fine. Devo dire che anche io sono contenta del lavoro svolto. Una relazione per mettere a confronto foto mie con opere che ritraggono nature morte di epoche ed artisti diversi è stato un lavoro lungo e faticoso, soprattutto perché non si trattava solo di metterli a confronto dal punto di vista dell'immagine, ma anche dei significati. Sono veramente contenta anche perché, udite, udite ..." faccio il gesto del rullo dei tamburi "Sono stata selezionata per il master a New York!" annuncio con tono allegro. Betty si blocca e mi afferra per un braccio "E quando avevi intenzione di dirmelo?" Mi guarda prima accigliata, poi contenta e mi abbraccia. "Così però muoio prima di cominciare." dico ridendo tra le sue braccia. Lei dopo un po' allenta la presa "Sono così felice per te." mi dice con le lacrime agli occhi e io a questa visione scoppio a piangere. I passanti ci guardano curiosi e noi ci mettiamo a ridere e ci asciughiamo le lacrime. "Te lo meriti, amica mia, sul serio." Mi dice ancora commossa.
Riprendiamo a camminare. "Adesso io come farò senza di te?" mi chiede ad un tratto. È stato il mio pensiero dopo la gioia all'annuncio della notizia "Tesoro, anche tu mi mancherai. Non lo so neanche io come farò senza di te, ma ti prometto che ci sentiremo sempre e poi ne potrai approfittare per fare il tuo agognato viaggio a New York." dico sorridendo, cercando di nascondere la tristezza. La parte più difficile sarà lasciare Betty ed Esteban, tutta la mia famiglia ormai.  

La Ragazza e lo StranieroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora