Assurde richieste

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Renato mi guarda attentamente come per capire se dico sul serio, se voglio veramente che mandi via mio fratello dopo che non lo vedevo da quattro anni. Oh se faccio sul serio! "Dici veramente, Margherita? Vuoi che vada via? Da quanto tempo non ci vediamo? E tu mi cacci così!" Come può dirmi questo? Come può far ricadere tutta la colpa su di me? È lui che è scomparso per tutto questo tempo, è lui che, quando gli ho chiesto di appoggiarmi con i nostri genitori, mi ha cacciata in malo modo da casa sua, dicendomi che non ero degna del cognome che portavo, di far parte della famiglia. E ora si stupisce che lo cacci così? "Cosa ci fai qui, Renato?" cerco di chiedere con la poca calma che mi è rimasta in corpo. "Non pensi che volevo rivederti dopo tutto questo tempo?" Gli lancio un'occhiataccia di risposta "E tu lo sai che non si risponde a una domanda con un'altre domanda? E poi, no, non credo che tu sia venuto solo per rivedermi. Ti ricordo che sei stato tu a cacciarmi, a dirmi che non ero degna del cognome che porto. Sei sempre stato tu che all'ultimo pranzo che abbiamo fatto insieme con mamma e papà hai appoggiato la loro scelta di ripudiare la figlia solo perché aveva deciso di non fare l'avvocato. Sei stato tu che, quando ho cercato di riallacciare i rapporti con te, mi hai chiuso il telefono in faccia, non hai risposto né alle mie lettere né alle mie e-mail. Quindi non penso tu sia qui solo per rivedermi." Dico furiosa. Nel frattempo Gregorio, che ha sentito le nostre urla, si è avvicinato discreto "Tutto bene, Margherita?" mi chiede dolce "No, non preoccuparti, Gregorio va tutto bene. Mi lasci qualche minuto? Poi ti raggiungo." Lui annuisce e poi scompare in cucina per lasciarci di nuovo soli. Rivolgo nuovamente il mio sguardo verso mio fratello. Ci somigliamo molto fisicamente, ma siamo così lontani caratterialmente. Osservandolo meglio capisco che, come i miei genitori, lui non capirà mai la scelta che ho fatto. "Allora?" dico eloquente. Voglio che questa conversazione si chiuda quanto prima. "Sono qui per chiederti di venire al ricevimento che per Pasqua i nostri genitori organizzeranno a casa." Ecco svelato l'arcano! Ma dice sul serio? Lui continua "È molto importante, Margherita. Per quella sera ci saranno i migliori avvocati della città e dobbiamo far colpo su di loro se vogliamo raggiungere l'obbiettivo di ingrandire il nostro studio." Non ci capisco più nulla. Cosa vogliono da me? "E di grazia, io in tutto questo cosa c'entro?" Renato si avvicina di più a me "Fai parte della famiglia e la famiglia deve essere tutta al completo. Non possiamo certo fare brutta figura. Non possiamo permetterci altri pettegolezzi." Ma mi sta prendendo in giro? Mi scoppia la testa e vorrei urlargli in faccia tutta la rabbia che provo in questo momento. Come può venirmi a chiedere queste cose? "Cosa? Io faccio parte della famiglia? E da quando? Non ero stata cacciata, perché indegna?" chiedo sarcastica "Non dire fesserie, Margherita. Nessuno ti ha mai cacciata." Lo guardo furiosa e per evitare di prenderlo a pugni (ne sarei capace in questo momento), faccio un paio di volte avanti e indietro e stringo il piccolo grembiule in mano. Mi volto di nuovo verso Renato e lo fulmino, se solo fossi Clark Kent alias Supermen? Potrei incenerirlo. "I miei ricordi sono leggermente diversi. Io ricordo bene papà che mi ripudiava. Ricordo perfettamente le sue parole: Non sei più mia figlia. Ricordo che mi urlava dietro di non tornare indietro quando sono andata via di casa. Ricordo mamma che mi ha detto di essere una vera delusione, che avevo disonorato la famiglia e ricordo te che mia hai cacciata da casa tua quando ti ho chiesto aiuto. Quindi no, Renato, dì ai nostri genitori che non ci sarò e nulla potrà farmi cambiare idea. Non faccio più parte della famiglia, perché voi mi avete cacciata e ora io non voglio più tornare. Ho desiderato che voi mi veniste a cercare per tanto tempo, ma adesso è troppo tardi. E poi tu non sei qui per me, ma per il buon nome della famiglia, la stessa famiglia che non ha accettato le scelte di sua figlia e l'ha cacciata." Dopo lo sfogo sento le gambe cedere e tutto lo sforzo che ho fatto per trattenere le lacrime mi abbandona sempre di più, ma non voglio che mi veda piangere. Io sono forte. "Adesso vai, Renato." Mio fratello mi guarda ancora un po' e poi si gira ed esce. Io distrutta mi abbandono alla sedia più vicina e scoppio in lacrime.

Nonostante l'inizio disastroso, la serata è seguita tranquilla, per fortuna mia e di Gregorio perché siamo ancora in due. Quando mi ha vista piangere mi ha consolata, abbracciata, ma non mi ha chiesto nulla. Io a quest'uomo gli faccio una statua! Poi dispiaciuto mi ha annunziato che anche stasera doveva andare via un po' prima, che non ne poteva fare a meno. Io l'ho tranquillizzato dicendogli che andava tutto bene, che poteva fidarsi e lasciarmi sola. Ora sono rimasti gli ultimi clienti e poi posso andare via. Gregorio mi ha detto che avrebbe rimesso tutto a posto lui il giorno dopo, quindi appena andranno via tutti anche io potrò tornare a casa, non so bene come, perché Betty stasera è fuori città e la mia vespa è ancora dal meccanico, ma in qualche modo giungerò a destinazione. Mi aggiro tra tavoli con la testa leggera. Cerco di non pensare alla discussione con mio fratello, ma è più facile a dirsi che a farsi.
La porta si apre e si richiude velocemente "Fra poco chiudiamo." Annuncio al cliente appena entrato, ma quando lui si avvicina alla luce lo riconosco. "Buonasera, Margherita. Resto solo pochi minuti." Io lo guardo avvicinarsi con un sorriso stampato sulle labbra. È così bello. Resto incantata a guardare i suoi muscoli contrarsi sotto gli indumenti e le sue labbra atteggiate a un sorriso magnetico. Quando giunge a pochi passi da me però cambia espressione "Cosa ti succede, Margherita? Stai male?" lo guardo confusa, non so cosa dire. Lui fa un altro passo verso di me e allunga il braccio per lasciarmi una carezza delicata sulla mia spalla "Tutto bene?" chiede preoccupato e alza gli occhiali per guardarmi meglio. Resto ipnotizzata a questa visione. La fioca luce del locale rende i suoi occhi di un azzurro più scuro, tenebroso. Ma quello che vi leggo è chiaro come il sole: preoccupazione, curiosità e dolcezza, tanta dolcezza. A stento trattengo le lacrime. Faccio di no con la testa e deglutisco il groppo che si è formato in gola. Come può una persona che ti conosce appena intuire i tuoi pensieri e il tuo stato d'animo? Mentre invece le persone che ti hanno messa al mondo non hanno mai capito nulla, nemmeno quando da bambina stavi male con la febbre? Certo per questo cera la governante, ma dove era mia madre, dove era mio padre? "Sicura?" La sua voce mi distrae dai miei tristi pensieri "No, ma è una lunga storia. Adesso vorrei solo andare a casa e sprofondare nel mio letto in un sonno che vorrei potesse cancellare le ultime ore." Ritorna a sorridermi "Sei sola?" annuisco "Siediti al bancone. Qui finisco io, poi ti accompagno a casa. Non accetto un no come risposta." E mi strappa il taccuino dalle mani. Lo guardo allontanarsi e andare verso i tavoli, mentre io mi vado a sedere, come mi ha detto lui. Non so dirgli di no, non voglio dirgli di no, almeno non questa sera.
Quando gli ultimi clienti vanno via, si avvicina a me "Hai cenato?" scuoto la testa "Ma non ho molta fame. Tu invece?" anche lui fa di no con la testa. Mi alzo e vado in cucina a prendere qualcosa. Non c'è molto, ma uno spuntino si rimedia. Poso tutto sul bancone "Stasera niente cena da cuochi." E abbozzo un sorriso "Va benissimo, Margherita." Sorride anche lui. Mangia in silenzio e mi costringe ad assaggiare qualcosa, ma mi si è chiuso lo stomaco. "Adesso stai meglio?" mi chiede quando ritorno dalla cucina, dopo aver sistemato. Mi avvicino in silenzio all'attaccapanni per mettermi il giubbotto. Lui si avvicina e mi aiuta a infilarlo "Margherita ..." mi accarezza le spalle, ormai coperte dal nuovo indumento. Se solo portassi un po' indietro la testa potrei appoggiarla al suo petto, potrei farmi avvolgere dalle sue braccia per proteggermi, ma non lo faccio. Sento le lacrime salire agli occhi e a stento le trattengo. Lui continua a carezzarmi le spalle. Sospira piano. Faccio un respiro profondo "Grazie di tutto, Nicolas. Non so come avrei fatto senza di te stasera. Dico sul serio. Sei stato la mia salvezza. Ora sto un po' meglio, ma solo grazie a te. Non mi va di parlarne. Ora andiamo. Ho bisogno di andare a casa." Rimaniamo così per qualche altro minuto, poi sospira e mi lascia. Ci avviamo in silenzio in macchina.
"Se hai bisogno di qualsiasi cosa, io ci sono, sappilo." Mi dice dopo aver fatto un po' di strada. Mi volto a guardarlo e, come l'altra sera, l'ho osservo. È un bell'uomo. Le dita lunghe stringono salde il volante. "Grazie, Nicolas ..." sussurro "Se vuoi parlare ..." dice piano e si volta leggermente per guadarmi, ma subito ritorna a posare gli occhi sulla strada. Io tentenno, non so che fare. "Si tratta della mia famiglia ..." dico dopo un po' "È una storia lunga ..." "Ho tempo." Mi interrompe. È testardo pure, ma si preoccupa per me e di nuovo le lacrime minacciano di uscire. Sospiro di nuovo prima di riprendere "Non hanno mai accettato la mia scelta di studiare fotografia all'accademia. Mi hanno cacciata di casa e, nonostante io ho cercato di riallacciare i rapporti con loro, hanno sempre rifiutato. Dopo quattro anni che non esisto più per la mia famiglia, mio fratello viene a cercarmi." La voce si incrina e le lacrime sgorgano incontrollate. Lui accosta e mi abbraccia. Sono arrivata al mio porto sicuro. Mi sento protetta, curata, amata. Continuo a singhiozzare, mentre lui delicato mi accarezza la testa solo per calmarmi. "Basta così, Margherita. Per stasera basta così. Sei troppo tesa. Adesso rilassati e quando starai meglio ne riparleremo con calma." Un altro singhiozzo sfugge al mio controllo "Basta piangere ora ci sono io." Rimaniamo così ancora per un po'. Quando io finalmente mi calmo, lui si allontana, mi asciuga con il pollice l'ultima lacrima e riprende a guidare. "Grazie." Sussurro con un filo di voce. Mi lascio andare sul sedile e a poco a poco le mie palpebre si fanno pesanti.
Mi sento pendere in braccio "Che succede?" biascico con la voce impastata dal sonno "Siamo arrivati." Mi soffia una voce dolce al mio orecchio. Non riesco a controbattere, a muovermi. Sono così rilassata tra le sue braccia e il suo profumo è troppo buono per allontanarlo da me. Nicolas mi conduce fino a dentro casa e mi adagia sul divano all'ingresso. "Resta." Sussurro. Non so il perché di quest'assurda richiesta. Forse il sonno, forse i sogni. Si, mi sento in un sogno. Le palpebre sono sempre chiuse e non riesco più a capire cosa mi succedo intorno. Sento solo delle labbra, morbide labbra, sfiorarmi la fronte. "Non posso, non saprei resisterti." Sento in lontananza, ma ormai il sonno ha avuto la meglio.


Angolo Autrice:eccoci di nuovo qua. Che ne pensato di Renato? E soprattutto del nuovo incontro tra la ragazza e lo straniero? Fatemi sapere!

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