La mia storia

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"Cos'è, Sorellina, diamo spettacolo?" Mi sento ghiacciare. Questa voce, queste parole ... Mi irrigidisco e Nicolas lo capisce perfettamente, così piano mi allontana dalle sue labbra. "Che succede?" mi chiede preoccupato. Io rimango immobile, gli occhi sgranati e terrorizzati. Tremo e inconsapevolmente una lacrima scende sul mio volto. "Margherita?" mi chiede sempre più preoccupato Nicolas. La mia mente vola lontano verso ricordi passati e dolorosi.

"Cos'è, Sorellina, diamo spettacolo?" Mi alzo di scatto. Le lacrime che rigano il volto. Corro verso mio fratello, abbandonando il borsone ai piedi della panchina dove ero seduta, mentre lo aspettavo. Lo abbraccio forte, mentre le lacrime continuano a scendere incontrollate. "Mi hanno cacciato di casa, Renato." Dico con fatica tra i singhiozzi "Renato, papà mi ha praticamente ripudiato e mamma mi ha detto che sono una vergogna per la famiglia, che non sono degna di essere una Cevalieri." Continuo a piangere. Mi stacco da mio fratello, rendendomi conto che lui non si è mosso, non mi ha abbracciato, non ha parlato. Una statua! "Renato?" lo guardo con gli occhi ancora appannati dalle lacrime "Stai dando spettacolo, Margherita. Ci conoscono tutti in città, sei una Cevalieri. Datti un contegno." Lo guardo stupita. Non mi è mai importato di quello che la gente dice e pensa di me "Renato, ma hai sentito cosa ti ho detto?" gli chiedo indispettita. Inizia a piovere. Ci mancava solo questo! "Ritorna sui tuoi passi, Margherita. Torna da mamma e papà, chiedi scusa per la sciocchezza che hai fatto e loro ti perdoneranno. Io devo andare, ho un appuntamento e poi mi sto bagnando tutto. Non posso arrivare così in tribunale."Si gira e se ne va. Fratello ...

Le stesse parole di quel pomeriggio di tanti anni fa, la stessa voce, lo stesso tono. Mio fratello. Eccolo di nuovo qui. Erano anni che non ci vedevamo e ora in pochi giorni ci rivediamo per ben due volte. Nicolas mi accarezza la guancia. Il suo tocco dolce mi riscuote. Basta lacrime, basta dolore, adesso è il momento di far vedere a Renato chi è veramente sua sorella. Mi volto di scatto e mi dirigo verso di lui a grandi passi "Sei tu a dare spettacolo, Fratellino, non io. Ma tu sei sempre stato abituato a dare spettacolo. È quello che la nostra famiglia ha sempre voluto da te e da me, peccato che io ho deciso già da molto tempo di Vivere la Mia Vita e non di Recitarla, come hai fatto tu." Dico con tutta la calma che riesco a trovare, anche se molto poca. Respiro profondamente e ritorno a posare i miei occhi su mio fratello. Rivedo gli occhi del bambino che giocava con me nel giardino di casa, che mi proteggeva dai rimproveri di papà quando mi ritrovava con i vestiti sporchi di terra ed erba e diceva che era solo colpa sua, ma rivedo anche l'uomo che qualche anno fa ha deciso che era meglio tagliare i ponti con la sorella ribelle. Mi fa rabbia, solo tanta rabbia. "Sempre la solita impertinente." Sussurra furioso "Impertinente o no io sono sempre me stessa. Io, Renato, non sono diversa da quella bambina dai capelli del colore delle carote che giocava con te, che invidiava il fratellino più grande perché lo vedeva forte e invincibile. Sei tu ad essere cambiato." Mi sento gelare dalla consapevolezza che quello che ho detto è purtroppo la verità. "Cosa ci fai allora qui, tra la gente che hai ripudiato con la tua assurda scelta?" Mi guardo intorno e per fortuna gli ospiti sono concentrati su altro. Non mi va di dare veramente spettacolo. Poi mi volto a guardare Nicolas che è rimasto dietro immobile ad assistere alla scena. "Ti sbagli. Io intanto non ho ripudiato niente e nessuno, caso mai sono stata io ad essere ripudiata. E poi le persone che sono qui dentro, almeno per la maggioranza, sono molto diverse da quelle che conoscevo tanto tempo fa. Vedi ..." e indico Giulio che si muove tra gli ospiti "Lui è un medico ed è qui per aiutare veramente gli altri, non è qui solo per farsi vedere dalla buona società, per far parlare di se la gente, ma perché la gente parli dei suoi pazienti. E poi lo vedi quell'uomo?" Stavolta indico Olivieri "Lui è un fotografo eccezionale." Vedo mio fratello trasalire "Si, Fratellino, hai capito bene: è un fotografo. È un fotografo conosciuto e molto bravo, ma è qui per contribuire a una causa buona. Sai, un giorno vorrei essere proprio come lui." Renato serra i pugni, una scintilla di rabbia attraversa i sui occhi "E in fine, lo vedi l'uomo che sta alle mie spalle. Si proprio quel bellissimo uomo dagli occhi azzurri, lo stesso uomo che mi ha stretto tra le braccia tutta la sera, che mi trova splendida per quello che sono veramente e non per quello che gli altri dicono di me o vorrebbero che io fossi. Lui è qui perché crede veramente in questa serata, crede che possa veramente servire a qualcosa, che anche se sarà solo una piccolissima goccia, contribuirà con le altre ad arricchire il mare." Ho detto tutto d'un fiato, tranquilla, serena. È la verità. Renato continua a guardarmi e a non parlare. Posa lo sguardo poi su Nicolas che mi sta dietro. Solleva le labbra in un ghigno di scherno. "Nicolas Beregan ... e tu pensi veramente che un uomo come lui possa essere interessato a te, che sia qui per una buona causa e non per far parlare di se. Come sempre, cara la mia Margherita, non hai capito nulla delle persone. Vuoi capirlo che uomini come lui cercano solo notorietà e pubblicità e allora cosa c'è di meglio di una serata di beneficienza accanto alla figlia ribelle della famiglia Cevalieri?" scoppio in una sonora risata. Mio fratello non ha capito propri nulla. Se solo sapesse come ho conosciuto Nicolas, come ci siamo scontrati, come abbiamo giocato con le nostre identità, come ci sentivamo attratti l'uno dall'altra ancora prima di sapere chi eravamo. "Renato ..." gli poggio una mano sulla spalla, cercando di smettere di ridere "Mi spiace deluderti, ma sei tu a non aver capito niente. Poi sopravvaluti troppo la nostra famiglia. Credi veramente che Nicolas possa sapere chi è la famiglia Cevalieri? So che i nostri genitori ti hanno insegnato che la nostra famiglia è qualcosa di potente e grande, ma non pensare che abbia tutta la fama che credi tu. Tra l'altro ho scelto di andare via così lontano, di venire in questa città proprio perché ero sicura che qui nessuno avrebbe mai saputo cosa significa il cognome Cevalieri." Sento una mano poggiarsi delicata sul mio fianco, Nicolas mi viene accanto e posa un bacio veloce e dolce sulla guancia. "Mi spiace deluderla, Renato. È evidente che non conosce né me né tanto meno sua sorella. È una donna forte, sicura del fatto suo e a me piace proprio per questo. Non ha paura di mostrarsi per quello che è e cioè una persona meravigliosa e una donna bellissima." Dice calmo e sereno come se le assurde accuse di mio fratello non fossero state rivolte a lui poco fa "Adesso credo sia arrivato il momento di andare." Mi sussurra guardandomi serio. Io annuisco e ricerco la sua mano per intrecciare le nostre dita. "Ciao, Renato." Solo queste due parole verso mio fratello, poi andiamo via.

Il tragitto in macchina è stranamente silenzioso. Credo sia la ricerca della calma dopo la tempesta. Per quanto ho cercato di stare tranquilla, le parole di mio fratello mi hanno turbato molto e adesso sento scorrerle dentro di me e a poco a poco creare un peso sempre più grande al mio stomaco. Sento il corpo tremare e la rabbia fare posto di nuovo al dolore.
Arriviamo sotto casa mia e Nicolas spegna la macchina. "Mi dispiace, Margherita." Mi dice piano, ricercando i miei occhi. Mi accarezza una guancia e asciuga una timida lacrima che è scesa sul mio volto. "Non devi dispiacerti. Ho passato una bellissima serata, ho incontrato persone fantastiche, ho visto foto meravigliose." Dico sorridendo anche se ho gli occhi offuscati dalle lacrime. "Mi spiace che tu abbia rivisto tuo fratello e mi dispiace soprattutto che abbia detto quelle cose assurde. Non crederai mica alle sue parole? Margherita, tu mi piaci veramente." Mi avvicino a lui posando le mie labbra sulle sue. Sono calde, umide e sento ancora il retro gusto di fragole del gelato che abbiamo mangiato al galà. "Non credo più a mio fratello da molto tempo." Lui mi allontana un po' da se per leggere attentamente i miei occhi. "Ti va di raccontarmi quello che è successo con la tua famiglia?" Io annuisco "Non qui. Sali a casa mia."
Lui scende veloce dalla macchina e mi viene ad aprire lo sportello, poi saliamo a casa. Entriamo in punta di piedi per non svegliare Betty e ci chiudiamo in camera. Mi tolgo le scarpe e le poggio accanto alla porta poi accendo la luce e prendo per mano Nicolas fino a portarlo sul letto. Ci sediamo sul bordo, con le dita ancora intrecciate e inizio il mio lungo racconto.
Gli parlo di tutto: di mio padre, di mia madre, di mio fratello, della mia passione per la fotografia, della mia decisione, del rifiuto della mia famiglia, fino a quando non mi hanno cacciato di casa, poi gli parlo dell'ultimo incontro con mio fratello, quello avvenuto qualche giorno fa. Lui non mi interrompe, annuisce qualche volta, mi stringe forte la mano quando sente la mia voce incrinarsi per il pianto. Lascia che tutte le lacrime che ho in corpo escano fuori e lavino via il trucco, ma anche la rabbia e credo speri possano lavare via anche il dolore. Quando finisco mi sento spossata. Nicolas mi abbraccia, mi teine stretta a se per molto tempo, fino a quando non sente il mio corpo rilassarsi a contatto con il suo. "Adesso ci sono io qui con te. Non ci sono parole per dirti quello che provo e quello che vorrei dire alla tua famiglia. Adesso voglio solo abbracciarti e dirti che sei una donna meravigliosa." E mi bacia. Un bacio lento, dolce e caldo. Di un calore fatto di affetto, comprensione, stima e molto altro. "Resta ... Sento di aver bisogno ancora di te. Resta e dormi con me questa notte, abbracciami e stringimi a te." Mi bacia di nuovo "Si." Sussurra piano sulle mie labbra.

La Ragazza e lo StranieroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora