Rivedersi

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Mi stritolo le mani. Guardo le punte farsi sempre più bianche. Mi mordicchio il labbro inferiore e mi agito. Ritorno a guardare le persone che mi circondano. Ma come mi è venuto in mente di accettare? Quando e come mi sono fatta convincere? Come ho fatto a dirgli di si?

"Fra tre giorni c'è un galà di beneficenza. Ti andrebbe di venire con me? Credo potrai prenderti un giorno di ferie anche tu? Gregorio non dovrebbe farti problemi. Allora?" E io ora cosa rispondo? Lui aspetta e sospira "Ricordati che mi devi sempre una famosa ricompensa e questa mi sembra proprio adatta."
Respiro. Cosa dico a Nicolas adesso? Mille idee e possibili risposte mi passano per la testa, ma continuo a scartarle ogni volta che ripenso al bacio che ci siamo scambiati ieri sera, ogni volta che vedo l'immagine di Nicolas dipingersi sotto i miei occhi "Mi piacerebbe moltissimo, ma prima devo chiedere a Gregorio se può concedermi la serata libera." Ho scelto questa possibilità? Si e ne sono felice. Voglio passare una serata con Nicolas, voglio accettare il suo invito, voglio lui.

Sospiro ripensando alla telefonata dell'altra mattina. Come mi sono fatta convincere? Non ce n'era assolutamente bisogno. Nicolas non ha bisogno di convincermi per farmi dire si ad ogni sua richiesta. Sono ormai in balia di lui, del suo sorriso, delle sue mani, dei suoi occhi. Ho scelto di dire si prima che me lo chiedesse. Ma adesso ho seri dubbi che riuscirò a farcela.
Osservo attentamente la schiera di modelle che ho di fronte. Alte, magre e dannatamente ed esageratamente belle. Disinvolte negli abiti che indossano, pronte a scoccare occhiate dolci e ad ammiccare di fronte alla macchina fotografica.
Ma perché ho accettato? Non riuscirò mai a reggere il confronto.
Perché proprio oggi il professor Fingardi ha scelto di ritornare alla casa di moda? Non siamo più venuti da quella prima volta. Abbiamo sempre fatto lezione in aula. Invece oggi, proprio oggi, mi tocca stare qui, ad osservare bellissime donne in posa per la campagna pubblicitaria della collezione di uno stilista emergente. Guardo una modella bionda con un abito rosso. È bellissima, spicca tra le altre e le altre non sono me, sono altre belle donne. Sospiro. "Ragazzi, guardate alcuni scatti." Ci invita il fotografo che si occupa di questa campagna. Questa volta non si tratta di Olivieri, ma di un certo Benedetti. A turno ci avviciniamo ad osservare le foto. Sono l'ultima a farlo dopo gli altri del gruppo. Questa volta ci sono altri colleghi con me. Uno dei tre ragazzi è rimasto scioccato quando ha visto le modelle entrare. Aveva una faccia da pesce lesso e la bava alla bocca. In più a quella vista una delle ragazza gli ha fatto l'occhiolino, ancheggiando davanti a lui. Ho veramente ceduto che avremmo avuto bisogno di un medico.
C'è una foto che mi colpisce più delle altre. Riesce ad esaltare gli abiti e, se fosse possibile, a rendere le modelle ancora più belle. Perché proprio oggi? Come farò stasera a non sentirmi insignificantemente normale tra gente come quella, tra donne come queste, per di più accanto a Nicolas?

Mi guardo allo specchio. Betty ha fatto veramente un bel lavoro con il trucco. Ha usato le tonalità del verde e del blu per riprendere i colori del vestito e per rendere i miei occhi più grandi e profondi. E questo vestito è splendido. Mi giro per guardare la parte posteriore: ho la schiena scoperta in parte, la cintura con perline e ricami risulta più stretta che davanti mentre la gonna più lunga, in modo da creare un drappo leggero e delicato che arriva quasi alle caviglie, mentre davanti la gonna sfiora le ginocchia.
Sento un peso nello stomaco. Sono terribilmente in ansia per questa sera.
Sono arrivata a casa dopo due ore di tortura alla casa di moda, due ore passate ad osservare modelle bellissime, in abiti stupendi. Inadeguata ... si, mi sento inadeguata. Se lo dicessi a Betty che qualche giorno fa già lei aveva perfettamente capito tutto, mi prenderebbe in giro più di quanto non ha fatto mentre mi truccava. Ho lasciato a lei questo compito perché è molto più brava di me e poi io ero troppo agitata per fare qualcosa di decente. Ho parlato per tutto il tempo delle modelle che ho visto, dei loro visi, dei loro abiti e di come mi sentissi in ansia per la serata. Betty ha riso di me continuando a dirmi che ero paranoica, che Nicolas ha invitato me e non una collega o un'attrice o una ballerina e poi mi ha fatto ricordare che io ero la stessa ragazza che prendeva in giro le modelle, le donne tutte gambe e niente cervello e ora quasi mi ritrovavo ad invidiarle. Mi ha detto che ero la stessa ragazza che non si è mai curata di quello che dice la gente. Si sono sempre io, ma che volete? Io l'ho già detto che Nicolas mi da alla testa!
Passare la serata tra gente del mondo della moda, abituate al lusso e alla bellezza, mi rende parecchio nervosa, ma a farmi sentire inadeguata è il fatto che sarò accanto a Nicolas. Non mi sono mai sentita così con nessun altro e neppure con lui. Quando ho scoperto chi era non mi sono sentita in soggezione. L'ho sempre visto come un uomo affascinante, bello e attraente, dalla lingua tagliente, furbo e divertente, ma tutto questo l'ho sempre visto a prescindere dal suo nome e dalla sua professione. Ma adesso è diverso, dopo il nostro bacio è diverso, dopo tutto quello che ci siamo detti è diverso.
Indosso il bracciale in argento e aggancio gli orecchini. Un altro sguardo allo specchio. Come avrei potuto non innamorarmi di questo vestito? Percorro con le dita le linee che creano le perline della cintura, accarezzo la stoffa morbida che avvolge il seno, percorro lo scollo a V e arrivo alla spalla. Attorciglio una ciocca di capelli al dito. Ho optato per un'acconciatura semplice. In realtà non è nemmeno un'acconciatura: è una coda fatta di lato, bassa, che lascia la schiena libera e i capelli ricadere sulla spalla. Il loro colore contrasta con quello verde del vestito.
Suonano al citofono. È già arrivato Nicolas? Tremo all'idea. "Betty vedi chi è?" urlo. Sento Betty ridacchiare e rispondermi con un "Faccio io." Prendo il lucida labbra e lo ripasso sulle labbra. "Accomodati." Sento che dice Betty in cucina. Ansia ... "Piacere, io sono Betty." Squittisce. Mi do un'ultima occhiata allo specchio. Ormai quel che è fatto è fatto! Ora mi sono pure messa a parlare (in realtà pensare) per massime. Sono ufficialmente fuori di testa. "Piacere di conoscerti. Io sono Nicolas." Betty ride "Lo so." Arriccio le labbra. Mi sistemo la frangia che ricade sulla fronte e per la centesima volta, credo, ricontrollo che il vestito stia bene. Sento Nicolas ridere oltre la porta "Margherita è pronta, arriverà a momenti." Abbasso lo sguardo alle mie decolté blu, un bellissimo paio di scarpe che ho comprato da tempo, con il tacco alto, che non metto quasi mai. "Non fatemi brutti scherzi." Sussurro, ma sono sicura che i miei piedi domani imploreranno pietà. Respiro profondamente e mi dirigo alla porta. La socchiudo e sento Betty e Nicolas ridere. Evidentemente Betty ha rinunciato a fargli la predica, come invece mi aveva detto di voler fare. Spero solo che non gli abbia detto niente della mia ansia e dei miei sproloqui di oggi pomeriggio. Con la sua parlantina sarebbe capace di mettermi in imbarazzo e questa è l'ultima cosa che mi serve. Decido quindi di farmi coraggio e uscire. Respiro di nuovo e percorro il breve corridoio che mi conduce alla cucina-salotto-ingresso di casa. Trattengo il respiro "Eccomi." Sussurro piano. Faccio fatica a sentirmi io stessa, ma evidentemente è bastato perché sia Betty che Nicolas si voltano verso di me. Nicolas sgrana gli occhi e si alza dal divano. Resta immobile a guardarmi, mentre io mi torturo le mani nervosa. È bellissimo. Indossa un abito scuro dal taglio perfetto e una camicia candida in contrasto con la carnagione scura. Non porta cravatta o altro, ma i primi due bottoni sono aperti a lasciare libero il collo. Accarezzo con lo sguardo la linea delle sue spalle, il suo collo fino alla mandibola. Poso gli occhi sulle labbra rosse e schiuse e risalgo fino agli occhi. Il loro azzurro mi stordisce e mi inebria. Il respiro si fa irregolare e sento il cuore accelerare i battiti. Anche lui mi osserva con attenzione: lentamente scende ad osservare il mio viso, il mio collo e giù fino alle gambe. Ripercorre la strada a ritroso indugiando sulla linea dei fianchi, sulla vita evidenziata dalla cintura, sul seno. Sento la pelle bruciare come se il suo sguardo fosse di fuoco ed è fuoco, fuoco invisibile, ma potente. I nostri occhi si cercano e si trovano rimanendo incatenati.
Betty si schiarisce la voce per catturare la nostra attenzione. Io sussulto. Stacco di mala voglia lo sguardo da Nicolas e mi giro a guardare Betty, con un sorriso stampato sulle labbra e gli occhi furbi. "Margherita, ti va anche a te qualcosa da bere prima che andiate via?" Mai come ora ne ho più bisogno e annuisco. Sento la gola secca. Betty strappa di mano il bicchiere che Nicolas stringe convulsamente tra le mani "Verso qualcosa anche a te che è meglio." Mi avvicino alla cucina per aiutarla "Scema, faccio io. Tu vai da lui prima che ti consumi con gli occhi." Mi dice perentoria e io annuisco. Mi avvicino titubante a Nicolas "Ciao." Bisbiglio. Quanto mi sento stupida in questo momento? Sembro una ragazzina. "Ciao." Mi risponde dopo un po'. Rimaniamo a fissarci, a studiarci, gli occhi nuovamente incatenati a parlare in una lingua tutta loro. "Sei molto bella stasera, Margherita." Sussurra con una voce roca e sensuale. Rabbrividisco di caldo. Si può rabbrividire di caldo? Ormai ho imparato che con Nicolas può succedere tutto. "Grazie." Squittisco "Anche tu." Lui sorride e di risposta lo faccio anch'io, non posso farne a meno.
Finalmente ritorna Betty con tre bicchieri contenenti un liquido rosso, vino rosso, capisco quando assaggio.
"Bene, grazie Betty, ma adesso dobbiamo andare." Dice Nicolas poggiando il suo bicchiere sul tavolo e facendo lo stesso con il mio. Ci avviamo alla porta e mi aiuta a indossare il mio cappotto. "Buona notte, Betty. A domani e grazie di tutto." Sorrido rivolgendomi alla mia migliore amica "Ma di che? Buona serata." E sorride scuotendo la mano "E piacere di averti conosciuto, Nicolas." Lui le si avvicina e le schiocca un bacio sulla guancia "Anche per me è stato un piacere. Non mancherà occasione di rivederci." Betty si porta la mano alla guancia e mentre io e Nicolas usciamo di casa mi manda un bacio e mi fa l'occhiolino. "Notte, ragazzi.".
Ci chiudiamo la porta alle spalle e ci avviamo in ascensore stranamente in silenzio. Entriamo e fissiamo la porta di metallo chiudersi. Pochi secondi di discesa.
Nicolas si avvicina all'improvviso. Mi prende il volto tra le mani, mi fa voltare verso di lui, mi spinge contro la parete. Mi trovo intrappolata tra la superficie di metallo e il suo corpo. Ci guardiamo negli occhi, ritorno a tuffarmi nel suo azzurro, sento il cuore pulsare tanto forte da voler uscire dal petto. E mi bacia. Un bacio veloce e leggero, il primo, poi passionale, profondo. Un bacio fatto di lingua e sapore, di respiri che si mescolano, mentre l'ascensore fa un tonfo e arriva a pian terreno. Sussultiamo e ci allontaniamo leggermente. "Sei bellissima." Bisbiglia "Non ho saputo trattenermi. Avrei voluto baciarti quando sei apparsa in cucina. Mi sei mancata in questi giorni e ho sognato questo momento dall'esatto istante in cui sei scesa dalla mia macchina l'altra sera." Confessa. Io lo guardo negli occhi. Quest'uomo, Nicolas Beregan, trova bella me, vuole baciare me, non sa resistere a me. "Anche tu mi sei mancato." Gli dico sulle labbra sfiorandole in un tenero bacio, prima di uscire dall'ascensore e dirigerci, mano nella mano, alla sua auto.

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