8. La sagra della Bakewell Tarte pt.1

39 9 0
                                    

Dopo la prima settimana di scuola, Amy si era finalmente ambientata. Riusciva perfettamente a coniugare scuola, uscite con le amiche e i corsi pomeridiani. A volte riusciva per fino a fare un salto dal Signor. Baker per comprare le sue brioches. La Bakewell Tarte non era in vendita per quelle settimane, dato che quel sabato ci sarebbe stata la gara della famosa torta.
Amy, Allison e Fancy si erano organizzate per vedersi davanti alla chiesa del paese che si trovava in centro, dove avrebbe avuto luogo la festa.
Mancavano circa cinque ore all'inizio della sagra e Amy aveva un sacco di tempo per svolgere un'attività che non aveva ancora avuto modo di fare: disegnare.
Tirò fuori dai cassetti sotto alla scrivania gli acquarelli e finì di colorare il disegno che aveva cominciato a Londra: il ritratto di una ragazza malinconica, che sedeva su un divanetto e guardava fuori dalla finestra. Quella ragazza doveva essere lei, nostalgica all'idea di doversi separare da Londra. Ma ora non la pensava più così; più stava in quel posto e più non voleva tornare a Londra. Le piaceva dormire cullata dalla dolce aria pulita della campagna che entrava dal lucernario sopra al suo letto, studiare mentre mangiava le brioches del signor Baker, prendere io tè delle quattro con la zia, ammirare i fiori che erano rimasti in giardino e in casa.
Quando stava disegnando quella ragazza a Londra, aveva pensato di lasciarla in bianco e nero, per far capire che era veramente triste. Ma ora si sentiva spensierata, così cambiò l'espressione facciale delusa in una felice, il panorama di Londra in quello della vista dalla sua finestra sopra alla scrivania e iniziò a colorare il disegno con acquarelli dai colori sgargianti, come verde smeraldo, blu oceano, rosa confetto, lilla chiaro.
Voleva che quel disegni diventasse il suo simbolo; il simbolo di una rinascita, di una nuova vita. Così mise il foglio al sicuro e uscì di casa, diretta verso la falegnameria dei Wood, dove avrebbe sicuramente trovato una qualche bella cornice colorata.
Allison gliene aveva parlato: le aveva detto che i suoi genitori facevano, oltre a mobili, oggetti per la casa colorati.
Così prese trenta sterline e uscì. Salutò sua zia che si trovava sotto al gazebo a leggere e uscì dal cancelletto.
Molto spesso Amy, quando tornava a casa da scuola, si perdeva per i viottoli del paese, ma ultimamente era diventa esperta del tragitto tra scuola e casa. E in quel trascorso, passava sempre davanti alla falegnameria Wood.
Era un edificio stile campagna, con i muri giallini e il tetto rosso spiovente.
Sopra al negozio si trovava la casa di Allison, in cui era entrata solo una volta per fare i compiti. I suoi non c'erano, ma questa volta li avrebbe conosciuti.
Spinse la porta del negozio ed entrò: l'odore di legno laccato o appena tagliato inebriava tutta la stanza e quasi Amy ci si perse.
Si guardò intorno, e vide che erano esposti oggetti in legno di ogni tipo: dai mobili come cassettoni e librerie, a giochini artigianali quali giostrine di cavalli in miniatura minuziosamente elaborate e pitturare e cavallucci a dondolo giganti.
-Posso aiutarla signorina?- una voce gentile maschile la chiamò da dietro. Si girò e vide che dietro al bancone era apparso un ragazzo di circa venti anni che era identico a Allison: suo fratello immaginò.
-Oh sì salve. Io sono nuova di qui, quindi non so come funziona- disse guardandosi intorno -mi servirebbe...-
-Aspetta un attimo. Sei nuova, capelli biondi, occhi verdi... tu devi essere Amy Collins!- esclamò venendole incontro.
-Allison le ha parlato di me?- immaginò la ragazza.
-Sì, non sai quanti complimenti ti fa al giorno. E, ti prego, non darmi del lei, mi fai sentire vecchio, chiamami pure Tom. Allora, cosa posso fare per aiutarti?-

Mancavano ormai solo tre ore all'inizio della festa e Amy doveva ancora tornare a casa.
Corse come una matta, tanto valeva sudare, visto che si sarebbe fatta la doccia.
Alla fine aveva optato per una semplice cornice in legno laccato color rosa pallido.
Arrivata a casa prese il kit di suo padre degli attrezzi ed iniziò a fare un foro nel muro per inserire il chiodo.
Sistemò il disegno nella cornice e lo appese al muro; si disse che doveva appendere più spesso i suoi disegni alle pareti.
Aveva posizionato il disegno vicino allo specchio sulla cassettiera, così doveva per forza vederlo ogni mattina e ricordarsi che doveva migliorare, ogni giorno.

-Vuoi che ti accompagni io zuccherino?- chiese Alex alla figlia appena lei scese le scale; era magnifica, come sempre. Indossava un vestitino color corallo che le arrivava sopra al ginocchio e le converse bianche di fiducia.
-Prima cosa non chiamarmi zuccherino. Seconda cosa, posso andarci da sola, grazie- rispose lei fredda.
Alex sapeva perché era arrabbiata con lui: gliene aveva parlato una settimana fa Molly, dicendogli però che non doveva farne parola con la figlia, fino a quando non lo avrebbe voluto lei stessa. Diceva che doveva lasciarle spazio, ma erano ormai sette giorni che gli rispondeva con tono freddo o lo ignorava.

Amy salutò la zia con un bacino sulla fronte e suo padre con un insignificante "ciao".
Era passata una settimana, ma a Amy non andava giù il fatto che suo padre gli aveva mentito su una parte della sua famiglia per quindici anni.
Intanto sua zia aveva ripreso a piantare i fiori nella serra, dato che non si aveva notizie del ladro da giorni ormai.
La ragazza era felice di vedere la zia ormai sollevata dalla tragedia e non averla in casa mentre piagnucolava con una tazza di tè bollente in mano. Era insopportabile vederla così. E ora che aveva riacquistato il suo solito umore spensierato, non voleva rovinare tutto litigando con suo padre. Avrebbe aspettato ancora un po'.
In pochi minuti raggiunse il centro, in cui c'era già aria di festa. Gli stage erano ormai pronti e ognuno di loro esponeva le proprio torte che sembravano tutte magnifiche.
In sottofondo c'erano canzoni dei primi anni del duemila.
Amy individuò un puntino rosso in lontanaza vicino alla chiesa e si avvicinò a Fancy.
-Ciao Amy! Sei magnifica- la salutò abbracciandola.
-Grazie anche tu sei fantastica- rispose la bionda.
Fancy indossava indossava un abito blu in pizzo con una manica a scollo e una zeppa bianca.
-Sai, Allison è sempre in ritardo- disse la rossa mentre Amy si guardava intorno per cercare l'ultima amica -non mi stupirei se arrivasse fra dieci minuti- Fancy alzò gli occhi al cielo e Amy rise.
-È così, sul serio- una voce divertita le salutò: era Allison, che aveva cambiato una delle sue solite tute nere con un paio di jeans scuri e un camicia di flanella grigia.
Al collo portava un bellissimo pendente a forma di picchio.
Amy, notandolo, le fece i complimenti.
-È bellissima quella collana! Perché non la metti mai? Ti sta così bene!-
-Sai, di solito non la metti perché me ne vado in giro con i tutoni e stonerebbe. E poi, conoscendomi, potrei perderlo. E a quel punto io non esisterei più. È un cimelio di famiglia, che sta a simboleggiare il legno; il picchio, dice la leggenda, abbia aiutato i nostri antenati a lavorare meglio il legno. Questo pendente lo tramandiamo da donna a donna. Anche se, potrebbe indossarlo benissimo mio fratello- le ragazze risero e iniziarono ad incamminarsi fra gli stage di torte.
-A proposito di tuo fratello, Allison, mi ha venduto una cornice di legno giusto poche ore fa-
-Davvero?! Non pensavo neanche fosse capace di parlare quel ragazzo. È talmente timido...-
Fancy arrossì e Allison si scusò.
-A dir la verità- disse Amy fermandosi ad osservare lo stage di un'anziana signora -sono stata un po' sorpresa di vedere tuo fratello. I tuoi non ci sono?-
-No, sono fuori paese per motivi di lavoro, è mio fratello che gestisce il negozio-
Le ragazze si fermarono davanti allo stage del signor Baker e assaggiarono la sua versione della torta.
-È squisita signor Baker- si congratulò Fancy.
-Ma come facciamo a votare?- chiese Amy, che non era per niente esperta.
-Dovete lasciare un voto scritto sul volantino dello stage che volete votare in anonimo laggiù, alla fine della festa- l'anziano signore indicò uno stage più grande di tutti gli altri, a cui era seduta una donna asiatica.
-Grazie signor Baker, avrà di sicuro il nostro voto- disse Allison e le altre due annuirono.
-Grazie a voi ragazze-
Qualche stage più avanti, Dana Cook era impegnata a sedurre i clienti per comprare i voti. Le ragazze cercarono di non farsi notare, ma Dana le attirò con uno sguardo che non ammetteva repliche.
-Alice, Nancy e... Cosa benvenute nello stage Cook! Assaggiate la nostra torta è avrete un buono omaggio sull'antipasto di pesce- sul suo viso si dipinse un sorriso falso.
-Potremmo, peccato che ci chiamiamo Allison, Fancy e Amy- rispose la bionda tranquillamente.
-Sì, il nome è indifferente. Allora, la assaggiate? Ho aiutato mia madre a farla con tanto amore- era un'attrice davvero pessima.
-Dana, puoi smetterla di importunarle?- disse Jasper arrivando da dietro e trascinandola via.
-Scusate, sapete come è fatta mia sorella. Ma io non vi costringerò a mangiarla, la scelta è solo vostra-
-Oh la assaggeremo con piacere- rispose Amy mentre la fronte di Fancy si fece calda come una fornace e Allison rovistava nel suo zaino alla ricerca di qualcosa di freddo per la rossa.
Amy mangiò un quarto di torta e poi la passò ad Allison. Non era male, ma preferiva quella del signor Baker.

Hey!💕
Ho deciso di dividere questo capitolo in due parti perché altrimenti verrebbe troppo lungo📑
//Gioo🌹

I ragazzi di BakewellDove le storie prendono vita. Scoprilo ora