Dieci // Sconforto

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Mi chiamo Emma Davis. Sono morta da un anno ormai. Ho ventitré anni e non sono un fantasma amichevole. Non sono nemmeno un fantasma cattivo, sono semplicemente un fantasma che cerca una via d'uscita da questa vita che non è vita.

I suoi occhi guizzarono verso di me. Sorrisi e lo salutai. I suoi occhi non batterono ciglio per un po', iniziai a preoccuparmi, forse non avrei dovuto farlo. Forse non era il momento giusto.

"Ti vedo". Dice, sorridendo, ma con tanta incredulità nella sua voce.

"Sì". Cammino in giro per la stanza, mettendomi in mostra.

"Sei una ragazza". Chiede, ed io annuisco.

"Non riesco a smettere di tremare". Mi informa, fissandomi come se fossi una bomba che sta per esplodere.

"Stai per vomitare," rispondo, "Hai il viso pallido e gli occhi lucidi." Cercai di avvicinarmi a lui, ma scosse la testa tendendo la mano. Smisi di camminare e lo fissai preoccupata.

"Non dirmi cosa farò, Emma". Abbaia. Dice il mio nome come se mi conoscesse da una vita. La rabbia cresce nei suoi delicati occhi verdi. "Hai torturato me e Hannah per troppo tempo."

Rimasi lì sbalordita. Si sedette sulle scale, respirando pesantemente. Non so cosa fare, sono confusa.

"Dove dormi?" Alza la testa, fissandomi in modo dubbioso.

"Prima dormivo nella stanza che adesso è piena di libri, adesso vagabondo per la casa." Mento a metà - non mi andava di dirgli dove veramente dormivo.

Non rispose, semplicemente si alzò e si avvicinò al muro dove c'era scritto il mio nome "Hai intenzione di pulire questo?" Mi chiede guardandomi. 

Lo fisso e aggrotto le sopracciglia. "No". Dico bruscamente senza riflettere sulla domanda.

"L'hai fatto tu!" I suoi occhi sembrarono stessero uscire dalle orbite. Perché è così preoccupato per una stupida piccola scrittura che può essere dipinta?

"Non mi importa, mi hai chiesto tu di fare questo". Roteo gli occhi, incrociando le braccia sul petto.

"Io ho chiesto questo?" Esclama, "Non ti ho chiesto di comparire e non ti ho chiesto di imbrattarmi il muro. Tutto quello che ti ho chiesto era il tuo nome, avresti potuto scriverlo su un foglio di carta".

"Ti stai comportando così solo perché Hannah ti ucciderà uno di questi giorni", scatto, "ti tratta come una merda e tu lo sai benissimo."

"Sono sicuro che lo sai, siamo qui da un po' di tempo". Ribatte.

"Devi cambiare atteggiamento". Esclamo.

"Cambiare il mio atteggiamento". Ghigna.

"Sì", annuisco, "sei in casa mia, d'altronde." 

"Beh, allora vuol dire che sarò dannato", ridacchia, "hai mandato la mia ragazza in ospedale, sono diventato paranoico a causa tua e vuoi un atteggiamento migliore da parte mia?" Ruggisce, avvicinandosi.

Ringhiai, una luce si spense e lui sussultò leggermente. "Non avvicinarti a me". Abbaio, ma Harry continuò ad avvicinarsi. Non sembrava affatto intimorito.

"Il fantasma è spaventato adesso?"

"Non avvicinarti di più". Tesi la mano in avanti e lui cercò di afferrarla, ma fortunatamente la ritrassi in tempo.

Provai ad attraversare il muro, cercando di usare la mia intangibilità, ma essendo senza energie, non potevo andare da nessuna parte. Harry mi fissò con diffidenza, quando iniziai a tremare e a scuotere la testa. Mi toccherà... Non voglio che mi tocchi. Ma ormai è troppo tardi, il dolore mi attraversa. 

Urla che spaccano le orecchie mi sfuggono dalla bocca. Il dolore non è né naturale né piacevole. È come avere un migliaio di coltelli conficcati nella carne. Harry si coprì le orecchie e cadde a terra in ginocchio; Fermo il mio grido e chiudo brevemente gli occhi. Quando li riapro, trovo Harry fissarmi: i suoi occhi erano un misto tra preoccupazione e paura.

"Stai bene?" La sua voce era tremolante, "Cosa ho fatto?"

"Mi hai fatto male". Mormoro. Cerca di toccarmi ancora una volta, ma mi scanso iniziando a piangere. "Non toccarmi mai più". Quasi urlo, poi schiocco le dita e scompaio dalla sua vista.

"Mi dispiace". Gli sentii dire in modo triste, ma ormai ero già diretta in soffitta.

Specter |HS| (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora