Capitolo 3

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La mattina Tommaso non smetteva di parlare, con enorme fatica era riuscito a farlo lavare e a vestirlo per scendere a fare colazione. Nemmeno con la brioche in bocca e la tazza di latte davanti riusciva a stare zitto. Era eccitato della serata precedente ed entusiasta di cosa avrebbero fatto quel giorno. Mentre parlava un po' di latte iniziò a colargli al lato della bocca. Marco sorrise divertito «pulisciti il muso e non parlare con la bocca piena». «Ma io devo ancora dirti tante cose» sentenzio il bambino pulendosi il labbro con il tovagliolo. «Abbiamo tutto il tempo, non vado via» si sentiva quasi in colpa per tutte quelle volte che causa il lavoro lo aveva abbandonato «non vado da nessuna parte, resto qui con te». Tommaso alzò lo sguardo su suo padre e sorrise «è bella questa vacanza da maschi» disse con un tono che diverti molto Marco «si, piccolo mio è decisamente una bella vacanza». Tommaso si sistemò sulla sedia mentre guardava con ammirazione il suo papà.

Avevano compilato i documenti per una separazione consensuale, la loro priorità era Tommaso, non volevano in nessun modo farlo soffrire più di quello che molto probabilmente avrebbe sofferto una volta capito che non avrebbe più avuto contemporaneamente sia la mamma che il papà a dargli la buonanotte la sera prima di andare a letto. Quel momento di intimità prima di chiudere gli occhi era quello che secondo Marco gli sarebbe mancato più di tutti. E probabilmente non solo a Tommaso. Usciti dall'ufficio dell'avvocato si erano salutati distrattamente, Marco non riusciva più a guardarla negli occhi senza provare rabbia e delusione, Elena invece aveva quasi sempre lo sguardo basso e le poche volte che lo rialzava cercava lui senza trovarlo come a chiedere per l'ennesima volta perdono. Era consapevole del dolore che gli aveva procurato e di quello che avrebbero procurato a Tommaso, ma si stava convincendo sempre di più che, indipendentemente da Enrico, la loro relazione era arrivata ad un punto morto e quello che era successo era il giusto, anche se doloroso, epilogo indipendentemente dal fatto che dentro di lei continuava ad essere dispiaciuta per Marco. In fin dei conti c'era stato un tempo dove aveva provato amore per lui.

Nell'acqua limpida del mare di mattina, avevano fatto il bagno insieme, poi si erano sdraiati ad asciugarsi al sole, per qualche minuto, ma Tommaso, troppo felice, era irrequieto e allora erano ritornati in acqua e avevano giocato a palla divertendosi come non mai. Alla fine aveva dovuto, con piacere, mantenere la promessa che aveva fatto a suo figlio e portandolo un po' più al largo, gli aveva fatto fare qualche bracciata dove Tommaso non toccava. Se l'era cavata più che egregiamente, impegnandosi soprattutto per dimostrare a suo papà che lui era ormai grande. Avevano passato una bellissima mattinata. Erano andati in spiaggia fin dalle prime ore per godersi in pieno la splendida giornata. All'inizio erano quasi soli, poi poco alla volta la spiaggia si era riempita di gente e di vociare vario mentre il sole cominciava a diventare sempre più caldo. Riparati sotto l'ombrellone erano sdraiati sul lettino insieme mentre Marco gli leggeva una storia da un libro di fiabe che aveva comprato qualche tempo prima. Tommaso con la testa poggiata al torace di suo papà seguiva con attenzione e alla fine, quando tutti vissero felici e contenti, si spalancò in un sorriso di soddisfazione. Marco chiuse il libro con un sospiro «cosa vuoi fare nel pomeriggio?» Tommaso si strinse ancor di più a lui abbracciandolo «stare con te papino» Marco sentì il cuore come fosse stato appena trafitto da un dardo di fuoco.

Il sole caldo rendeva l'aria quasi irrespirabile «pulisci bene i piedi dalla sabbia prima di mettere le ciabattine» disse Marco mentre piegava l'asciugamano per riporlo nello zaino. Tommaso seduto sul lettino strofinava i piedini con le mani nel tentativo di togliere tutti i granelli di sabbia. «Fatto papino» rispose con entusiasmo dopo qualche secondo. Marco lo guardò in effetti aveva cercato di pulirsi alla meglio i piedini, ma la sabbia era ancora posata in modo sparso lungo le caviglie. Sorrise "tanto ci facciamo la doccia appena arriviamo in stanza" pensò. «Bravo» rispose a suo figlio «ora andiamo altrimenti facciamo tardi per il pranzo» in fin dei conti si era impegnato come meglio poteva. Tommaso scese dal lettino e prendendo la mano di Marco si avviò verso l'uscita del lido passando tra ombrelloni aperti e gente sdraiata dappertutto. Seguendo la passerella di cemento che segnalava la direzione, arrivarono, passando davanti al bar, al cancello in ferro dell'uscita del lido. L'albergo era praticamente di fronte, leggermente spostato alla loro sinistra, dovevano solo attraversare la strada. Mentre si avvicinava al bordo del marciapiede tenendo per mano Tommaso, vide un'auto uscire dalla villa lì vicino. Sulla salita prima di immettersi in strada, l'autista fermò la macchina per controllare il flusso del traffico, e in quel momento la vide. La donna del balcone della notte prima era in auto seduta dietro che guardava dal finestrino. Per un brevissimo momento i loro occhi si incrociarono soffermandosi curiosi gli uni negli altri. Erano leggermente allungati quasi come quelli di una gatta, profondi e verdi. Il volto sereno e con dei lineamenti dolci e decisamente fini. Era molto bella, di una bellezza da lasciare senza fiato. Una bellezza che non aveva percepito appieno la notte precedente dato la distanza e il buio. L'auto partì svoltando a sinistra e si allontanò lungo la strada che costeggiava il mare. Marco attraversò entrando in albergo con dentro la stessa sensazione piacevole che aveva percepito la notte prima vedendola dal terrazzo.

IL RIVERBERO DEL MAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora