Cap7. Il confronto tra Jared e Sheppard

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 Jensen aveva mantenuto la promessa. Era riuscito a catturare il conte e in quel momento era in una cella, assieme agli altri detenuti. Sarebbe stato giustiziato all'alba. Evidentemente le prove che aveva preso, erano state sufficienti.


Jared voleva assolutamente parlargli, così, andò nelle segrete, da lui.

Voleva vederlo in faccia. Voleva parlare con lui.

Quando si trovò davanti Sheppard, constatò che non aveva l'aria di un conte. Forse era il trattamento che certamente aveva subito, forse un po' brutale, a dargli un aspetto più normale. aveva i capelli spettinati, anche se abbastanza lunghi. Dal suo viso doveva avere almeno quarant'anni, eppure non era calvo. Fortuna di pochi. Era un po' sovrappeso ed era piuttosto basso, ma non era un brutto uomo. Sicuramente era uno di quegli uomini carismatici che si tiravano addosso un poderoso fascino per via della loro ironia.

I suoi vestiti erano luridi, ma sotto la coltre di polvere, si poteva ancora notare che non era un poveraccio.

Davanti alla morte però, siamo tutti poveracci.

Quando il conte vide Jared, non alzò lo sguardo.

"Il conte Sheppard di Fersen?" gli chiese, giusto per essere sicuro.

L'uomo fece un grugnito, ma non rispose.

"Io sono re Jared Padalecki, l'uomo che ha maledetto, ma probabilmente l'avrà capito." Disse.

Sheppard non parlò ancora.

"Pensavo che potevamo parlare." Disse Jared, cercando di essere gentile, per incoraggiarlo.

Il conte rise. "Va bene, parlate, allora! Sputate pure fuori tutti gli insulti che vi vengano in mente, sono abituato. Se pensate che possa nuocermi qualche parolaccia...."

"Forse le parole non vi scalfiranno e neanche le brutte parole, ma forse la forca sì." Disse Jared.

Il conte lo guardò male.

" Suppongo siete venuto qui per avere la vostra soddisfazione. Voi regnanti avete sempre così tanta fretta. Avreste potuto aspettare domani..."

"Checchè ne pensiate e malgrado quello che avete fatto, io non traggo alcuna gioia nella vostra morte, signor conte. Sono venuto qui solo per chiedervi perché. Perché fare un'azione così crudele. Mi odiate forse così tanto?"

Il conte sembrò sorpreso di tale affermazione e disse:

"Chissà perché, la gente pensa sempre che le azioni fatte contro di loro, vengano fatte in nome dell'odio verso loro stessi. È piuttosto divertente come cosa. Ci si avvicina sempre alla verità, ma non si arriva mai a toccarla del tutto."

"Se non è per odio, allora cos'è?" incalzò Jared.

"Ma per denaro, ovvio. Come si dice: né per amore, né per denaro, ma per amore del denaro." Ridacchiò Sheppard.

"Triste è l'uomo che sacrifica l'amore per il denaro. Alla fine potrà pure avere il denaro, ma a che prezzo, se la sua anima è sporcata per sempre?" chiese Jared.

"L'anima è già sporca, fin dall'inizio dei tempi. La verità è che l'uomo vuol fingere di essere buono, altruista e di vivere per l'amore, ma in realtà è egoista, malvagio e avido fin dall'alba dei tempi. Perché investire in una cosa tanto effimera come l'amore quando si può vivere nel lusso?"

"Quindi voi avete fatto tutto questo per denaro." Disse Jared.

"Tutti fanno tutto per qualcosa. Nessuno è innocente, mio re. Anche il vostro sovrano. Naturalmente voi pensate di essere i buoni e io l'orco cattivo, ma intanto voi siete vivi e io sarò morto domani. È la riprova di quello che dico, l'uomo non può pensare di vedersi privato di qualcosa che lui desidera, di qualcosa che è SUO. Prova a privare all'uomo di qualcosa che lui vuole e vedrai la belva nascosta dentro di lui. Siamo tutti belve, solo che ancora non lo sappiamo."

"Non deve essere per forza così..." insistette Jared.

"Però è così." Ridacchiò Mark.

"Come fa a suonare così tranquillo sapendo quello che lo aspetta domani?"

Il conte rise ancora. "Come faccio? Ho imparato a non aspettarmi niente da persone come voi e da persone come me anche, ovvio. In questo modo, se non ti aspetti nulla, non perdi nulla."

" Ho parlato con il re. Gli ho chiesto di darvi la grazia..."

"Pffff. Questo è veramente qualcosa di cui ridere. Non fate il santo che si preoccupa dei cattivi, maestà. Sappiamo tutti che mostrerà uno sguardo falsamente contrito per pochi minuti, per poi dimenticarsi come si chiama il cui presente, entro poche ore dopo l'esecuzione. Risparmiamoci le sceneggiate."

" Perché vi è tanto difficile credere nella pietà della gente?"

"Perché è falsa. La gente mostra pietà a parole per fare bella figura, ma poi a fatti non cambia mai niente, per cambiare il sistema, bisognerebbe cambiare tante, troppe cose...e sapete perché non le si cambia? Perché la gente non vuole farlo! Perché non è buona come vuol far credere di essere!"

"Vi hanno raccontato come sono riuscito a spezzare la maledizione?"

"Pfff. Avete un gran numero di medici di corte a palazzo. Immagino che qualcuno si sarà accorto..."

"Nessun accorgimento. Solo Jensen, il mio adorato marito, se n'era accorto, ma nessuno gli credeva. Sono stato per mesi in balia del maleficio, alla fine ho compreso che l'unico modo per sconfiggerlo era accettare quella sofferenza. Per amore. E l'ho fatto. Con la forza della mente, mi sono costretto ad andare contro al maleficio e sono riuscito a sconfiggerlo."

"Questo non è possibile...l'unico modo per spezzare una maledizione è..."

"Il bacio del vero amore." Disse Jared.

Sheppard rimase zitto. D'un tratto la sua espressione si fece amareggiata e forse un po' pentita.

"Ma lei sembra forse sorpreso, conte. Non credeva fosse amore vero tra di noi? Crede che avrei soffiato a mia sorella un aspirante marito, così per un capriccio?"

Sheppard non sapeva cosa dire.

"Io non sapevo...mi dispiace...io non credevo. Non credevo che esistessero ancora persone che si sposavano per amore."

Jared sentì gli occhi luccicare di lacrime.

" È questo il problema di uomini come lei, conte. Non credete all'amore e in questo modo, con le vostre azioni, lo distruggete. Non siete malvagi come dite, ma questo vostro non credere nell'amore vi rende molto pericolosi. Fate del male alla gente senza accorgervene."

Sheppard rimase zitto, poi disse: "Può anche essere come dice lei, ma non mi convincerà mai che l'amore vince su tutto. Domani il vostro caro amato re, mi farà giustiziare. Questo dimostra che ho ragione. L'amore non vince sempre. L'odio vince sempre. E su questo abbiamo chiuso."

" Non ancora. Tenete. L'ho portata per voi." Disse Jared, dandogli un'arancia.

Sheppard rise. "L'ultimo regalo del condannato eh? Vi fa sentire più buono? Un regalo per uno solo non serve a niente. E tutti quelli che ci stanno qui? immagino che è facile farlo per uno solo eh?" chiese l'altro, prendendo l'arancia.

Jared riteneva che Sheppard fosse l'uomo più odioso che avesse mai conosciuto, ma in fondo ammise che aveva ragione. Era facile essere generosi con una sola persona.

Tornò di sopra e prese un grosso cestino pieno di arance da distribuire agli altri prigionieri. Non voleva dargliela vinta.

Voleva dimostrargli che aveva torto.

Sheppard osservò stupito Jared distribuire arance agli altri prigionieri.

















Note dell'autrice:

Eccomi qui ^^ Questa storia sta assumendo contorni profondi xd e pensate che nella mia testa questo capitolo volevo farlo anche più profondo hahha

alla prossima :)

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