3. Improvvisati artista di strada per un giorno
Mi sveglio. Luce fioca si infiltra dentro la mia stanza, illuminandomi il viso. Cinque minuti dopo suona la sveglia, che mi catapulta giù dal letto. Sono le nove e venti. Apro le finestre e accendo il ventilatore. È domenica. Fa caldo e l'afosità mi costringe a restare in canotta. Giugno penetra dalle tapparelle e sprizza fiocchi di energia. Mi vesto, ma sono troppo agitata per fare colazione, ho lo stomaco chiuso, quindi decido di chiamare Meghan, per scaricare un po' d'ansia.
«Ehy Meg, mi senti?»
-Sì, benissimo. Come va?-
«Sto andando al mio secondo appuntamento» dico lasciandomi scappare una risatina.
-E mi avvisi con così poco preavviso? Carry non ti riconosco più!- esclama in tono sarcastico. -Non mi hai neanche raccontato com'è andata ieri!-
«Se tu non leggi i messaggi non è colpa mia»
-Oh, mi hai scritto? Scusa, non prendo in mano il telefono da ieri pomeriggio-
«È come mai questa bizzarra decisione?»
-Ah non crederai sia stata una mia idea!- esclama ridendo.
«Ehy, ora vado perché sennò perdo l'autobus. Leggi i messaggi!-
«Vai e ricorda, se prova a baciarti, non tirarti indietro!-
«Bella chi sei, la mia fata madrina?- Scoppio a ridere. «Non proverà a baciarmi perché non gli piaccio, siamo solo amici, e forse neppure quello- ammetto sospirando.
-Mh mh, tanto dicono tutti così-
Poi esco di casa e sparisco in un autobus che mi lascia esattamente accanto a Charlie.
*****Ci salutiamo.
Mi chiede come stia, ma sto sempre bene con lui. Sono un po' imbarazzata ed è possibile che sia diventata un peperone, ma sono rischi che sono disposta a correre per stargli vicino.
-Hai già fatto colazione?-
Scuoto la testa.
-Neanch'io. Vieni, c'è un bar davvero buono infondo alla strada-
Mi prende per mano e velocizza il passo, come se ci fosse qualcuno che non volesse incontrare. Mi piace, mi fa impazzire. Il suo modo spontaneo di fare le cose, il fatto di non dare troppo peso ad ogni singola parola o azione come invece faccio io.
È vero, sincero, impulsivo.
-Eccoci, siamo arrivati-
Mi fa sedere e mi chiede cosa voglia prendere, poi, d'istinto, mi alzo per pagare.
Mi ferma.
-Vuoi scherzare?!- Esclama ridendo.
Che dolce.
Charlie arriva con due cornetti e due cappuccini in mano e si siede davanti a me.
Però lui ha parlato troppo. Non voglio fare la parte della timida, devo dire qualcosa anch'io.
«Okay, dimmi» attacco guardandolo negli occhi. «Oltre al basket e alla scuola, cosa fai di interessante?»
-Si... suono- mormora. -La chitarra- si ferma.
-Ti aiuta a sfogarti, è terapeutica... dovresti provare-
Sorrido.
«Io preferisco cantare ma nessuno mi mi ha mai sentito. Canticchio in camera o sotto la doccia, sono troppo timida per farlo davanti agli altri»
-Mi stai dicendo che nessuno ha mai avuto il piacere di ascoltarti?-
«Non so se sia un piacere» mormoro tra le risate.
Si alza di scatto.
-Aspettami qui, torno subito-
Due minuti dopo è all'ingresso del bar con una chitarra in mano.
Mi fa cenno di seguirlo.
Appoggia lo strumento contro il muro.
-Che sai cantare?-
«Ah no no no te lo puoi anche scordare» dico cercando di allontanarmi.
-Buttati dai. C'è sempre una prima volta, puoi farcela-
Poi mi è venuto in mente. Per oggi non avevo preparato nessuna cosa da fare. Ecco, poteva essersi presentata senza essere stata scelta.
Forza Cara, non puoi rifiutare. La aggiungerai alla lista. Cosa sai cantare? Fatti coraggio e provaci.
-Qualcosa di Ed Sheeran?- chiede sfogliando gli spartiti.
Naturale, chi è che non lo conosce?
-Sì- bisbiglio.
Parte senza preavviso con l'introduzione di Perfect. Adoro questa canzone.
Lo seguo, mi lascio trasportare. Penso sia una di quelle sensazioni che tutti dovrebbero provare almeno una volta nella vita. Io, lui, una cosa sola.
Più il testo scorre, più la folla si fa consistente.
Cerco di tenere il tono più alto possibile, la mia voce è debole, fragile.
Poi, il ragazzo accanto a noi, anche lui artista di strada, mi porge un microfono e ci avvicina la cassa.
Gli faccio un cenno per ringraziarlo.
Canto come se la canzone fosse mia. Sento le parole addosso, che scorrono su di me, che mi feriscono e curano le mie ferite.
Poi mi volto verso Charlie, e lui mi sorride.
La gente lancia monetine nella custodia della chitarra che ha lasciato a terra.
C'è qualcosa che mi tiene incollata al microfono, qualcosa che mi fa andare avanti, che mi fa dimenticare di essere in mezzo alla strada, davanti ad un mucchio di persone.
Il battito delle loro mani si fa sempre più intenso e il boato dell'applauso finale mi travolge.
Non capisco più niente.
Il caos diventa un tutt'uno di parole, fischi, inciti, complimenti e risate.
Allora mi unisco, e divento un caos anch'io.
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100 cose da fare con te
RomanceCosa fareste se vi trovaste davanti l'opportunità di coronare il desiderio di anni e anni di liceo? Invitare il ragazzo più bello della scuola ad uscire e parlarci, per poi scoprire che siete più simili di quanto tu potessi immaginare. Entrambi con...