CAPITOLO 10

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8. Organizza una serata con i tuoi compagni di classe delle medie

Alex, Elise, Aisha, Luke, Carmen, Kledi, Mark P., Mark G., Caroline, Sophie, Desirèe, Nicole, Andre, Arianne, Chris, Philip, Federica, Sarah, Theo, Amina, Mike.
Rivederli crea flashback e dejavù nella mia mente. Riapre ferite mai cicatrizzate, allarga sorrisi che avevano bisogno di uscire allo scoperto.

Li riconosco tutti, e, uno ad uno, li abbraccio, stringendoli come la prima volta.

Ricordo i pianti, nell'estate tra la terza media e la prima liceo. Quante lacrime versate sul cuscino, quanti fazzoletti consumati ammucchiati sulla mensola. Riguardare le foto di classe e notare nuovi amori intrappolati nelle mani legate di alcuni di noi ed i segreti, chiusi nei nostri sorrisi. Siamo tutti cresciuti, è naturale, anzi, devo ammettere che alcuni sono diventati proprio carini. Ci sono persone che non vedo da quel lontano 6 giugno ed altre che ho visto il giorno prima. Ci siamo persi tutti un po' di vista, nonostante le promesse di uscire e di vederci ancora. Ma parlare delle nostre vite adesso, scombussolate dal liceo e dalla quotidianità frenetica e colma di impegni, raccontare gli epiloghi di storie lasciare a metà e di amori svaniti, di amicizie dimenticate e ricordi, questo è davvero meglio di qualche gelato in centro e di poche parole per riempire lunghi e imbarazzanti.

-Allora, chi inizia?- chiede Philip sedendosi accanto a me. -Chi racconta per primo?-
-Parto io- dice Theo alzando la mano.
-Allora, da dove cominciare... faccio il liceo scientifico e sono bravissimo- afferma con evidente modestia.
Dal tavolo si levano risatine.
-Sono anche felicemente fidanzato con Michelle, una ragazza che ho conosciuto a Malibu- si interrompe.
-Con lei ho anche battuto il mio record, stiamo insieme da 3 anni- aggiunge sorridendo.
«E sai già cosa fare tra due anni?»
-All'Università intendi? Genia, quella è l'anno prossimo- mi corregge con fare saccente.
«Lo so ma io davo già per scontato che non riuscissi a reggere la maturità e venissi bocciato...» scherzo io.
-Ah-ah-ah davvero spiritosa-

-Ora vado io- dice Alex. -Ho fatto la prima è la seconda superiore, poi ho chiuso con la scuola-
Tutti lo guardiamo con facce stranite. Era chiaro fin dall'inizio che la scuola non gli faceva impazzire, ma addirittura lasciare le superiori...
-Sì, ora lavoro nell'officina di mio padre, lo aiuto in quello che posso e dai, non guadagno neanche male- dice facendo l'occhiolino. -Però è solo un impiego temporaneo, vorrei aprirne una tutta mia, magari quando avrò un po' più di esperienza-

Desirèe si alza in piedi tirando su anche Andre.
-Ragazzi vi dobbiamo dire una cosa- mormora.
Lui non sembra convinto e cerca di dissuaderla sussurrandole qualcosa ma lei si libera dalla stretta della sua mano e comincia a parlare. 
-Sapete, io e Andre stiamo insieme dalla terza media e... okay è successa una cosa che...- sospira. -Sono incinta-  Si alza un coro di esclamazioni indignate.
«Cooosa?!»
Sono allibita ma allo stesso tempo curiosa e felice per loro. Il fatto è che... non so, non potranno più godersi la loro vita in modo libero. Perderanno i momenti che tutti i ragazzi hanno il diritto di godersi. I viaggi con gli amici e da fidanzati... le serate in discoteca, le notti su Netflix.  Ma magari questo non era nei loro programmi. Hanno fatto una scelta, e mi auguro che sia stata responsabile.
Mi avvicino a Desirèe. 
«Lo terrete?»
Lei mi guarda e, sorridendo, annuisce. -Assolutamente-
A quel punto, in bilico tra lo sconvolgimento e l'imbarazzo, qualcuno comincia ad applaudire seguito dagli altri e addirittura da alcuni commensali del ristorante.

Chiacchieriamo di scuola, di Università, di progetti per il futuro. È bello sentire come quanti sogni siano rimasti gli stessi dopo anni e quanti invece abbiano preso forme completamente diverse.  

Caroline mi si avvicina e mi abbraccia da dietro.
-Cara, non sai quanto mi sei mancata- dice abbassando gli angoli della bocca e dando vita ad un'espressione triste.
-Sai, "è difficile dimenticare chi ti ha dato tanto da ricordare"- aggiunge citando una frase di Colpa delle Stelle.
Mi sembra di avere di nuovo 13 anni e di non aspettare altro che fare pettegolezzi con la mia compagna di banco, di sghignazzare per cinque ore filate davanti alle sgridate della professoressa, di fare bizzarri disegnini e scrivere dediche sul diario, di fare test e quiz a crocette per passare il tempo. Sento ancora addosso l'ansia e le dita incrociate per le interrogazioni di storia, le acrobazie e le cadute durante le ore di ginnastica, i concerti in aula di musica, i bigliettini per le verifiche di geometria. Condividevamo sempre tutto, comprese le colpe delle nostre azioni, un gruppo rumoroso, in cerca di note e sgridate, ma pur sempre un bel gruppo. Eravamo uniti e ci volevamo bene, nonostante qualcuno faceva fatica ad ammetterlo.

La serata passa così in fretta che neppure me ne accorgo. Un pizzico di malinconia mi avvolge mentre torno a casa, e mi lascio cadere sul letto. La mia mente vaga in cerca di bei momenti da ricordare e la nostalgia si impossessa di me. Scoppio in lacrime. Ficco la testa nel cuscino e lascio che il dolore faccia il suo corso. Sono un vulcano di pensieri ed emozioni che hanno un immenso bisogno di essere condivise.
Per sfogarmi totalmente apro la scatola dei ricordi, una scatola di scarpe dove sono conservate lettere, biglietti dell'aereo, confezioni di biscotti, dediche, diari di scuola, fotografie... ogni piccola cosa che mi aiuti a rammentare un pezzo della mia vita.
Le lacrime mi rigano il viso ma non sono triste. Ripercorro i primi giorni di scuola, le gite, i viaggi con le amiche, le follie. Riascolto le canzoni che andavano quando ero piccola.
È come una pellicola che mi scorre nella mente. Solo che no, non scorre nella mia mente. Scorre nel mio cuore.

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