CAPITOLO 6

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Non so cosa rispondere.
Perché lo fa?
È una cena tra amici?
Dovrei andarci per parlare, per chiarire le cose?
«Oggi ti ho visto con Anne, al parco, ma forse tu non te ne sei accorto perché eri troppo impegnato a fissarla» rispondo.
Cinque minuti dopo, il mio telefono si illumina.
-No, avrai frainteso faccina che ride.
Ero con lei, ma solo perché l'ho incrociata passeggiando... doveva stare con i suoi fratelli e mi ha chiesto di farle un po' di compagnia...-
«Ma come fate a conoscervi?» gli chiedo, non del tutto convinta della situazione.
-Eravamo compagni di classe alle medie, forse i migliori. Abbiamo legato tanto ma poi le nostre strade hanno preso pieghe diverse... avevamo così tante cose da raccontarci...-
Questi puntini di sospensione mi danno sui nervi. Dimmi tutto quello che devi, non voglio suspense. C'è qualcos'altro? Bene, ti ascolto. Ma, ti prego, non lasciare il discorso a mezz'aria.
«Okay. Sì, va bene, ti credo. E, certo, vengo volentieri a cena da te»
-Fantastico. Ti aspetto per le 8 e mezza faccina col bacio.
*****
Suono il campanello. La porta di spalanca e lui fa un passo verso di me.
Mi guarda e mi fa segno di entrare.
La sua casa è spaventosamente grande. In realtà, qui a Beverly abbiamo una concezione di grandezza piuttosto differente rispetto alle altre città. Qui, dagli scalini più alti della società, fino agli ultimi, le persone vivono in posti sbalorditivi.
Mi fa sedere e mi passa una fetta di pizza. Mi piace la semplicità della cena, mi fa sentire a mio agio.
Bevo un sorso di birra.
«Quindi, cos'abbiamo in programma per stasera?»
-In realtà non ho preparato niente- dice ridendo. -Però, avevo pensato che, se non volevamo stare da soli, potevamo invitare qualche amico...-
-E... qualche amica se ti va- aggiunge davanti alla mia faccia titubante.
«Okay okay» lo tranquillizzo sorridendo.
Compone qualche numero di telefono e si siede accanto a me.
Appoggia la testa tra le mani.
Si avvicina a me. Ancora. Ancora. Le nostre fronti si toccano, le nostre labbra si sfiorano.
Il suono del campanello ci separa.
Hanno fatto in fretta.
Lui si raddrizza e, visibilmente imbarazzato, apre la porta.
Ci sono tre ragazzi e due ragazze. Entrano e salutano Charlie, poi mi scrutano e si siedono sul divano.
Una ragazza mi si avvicina. Dobbiamo esserci già viste da qualche parte perché il suo volto mi è molto familiare.
-Cara Devson- prova lei sperando di averci beccato.
«Aspetta...» mi sforzo di ricordare il suo nome.
Colpo di genio.
«Jin Coleman, abbiamo fatto le elementari insieme!»
-Oh mamma, è vero! Ecco perché mi ricordavo di te!- esclama abbracciandomi.
-Questa è Alys- dice prendendo per mano la ragazza accanto a lei.
-Dubito vi siate mai incontrate perché è nuova qui a Beverly, infatti è un po' timida-
«Abbiamo una cosa in comune» le dico sorridendo.
Il mio sguardo si sposta allora sugli altri tre, seduti a chiacchierare con Charlie.
Mi alzo e mi presento.
-Ciao, io sono Cara Devson, un'amica di Charlie- dico stringendo la mano ad uno di loro.
-Piacere, Kyle Smith, suo fantastico ed inseparabile amico di infanzia nonché miglior compagno d'avventure- sentenzia dando una spallata a Charlie.
-Io sono Carlos e sì, se per caso te lo stessi chiedendo sono nato qui ma mia madre ha una spiccata passione per i nomi spagnoli...- spiega facendo una smorfia.
-Io invece mi chiamo David e sono l'ultimo arrivato del gruppo.
Ho conosciuto 'sti due sfigatelli al campetto della Belfer School e la passione per il basket ci ha fatti diventare amici-
-Bella storia Dav, molto romantico- interrompe Jin.
-Che ne direste di fare un gioco?-
-Bella idea ma io non ho un granché da proporvi...- dice Charlie stringendosi nelle spalle.
-Io avrei in mente qualcosa- accenna Kyle.
Tutti lo sproniamo a parlare.
-Passami la birra per favore- chiede allungando la mano verso di me.
Mi volto e gliela prendo, e lui, dopo essersi versato l'ultimo goccio nel bicchiere, la appoggia orizzontalmente sul tavolo.
-Avete mai sentito parlare del Gioco della bottiglia?-
E chi non l'ha mai sentito?
Annuiamo tutti insieme.
-Perfetto allora, cominciamo-
Dà una spintarella alla bottiglia e la fa ruotare velocemente.
Non fermarti su di me, ti prego ti prego, ti prego.
Di colpo smette di girare e, purtroppo, mi indica palesemente.
Alzo gli occhi al cielo.
«Te pareva» sussurro.
Stessa spintarella, stessa velocità.
Il mio cuore sobbalza.
Riesco a sentirlo battere, come se avesse la forza di uscire dal petto.
La scena si mette in pausa. Charlie si alza.
-Al posto di quello che che ci hanno rubato prima- bisbiglia.
Le sue labbra incontrano le mie, un'altra volta.
Sento il suo respiro sul mio collo.
Dai, forza, che aspetti. Fallo.
Mi sporgo in avanti e prendo il suo viso tra le mani, poi lui si sveglia e mi bacia.
Dura un secondo.
L'istante successivo siamo nuovamente seduti al nostro posto, a guardare la bottiglia ruotare.
È come se stessi guardando la scena dalla finestra. Come se, passeggiando, mi si fosse posato lo sguardo su questi 7 giovani che giocano a fare i fidanzatini.
Il mio fantasticare si interrompe quando mi accorgo che gli occhi di tutti sono puntati su di me.
Oh cavolo, non dirmi che è di nuovo il mio turno.
«Chi dovrei baciare?»
-Direi che sei stata molto attenta- dice Kyle emettendo una risatina dal naso.
-Devi baciare me- dice indicandosi con le dita.
Lo guardo. Poi mi volto verso Charlie.
Infondo, è solo un gioco.
Faccio per alzarmi ma Kyle mi ferma.
-No aspetta, non bacierò la ragazza del mio migliore amico-
Afferra la bottiglia e la appoggia sul tavolo in cucina.
-Cambiamo gioco-
Charlie mi lancia un'occhiatina sorridendo.
Ha davvero detto la ragazza?
La serata si conclude con altri pezzi di pizza, un gelato, ed una chiacchierata tra donne, mentre per gli altri, in un'ardua partita alla PS4.
Poi ognuno va' per la sua strada e Charlie si propone di riaccompagnarmi a casa.
Vorrei che abitassi più lontano, per poter passare più tempo con lui. Chiacchieriamo un po' della serata e gli racconto un paio di pettegolezzi fatti con Jin e Alys sui nuovi amori nascenti a scuola.
«Siamo arrivati» sospiro guardando casa. «Grazie per la bella serata, non ne passavo una così da un bel po' oramai»
Mi prende per mano e mi dà un altro bacio.
-Giusto per farti capire che quello di prima non era solo per gioco- dice facendomi l'occhiolino.

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