6 Il Pronto Soccorso

19 2 0
                                    


I medici, del pronto soccorso, non riescono a spiegarsi come mai in bocca mi manchino dei brakets. In particolare, quello che mi sta ricucendo le labbra, inveisce contro il dentista che mi ha procurato delle ferite così profonde.

«Dovrebbe denunciare quel macellaio che l'ha ridotta in questo stato. Ma siamo sicuri che si tratti di un professionista iscritto all'Ordine? Con tutti questi abusivi che ci sono in giro. Come si chiama questo presunto dottore?» insiste il medico, che non perde occasione per darmi il bigliettino da visita di un suo amico dentista: «Si chiama dottor Dotto è bravissimo, e soprattutto molto professionale. Può stare tranquilla con lui certi incidenti non accadono.»

«Non è stato il dentista» interviene Sara.

Ma prima che lei possa aggiungere altro, le afferro la mano e la attanaglio in una morsa falangetica, ma non per paura di aghi o sangue, ma per impedirle di sfuggire alla mia sorveglianza. Non posso permetterle di confessare il nostro crimine.

Ovviamente per togliere questi altri brackets mi rivolgerò al dottor Dotto. Con tutto quello che è successo lo studio di Ninnì sarà inagibile.

Infatti, dopo appena ventiquattro ore dall'incidente, ricevo una telefonata dalla sua assistente: «Sono l'assistente della dottoressa Pucci» mi tremano le gambe. «Sì?» rispondo con voce roca, per la paura di essere scoperta.

«L'appuntamento di mercoledì è rimandato al mercoledì successivo, purtroppo, abbiamo subito un furto, siamo costretti a lavorare solo su un riunito e quindi...»

Non la faccio nemmeno concludere: «Mi dispiace signorina non intendo aspettare ancora, mi sono rivolta a un altro dentista» dico tutto d'un fiato e riattacco il telefono.

È ovvio che, da questo momento in poi, eviterò categoricamente tutte quelle situazioni critiche in cui potrei rischiare di incontrare Ninnì. Con quale coraggio potrei guardarla in faccia? Oh mio Dio, che cosa ho fatto? Sono una delinquente, un mostro, una miserabile, una persona orribile, orribile, orribile, e chi più ne ha più ne metta!

«Nessuna ammissione di colpa, ma solo fino al giorno del tuo matrimonio, dopo di che, ci costituiremo alla Polizia e ci assumeremo tutte le responsabilità, anche gli oneri finanziari se necessario» così dal giorno del fattaccio, Sara, rinnova puntualmente il suo minaccioso ultimatum.

La prospettiva di una confessione a breve termine e della terribile punizione che ne sarebbe derivata, azzerò all'istante tutti i miei sensi di colpa.

Resettata la mia coscienza. Mi sono presentata, presso lo studio dentistico del dottor Dotto, il quale mi ha rimosso tutti i bracheks con una pinza senza lame taglienti, che non assomigliava per niente al tronchesino che ho usato io.


Vestiamo di viola... dal corredo di NolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora