«no.» dissi, lo dissi con un tono freddo, gelido. Non ero minimamente d'accordo con la decisione di Paul, mio fratello.
«tra tutti pensavo che tu avresti capito.» continuava a fare su e giù lungo la mia stanza, era da tanto che non entrava di sua spontanea volontà ma quel giorno lo fece per venirmi a dire di volersi arruolare.
«non c'è niente da capire, perché dovresti andare ad ucciderti!?» si fermò davanti alla finestra e iniziò a guardarmi fisso negli occhi come un cucciolo quando guarda il suo padrone per avere il via libera di correre.«senti, non voglio che un'altra coppia di sergenti bussi alla porta per dirmi che qualcuno è morto.» continuai.
«non succederà, te lo prometto.» disse una volta avvicinatosi a me.
«lo diceva anche papà, ogni volta che partiva, finché non è più tornato.»
«a me non succederà, stai tranquillo.» lo abbracciai, forte.
«è tardi, dovrei andare a scuola, possiamo riprendere questa conversazione stasera a cena?»
Annuì e se ne andò dalla stanza lasciandomi solo per prepararmi.Mi presi un caffè amaro prima di entrare in classe e scoprire che la mia migliore amica Hannah si era seduta vicino ad un altro ragazzo. Volevo raccontarle di mio fratello ma sarà per la prossima volta, mi inoltrai tra le file di banchi passandole accanto, non mi rivolse neanche un cenno, niente, come se tutto ad un tratto fossi sparito nel nulla.
Magari ha il ciclo, è sempre così quando ha il ciclo.
Mi sedetti vicino ad una ragazza dai capelli rossicci, Laura, in uno dei banchini in fondo all'aula, ovvero quei banchi pieni di scritte sconce e di disegni a caso.
Quando la campanella suonò, mi alzai veloce e mi diressi verso il mio armadietto, che condividevo con uno strano del secondo anno, Martin, io ero al terzo e anche se in termini di età non eravamo tanto lontani, per tutto il resto eravamo lontani anni luce. Mi ricordo che invadeva sempre la mia parte con i suoi modelli di Star Wars o Star Trek o robe simili. Non mi piacevano per niente quelle cose, ma ognuno ha la sua croce e la mia, almeno a scuola, era Martin.
Dopo aver levato una Millennium Falcon da un mio quaderno chiusi lo sportello e me ne andai in classe.
Anche quella volta Hannah si sedette vicino ad un altro ragazzo, lo stesso dell'ora precedente. Non dissi niente, mi misi in prima fila in modo da restare attento senza farmi distrarre e infatti quell'ora passò relativamente in fretta. Ogni tanto si sentivano le risate di Hannah dietro di me e mi facevano irritare, o qualcosa del genere, come quando la sera mentre sei a letto una zanzara inizia a ronzarti nelle orecchie.
«hey!» mi disse Matt, una specie di migliore amico, uno di quegli amici che quando c'è, c'è, e quando non c'è, non c'è. Non importava da quanto tempo non ci sentivamo, una volta riuniti era come prima.
«hey, come va?» gli andai in contro tirandomi lo zaino sulle spalle.
«io bene, tu? Hai una faccia.»
«che faccia? Non ho nessuna "faccia".» non avevo nessuna "faccia".
«hai intenzione di raccontarmi qualcosa?» dove voleva andare a parare?
Feci delle smorfie per far trascorrere il tempo.
«ti va un gelato?» dissi, non sapevo che altro dire.
«certo, ma... abbiamo ancora un'ora di lezione.» perché doveva sempre seguire le regole!?
«educazione fisica non interessa a nessuno dai.»
«tu hai educazione fisica, io ho fisica e sarebbe meglio se ci andassi. Ci si vede dopo dai.»
«okay»Ero abbastanza triste quel giorno, ma non era una novità in quel periodo. Ormai non avevo imparato a trovare la felicità ma a gestire la tristezza, sono due cose completamente diverse.
«eccomi!» era sempre allegro. Sempre.
«finalmente!»
«ma piantiala, non ti ho fatto aspettare tanto.» aveva un bellissimo sorriso, che compensava con la puntualità mancata. Una specie di equilibro.
«sono invecchiato nel frattempo.»
Non disse nulla, rise. Anche mentre mangiammo il gelato, rise.«allora?»mi disse.
«allora...» che gli potevo dire? Di mio fratello, di Hannah, di entrambi, o di nessuno? Odiavo vomitare i miei problemi alla gente, ero più un tipo che se ne stava in silenzio.
Tutto ad un tratto si fece serio, e stranamente smise di ridere, e ancora più strano lo trovai quasi carino a cercare di fare il serio.
«Chris, parla su.» ci eravamo seduti e appoggiò la sua mano sulla mia gamba.Forse per la timidezza, per l'imbarazzo ( di cosa poi!? ), forse perché avevo il cervello in pausa pranzo, non dissi nulla.
«sforzati, è sempre stato così e alla fine hai sempre detto ciò che volevi dirmi, sforzati.» era carino da serio.
«mio fratello vuole arruolarsi e la mia migliore amica non mi parla più.» presi un bel respiro. «che bello.» dissi ironicamente.
«e come pensi di risolverli?»
«faccio come sempre.»
«ovvero!?»
«proverò a sistemare le cose una volta, se non funziona allora sarò come un sasso sul fondo di un fiume che vede l'acqua scorrere senza fare niente.»
«vuoi che vengo da te stasera? Ti faccio compagnia mentre parli con tuo fratello?» sapeva essere un amico alle volte, cioè sempre.
Annuì, ma anche li non dissi niente di particolare. Un si mi sembra.Andammo a casa mia con la macchina di Matt, aveva un rottame di macchina, ma era bello nel suo schifo. La chiamavamo la carcassa, ma con affetto.
Entrai in casa e andai in cucina.
«mamma, Matt può rimanere a dormire da noi?»
«certo.» per poco non si tagliò un dito mentre non guardava per esaminare Matt. Che conosceva da dieci anni e ogni volta lo riesaminava.
«Matt fattelo dire, sei diventato proprio un bel ragazzo.»
«grazie signora.» rise.
«andiamo in camera va, prima che inizi con delle domande strane.» mia mamma era la regina delle domande strane, una volta chiese ad Hannah se preferiva la mortadella o il salame. Così, dal nulla.«mi sta simpatica tua madre.» mi confessò Matt.
«se vuoi fare a cambio.»
Ci sdraiammo sul letto.«Matt?»
«si.»
«che gli dico?»
«quello che sentirai di dirgli appena lo vedrai.»
STAI LEGGENDO
Issues
Romance(Boyxboy) Chris vuole vivere la sua vita con leggerezza e per farlo deve affrontare molte cose come la sua omosessualità, il suo amore e il suo nemico, la sua famiglia e molte altre.