3.pink

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Mi ero impegnato abbastanza bene per non far tralasciare niente, e forse lui aveva capito? Era il mio migliore amico, è ciò che ci si aspetta dagli amici. Capirsi e... parlare e... supportarsi a vicenda ma io ero veramente negato nelle discussioni, e anche nei rapporti visto che Hannah non mi rivolgeva più nemmeno la parola.

Se avevo un problema, lo lasciavo nella mia mente finché non scompariva da solo, finché non veniva rimpiazzato con un altro, e quando erano troppi, ovvero dopo all'incirca mesi e mesi di silenzio, mi rinchiudevo in bagno, accendevo l'acqua della doccia per non farmi sentire da nessuno, e piangevo finché non avevo più niente da versare.

Che schifo penserete.

Non ho mai detto che era bello, ma era necessario, per non scoppiare.

Comunque, dovevo rispondere a Matt.

«no, mai.» era la mia occasione pensai. Vaffanculo.
«davvero? A me è successo una volta sola, l'anno scorso.» sorrideva mentre lo diceva, era facile per lui, per tutti era facile evidentemente, tranne a me.

Odiavo quel periodo della mia vita.

«e di chi?» gli diedi una pacca sul ginocchio.
«di uno dell'ultimo anno, ora non c'è più.» storse la testa.
«che hai?»

Stava dicendo a me? Si, che cretino, a chi altro poteva chiederlo?

«perché lo chiedi?»
«ti vedo giù, è per Hannah?»
«un po'.» sapeva che ero di poche parole quando ero nervoso.
«e?»
«cosa?»
«e l'altro po'?»
«lascia stare.»
«è una cosa importante?»
«no, è una cazzata.» sminuivo sempre, tutto ciò che riguardava me era una cazzata. Non mi preoccupavo dei miei problemi e di conseguenza non permettevo a nessuno di conoscerli.
«okay, mi prometti che quando vorrai parlarne me lo dirai?»
« feci si con la testa e mi misi sotto le coperte.» mi tirò un cuscino.
«se ti addormenti ti uccido nel sonno.»
Un po' me ne vergogno ma in quel periodo non avevo paura di morire, letteralmente. Mi alzai lo stesso.
«muori stronzo.»

Iniziammo una lotta, che duro un'eternità. Ero stanchissimo una volta conclusa con la mia vittoria.

La mattina seguente ci svegliammo incredibilmente presto, alle dieci eravamo già in piedi. Decidemmo di andare a fare una girata in una specie di centro commerciale, ad un certo punto Matt mi iniziò a picchiettarmi sul braccio.
«c'è Hannah, che hai intenzione di fare?»

Era con qualcuno.

Volevo ignorarla, ma dopo Matt avrebbe pensato che sono uno schifo di persona se non riesco a parlare con la mia migliore amica, o con quello che rimaneva.

Mi avvicinai.

«ciao!» dissi.

Andarono avanti, ridendo per i fatti loro come se non mi avessero visto, sarei tornato da Matt e avrei ripreso il giro ma.... non lo feci.

«Hannah, ti ho detto ciao.»
«forse non ti vuole rispondere, e adesso vai.» non parlò, fu il ragazzo accanto a lei a farlo.

Alzai le braccia e tornai da Matt.

«cazzi suoi, gente così è meglio perderla che trovarla.» dissi.
«non dire così, sei solo arrabbiato.»
«vaffanculo.»
«andiamo, entra e compriamo qualcosa, tanto per sbollire la tensione okay?»
«andiamo.»

Entrammo dentro un negozio di vestiti, uno di quelli abbastanza famosi ma che non ricordavo mai il nome.

Durò poco, come sempre, eravamo molto selettivi e se qualcosa non ci stuzzicava si andava via in pochissimi minuti, forse secondi, forse attimi.

La gelateria era chiusa per ferie.

Quali ferie? Non è periodo di ferie.

Ma la paninoteca li vicino era sempre aperta, sempre, era una delle certezze del mio mondo. Non importava se fuori nevicava o se c'era un'apocalisse zombie, quel posto era aperto.

«allora? Che mi dici» non insisteva mai così tanto per estrapolarmi le cose, di solito si arrendeva e basta.
«tu che mi dici piuttosto.» avevo la bocca piena e odiavo stare in silenzio a tavola, è quasi imbarazzante stare così vicino ad una persona e non scambiarci nemmeno due parole in croce.
«mh... ti dico che... dopodomani abbiamo il compito di matematica. Ti riesce?» quasi quasi era meglio se parlavo io.
«si può fare insieme!?» disse, dovevo aver fatto una faccia tipo "e chi ci riesce a farla".
«no problem, anzi. Ma a te riesce?»
«poco, ma magari in due riusciamo a fare qualcosina.»
«perfetto.»
«vuoi rimanere da me a dormire? » rise.
«e tua mamma mi prepara quei suoi cupcake deliziosi?»
«potrei dirglielo, si.» che bravo pensai, quando mi ricapiterà un amico figlio di una pasticcera, cioè, non proprio una pasticcera ma in confronto a sua madre le pasticcere sono come gli omega (le puttanelle del branco) contro gli Alpha.

Iniziai ad applaudire. E lui rise ancora, nascondendo per poco il viso con le mani.

«Quindi, che si fa?» chiesi.
«non so, abbiamo ancora tutto il pomeriggio e tutta la serata libera.» era convinto.
«serata?»
«certo, hanno aperto un nuovo locale in centro e noi ci andremo.»
«oddio, sei sicuro?» non ero particolarmente attratto dalle feste, cioè, mi piaceva esserci, ma tutto il lasso di tempo prima lo odiavo, vestirsi bene, l'ansietta che non mancava mai...
«ovvio, allora andiamo a comprarci dei vestiti.» era proprio entusiasta.
«ma ne abbiamo anche troppi a casa.»
Mi prese per un braccio, avevo appena ingoiato l'ultimo boccone. Entrammo in un negozio di vestiti fighi, secondo Matt, secondo me i vestiti fighi erano da tutt'altra parte.

Alla fine si comprò le solite cose, una maglietta qualsiasi, dei pantaloni qualsiasi, tanto stava bene con tutto pensai, perché continuavo a pensarlo???

Quando toccò a me fu più lunga la faccenda, almeno dal mio punto di vista, secondo quello delle lancette dell'orologio durò all'incirca dieci minuti, ma erano stati i dieci minuti più lunghi della mia vita. Io ero abbastanza riservato, in tutto, e il mio livello di timidezza superava di gran lunga quello di qualsiasi ragazzo della mia età, di qualsiasi età.

E Matt continuava a sfilarmi e a mettermi magliette, come se non ce l'avrei fatta da solo. Scelse lui per me alla fine, per me andava bene tutto.

Bastava che gli piacesse.

che mi piacessi.

«va bene?» dissi guardandomi allo specchio.
«sei perfetto.» gli feci un sorriso, ma lui era girato verso la cassiera.

Buttai quel sorriso nel cestino dell'immondizia.

«ora andiamo?»dissi.
«c certo. Offro io.» non era la prima volta che lo faceva, i suoi se la passavano bene, incredibilmente bene ma non potevo lasciargli pagare tutto.

Alla cassa mi chiuse la bocca e pagò anche per me.

Lo ringraziai.

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