5.glass

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La mattina seguente fu un disastro assoluto, volevo andarmene in fretta per non vedere Matt. A dire la verità speravo non si ricordasse nulla ma..
«ti va di parlare? Di ieri sera?» mi disse dopo aver bussato lentamente alla porta del bagno nell'esatto momento in cui mi stavo lavando la faccia.
«non proprio.» guardavo il mio riflesso, ed ero consapevole che quella persona, tutti i suoi lineamenti, la postura e tutto il resto. Ero io. Solo io. Non potevo cambiarmi, ero io e basta.
«ti farebbe bene parlarne.»
«non c'è niente di cui parlare.» mi girai verso di lui. «mia madre è contraria a queste cose lo sai.» non volevo affrontare l'argomento.
«guarda che non c'è assolutamente niente di male ad essere omosessuali.» ogni volta che dicevano quelle parole su di me mi veniva un nodo allo stomaco. Mi appoggiai al lavandino.
«tutto okay?»
« Matt io... non posso, non posso e basta, alcune volte vorrei non essere così, vorrei non dovermi preoccupare di queste cose.»

Il quel periodo volevo non preoccuparmi più della vita.

«stai tranquillo, ci sono io. Scusa se ieri mi sono lasciato andare.»

Rimasi in silenzio. Mi scese una lacrima, ma rimasi immobile di fronte a lui.

«se questa cosa dovesse essere vera, non... non..» non riuscivo neanche a finire la frase. Le parole ronzavano nella mia testa in disordine.

«la vita è fatta anche di cose spiacevoli.» solo di quelle praticamente.

Mi avvicinai a lui e lo abbracciai. Forte. Fortissimo.

Volevo le sue braccia intorno al mio corpo. Volevo sentirmi al sicuro da braccia che capivano cosa stessi passando.

«forse...» dissi, mi venne in mente un'idea folle.
«dimmi.» si staccò leggermente.
«forse dovrei dirlo alla mia famiglia.» lo vidi contrariato, pensavo che sarebbe stato d'accordo.
«forse, prima dovresti accettarlo tu stesso.» ma io lo sapevo. Sapevo che non potevo essere etero, lo sapevo con tutto me stesso. Ma odiavo tirare fuori l'argomento, quello si.
«ma io so cosa sono.»
«lo so che lo sai, ma devi accettarlo prima.»

Iniziai tutto d'un colpo a pensare ciò che era successo la serata prima.

«quello che mi hai detto ieri..?» chiesi.
«era vero, tutto quanto, ma le cose rimarrano come prima stai tranquillo.» mi stavo spingendo oltre forse. Lui sembrava triste, rammaricato. Mi avvicinai ancora di più a lui e lentamente gli diedi un bacio sul collo.

Trattenne il fiato.

«e se volessi che cambiassero?» dissi. Non volevo più nascondermi, almeno non con lui.

Mi fissò, non sapevo quale sarebbe stata la sua reazione fino a che non mi diede un bacio sulla guancia, dolce, carino, ma sempre sulla guancia. Perché solo li? Avevo praticamente fatto coming out e la mia ricompensa era un bacio sulla guancia???

Che schifo.

E ora? Ci sarebbe stato un filo di imbarazzo tra di noi? O tutto era esattamente come prima?

«andiamo?» non poteva rimanere fermo per più di cinque minuti, non ci riusciva.
«dove?» ed io ero sempre curioso di scoprire dove mi poteva trascinare.
«potremmo andare a mangiare..» erano sempre posti dove il cibo regnava sovrano.
«continua.» e chi ero io per dire di no al cibo?
«se andassimo al ristorante dei miei zii? Così non si paga e almeno ti tiri un po' su.» non era mai successo che Matt si sentisse giù di morale. Non gli era mai capitato niente di brutto, era sempre felice e spensierato.

Mi piaceva.

Appena finimmo di mangiare ritornammo a casa per fare matematica, forse la materia nella quale Matt fa più schifo, io ero bravo ma dissi di no per stare del tempo da solo con lui. E lui se ne accorse subito.

«ma tu sei un fenomeno a matematica.» disse.
«diciamo che me la cavo.»
Mi guardava con ammirazione, ed io lo guardavo pieno di voglia di baciarlo, lo volevo davvero, non per dimostrare qualcosa a me o a lui o a tutti gli altri.

Eravamo seduti per terra con almeno trecento fogli pieni di formule, appunti vari e esercizi, quando iniziò lentamente a venire verso di me, io mi avvicinai a lui e finalmente ci baciammo.

Ma un bacio vero, riuscivo a sentire le nostre lingue che si intrecciavano l'una con l'altra.

Ma ad un tratto si fermo e venni travolto dai sensi di colpa.

«scusa, non dovevo. È meglio che vada ora.»

Non gli diedi il tempo di dire niente, scesi le scale il più in fretta possibile, salutai sua madre velocemente e me ne andai verso casa mia.

E ci sarei anche arrivato se non fosse per Martin.

«hey Chris, che ci fai qui?» mi chiese, io continuavo a camminare. «che hai fatto?»
«niente Martin. Ci vediamo a scuola.» continuava a seguirmi.
«ti va di andare a giocare nella nuova sala giochi qui all'angolo?»
«Martin, dovrei andare a casa, grazie lo stesso.» mi guardò perplesso.

Camminai ancora più veloce.

Mi fece un cenno con la mano e svolto l'angolo continuando a fissarmi, lo so perché anche io lo stavo fissando.

Entrai in casa con la testa bassa, non volevo che nessuno mi sentisse ma dovevo aver sbattuto troppo forte la porta.
«hey, fratellino ti sei divertito oggi?»
«em, si certo, ora vado in camera che sono stanco.»
«ci si vede dopo allora.»
«certo, a dopo.»

Mi rinchiusi nella mia stanza, avevo appena baciato volontariamente Matt, nel senso che lo volevo davvero, e stavo pensando a me stesso mentre lo facevo. Dove mi avrebbe portato quel comportamento? Volevo sprofondare nel vuoto, volevo che non fosse mai successo ma ero così e non potevo cambiarmi, non ci sarei mai riuscito.

Ma...

Matt era simpatico, dolce, carino, divertente. Non riuscivo a trovare difetti in lui, mentre riuscivo perfettamente a trovarli in me. Timido, inconcludente, non facevo mai la cosa giusta e riuscivo perfettamente a mandare a monte anni di amicizia. Ero pessimo in tutto, in qualsiasi cosa.

Qualcuno bussò alla porta, io ero sdraiato sul mio letto e stavo guardando la finestra, la quale era piena di piccole goccioline d'acqua.

Era mio fratello.

«La cena è pronta.» disse felice ma io non avevo molta fame.
«credo che stasera passo.»
«è successo qualcosa?»
«non deve sempre succedere qualcosa, non ho fame e basta.»
«ti conosco, è per Matt?» che voleva dire, che pensava? Forse mi aveva scoperto o forse pensava ad una semplice litigata tra amici.

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