Day 2 (parte 3)

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"Come ti chiami?" domandò Camila alla ragazza affianco a sè e quest'ultima pensò sù prima di rispondere.
"Michelle" disse Lauren sapendo che il suo secondo nome non fosse conosciuto da molti, quindi non avrebbe rischiato di tralasciare delle importanti informazioni di sè.
"Io sono Camila" sorrise la ragazza "Ma puoi chiamarmi Mila"
"Lo so che sei Camila" rise Lauren "Aspetta" dopo ciò si alzò e afferrò la piccola radiolina "Metto qualche canzone?" domandò e Camila sgranò gli occhi impaurita. Quando Lauren non ricevette risposta quest'ultima si voltò e vide Camila che fissava affianco a sè, la sua parte vuota del letto "Mi dispiace, non volevo ferirti" si scusò subito Lauren, posando la radiolina al suo posto.
"No, è solo che... non voglio sentire quelle maledette note entrare nelle mie orecchie" disse debolmente Camila.
"Lo comprendo. Vuoi qualcosa da mangiare? Non hai mangiato" disse Lauren con preoccupazione e Camila fece no con la testa.
Ciò che però allarmò un pò Lauren era che il composto che le aveva dato avrebbe dovuto farla salire d'animo ma ciò non avvenne.
"Sto bene così, grazie" disse Camila ma a verità era che si sentiva debole e sembrava accettarlo, come se meritasse ciò.
Lauren fissò gli occhi flebili della ragazza che d'improvviso fissò un punto vuoto della stanza. Poi scivolò una lacrima, un'altra e un'altra ancora.
Lauren cercò di distrarsi ordinando qualcosa in camera per non incontrare i suoi occhi lacrimanti ma era difficile. Come poteva evitare lo sguardo triste di una vittima innocente rinchiusa in quell'inferno?
"Pensi che uscirò da qui?" Lauren a quella domanda smise di ordinare le cose "Pensi che rivedrò i miei genitori?" domandò ancora, singhiozzando. Lo aveva chiesto con paura, come se sentisse che qualcosa non sarebbe andato bene in quel giorno, come se avesse l'obbligo di saperlo "Sono davvero così terribile?" il suo pianto silenzioso divenne disperato.
Lauren provò a dire qualcosa ma i sensi di colpa la divorarono.
"Credo che ritornerai da loro" mentì, voltandosi, e vide Camila che la stava guardando con tristezza
"Secondo te qualcuno mi sta cercando?" domandò Camila "Dopo il male che ho fatto..." sussurrò. Le frasi di Sofì, la salute del padre insieme alle parole spregevoli e orribili che la voce femminile modificata le diceva l'avevano condizionata emotivamente.
"Ti stanno cercando" disse Lauren. Lei non era il tipo di ragazza che dava conforto e sì sentì strana quando si comportò diversamente con quella ragazza. Lei era una persona orribile e non era la ragazza che aiutava le persone a sopravvivere alla vita. Cosa stava succedendo?
Camila restò in silenzio. Lauren anche.
Ad un certo punto la corvina sentì un rumore e quando si girò vide che la ragazza si stesse alzando, con difficoltà, mentre appoggiava una mano al suo stomaco come per reprimere il dolore.
"Dove devi andare?" domandò Lauren, pensando che volesse andare in bagno.
"Mi fa male lo stomaco..." disse Camila, sentendo un liquido salirle dalla gola già da prima.
Si mise a sedere sul lettino con gli occhi sgranati per il dolore.
Sentiva i polmoni ricevere pian piano meno aria, come se si stessero chiudendo.
"Forse è il sintomo del composto" disse Lauren, non essendo sicura ma cercando di aggrapparsi al vago e distogliendo lo sguardo di nuovo.
"Michelle..." sussurrò, pulendo le sue labbra da qualcosa "Cos'è?"
Lauren si voltò e si avvicinò alla ragazza per studiare il composto sulle dita di Camila.
Il composto che Camila aveva fra le dita non era per niente tranquillizzante, inoltre l'antidoto che Lauren le aveva dato avrebbe dovuto farla ribellare in un certo senso e non farla sentire debole, ma solo in quel momento la corvina collegò i punti.
Camila non mangiava, soffriva di stomaco, era debole, l'unico sintomo che aveva funzionato era lo stordimento ma non aveva presentato nessun altro miglioramento. Come poteva essere così stupida Lauren? Il suo antidoto non aveva funzionato.
"Oddio..." esclamò la corvina "Cazzo, cazzo, cazzo!" esclamò e Camila continuò a tossire quel composto bianco appiccicaticcio.
Le sostanze che Lauren aveva messo nei suoi bicchiere d'acqua insieme alle medicine avevano provocato quello. Una catastrofe. Un liquido che avrebbe danneggiato il tuo corpo, soprattutto se l'organismo era debole, proprio come quello di Camila.
A Camila sentì il fiato bloccarsi e i polmoni sembravano chiederle ossigeno nonostante avesse una flebo proprio accanto. Iniziò a tossire e continuò così finchè la sua vista non si annebbiò.
"Camila!" urlò Lauren "Camila!"
La ragazza sentì la voce ma non riuscì ad interagire, a parlare e a muoversi.
I muscoli le facevano male e sentiva i polmoni pian piano chiudersi.
L'antidoto non aveva funzionato.
Forse perché aveva sbagliato ricetta nel farlo? Forse perché il corpo di Camila era troppo debole per contribuire alla sua salute? Forse perché non aveva usato abbastanza dose?
Lauren non sapeva che fare.

The psychological game ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora