Arrivò il giorno, purtroppo.
Camila stava facendo la sua colazione silenziosamente come aveva passato il giorno prima dopo essere stata ferita da Michelle.
"Mi dispiace" disse la ragazza, rientrando in infermeria e Camila sorrise debolmente capendo il motivo di quella frase. Posò la colazione sotto il cuscino sapendo che i croissant non fossero nella categoria del cibo da dare ai detenuti.
Due ragazzi incappucciati entrarono in stanza e le afferrarono le braccia e le legarono i polsi le manette.
"Ciao" disse Camila semplicemente con un sorriso ma Michelle non rispose, sembrava strana in quella mattina ma Camila credeva che fosse a causa del suo ritorno in cella, ma non era per quel motivo, purtroppo.
Venne buttata di nuovo nella stupida cella numero trentatrè e sentì il corpo stanco al solo pensiero di dover sentire le solite basi musicali e le solite voci.
Si accomodò in un angolo della stanza e fece una smorfia al sentire il solito brutto odore di quella cella sicuramente non pulita durante la sua assenza.
Poi sentì un suono familiare.[ Ascoltare la quinta canzone della playlist.
Sunday Stroll di Benny Treskow]Ricordava quel giorno.
Suo padre aveva imparato alla figlia il pianoforte e lei con le sue fragili e piccole dita dopo due anni di lezione riuscì a far scorrerle fluidamente sul pianoforte, ma ciò che la insospettì fu che quella base fosse vecchia da anni, come aveva fatto la sviluppatrice del gioco ad averlo? Era un video che solo lei e la sua amica avevano.
Ciò che non capì fu che quel suono non fosse in qualche modo strano e triste, ma nostalgico.
"Lolo" sentì risuonare nella stanza e lei sorrise a quel nomignolo.
"Sì?" la voce acuta della bambina risuonò e Camila sentì quasi le lacrime agli occhi.
"Secondo te non possiamo creare un'associazione tipo segreta dove ci occupiamo di sistemare le persone più orribili?" la sua voce era sognante mentre Camila suonava ancora il pianoforte senza sbagliare una nota.
"Sarebbe bellissimo!" era così felice che per un attimo aveva pensato di staccare le sue dita dal pianoforte per creare già da subito quell'associazione segreta per divertirsi.
"Pensi che i miei genitori ne sarebbero felici?" la ragazza dagli occhi smeraldi si avvicinò alla piccola Camila, ricordava perfettamente quel momento.
"Perché questa domanda? È ovvio"
"Sì, ma... papà?" si era avvicinata a Camila e l'aveva abbracciata cirncondando le sue braccia al collo di Camila "Papà è maschilista, lo sai. Pensa che si arrabbia se difendiamo le donne?" aveva dato un bacio sulla guancia di Camila.
"No, Lauren" disse Camila "Dovrebbe esserne felice, no?"
"E se invece mi facessi chiamare Michelle? Così papà non si accorge che sono io la supereoroina visto che non usa mai il mo secondo nome"
Camila sgranò gli occhi e pensò istintivamente all'infermiera.
Le mani le tremarono e il cuore le battè all'impazzata.
"Per me va bene" disse Camila, concentrata ancora sui tasti neri e bianchi "Mi dai un bacio?"
La ragazza dagli occhi verdi istintivamente si inclinò ancora abbracciandola per darle un dolce bacio sulle labbra.
"Dovrò partire, sai?" disse Michelle con tono triste "Non so se potremmo sentirci"
"Perché?" domandò la bambina.
"Perché sì, papà non vuole che ci frequentiamo. Andrò a New York"
Quel giorno staccò le sue dita dal pianoforte mentre la base musicale continuava a risuonare nel video di YouTube dove Camila leggeva le note, e la ragazza dagli occhi versi tolse le sue dolci braccia dal suo collo.
"La nostra associazione?"
"La farò"
"Senza di me?"
"Ne farai parte anche tu"
L'ultima frase rimbombò nella tensta dela cubana, che si alzò e iniziò a dare calci al muro.
"Questo era ciò che intendevi con -ne farai parte anche tu-?!" urlò, con le lacrime agli occhi "Cazzo! Non ci posso credere! Falsa!"
Le voci e la canzone continuò a risuonare nella stanza ma Camila si rifiutò di ascoltare.
"Mi hai rinchiusa in questa stanza per la tua stupida di associazione segreta! Sei seria?!" era ferita. Distrutta "Muori! Devi morire! Sai per quanto tempo ti ho aspettata?! Erano passati anni e non ti eri più fatta vedere!" si avvicinò alla porta e diede forti pugni ad essa "E questo per cosa?! Per la tua cazzo di stupida associazione! Come non avevo fatto a non pensarci prima?!" la sua voce era singiozzante mentre le nocche stavano iniziando a sanguinare "Fottiti tu e la tua stupida associazione! Sei rimasta una bambina! Scommetto che hai ucciso tuo padre proprio come ha fatto lui con tua madre!"
Lauren ascoltava tutto ma non intervenne.
Era arrabbiata e triste. Si sentiva un mostro ma aveva bisogno che Camila avesse capito chi fosse, almeno prima di morire.
"Uccidi le persone solo per ricompensare la morte di tua madre! Sei anche tu un mostro! Io avrò rovinato la vita di mio padre e quella di Sofì, ma tu?! Tu hai ucciso in tutti questi anni miliardi di persone! Mi avevi abbandonata per andare a New York con tuo padre, che chissà perchè morì quando tu facesti diciotto anni! Lo avevi ucciso dopo qualche mese dalla sparizione di tantissime persone che erano rinchiuse in questo inferno! Vergognati!" le sue parole erano acide e piene di odio "Non posso credere che tu l'abbia fatto davvero! E questo perchè? Perché ti è piaciuto giocare con me! Ti è piaciuto vedermi stare male qui dentro!"
Lauren non le voleva fare male. Non sapeva che Camila fosse lei, la bambina con cui giocava da piccola, o almeno non lo aveva saputo prima di quella mattina, proprio perché mentre ascoltò varie registrazioni e video trovò molte informazioni che le ricordavano di lei. Aveva scoperto il nome del padre e della madre. Scoprì che scuola frequentò e molto altro. Aveva fatto delle ricerche approfondite che non aveva fatto nei precedenti giorni. Lauren non potè negare che in quel quattro giorni avesse trovato le espressioni di Camila familiari, ma non poteva credere che quella fosse la sua fidanzata dell'età di sette anni.
Le lacrime scivolarono sul viso della ragazza dagli occhi verdi che in fondo era ancora la bambina che conosceva Camila.
"Ti odio!" urlò la ragazza dagli occhi nocciola.
Quella volta fu una delle ultime volte che urlò.
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The psychological game ➳ Camren
FanfictionSi diceva che certe persone fossero destinate ad entrare nel famoso "Gioco Psicologico" dove una voce roca ti faceva delle domande dopo averti fatto impazzire tutto il giorno. Si diceva che le persone non riuscissero ad uscire vive da quel gioco pri...