Day 4 (Epilogo)

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[ Ascoltare la settima canzone della playlist.
Hold on di Everstreet ]

Dopo urla disperate, pianti incontrollabili, parole spregevoli che sperava Lauren sentisse, vide proprio lei, ammanettata e portata di fronte alla sua cella.
Non capì cosa stesse succedendo finchè un uomo non la fece uscire.
"Sei libera" le disse l'uomo incappucciato e solo in quel momento capì cosa stesse succedendo.
Lauren le sorrise debolmente e Camila sgranò gli occhi.
"No! Aspettate!" urlò, cercando di liberarsi per andare verso Lauren "Aspettate! Lasciatemi" cercavano di portarla via "Lauren, ti amo! Mi dispiace!" singhiozzò "Lauren! Ti amo, scusami! Ti prego! Ti libererò, capito? Dimmi che senti, ti prego!"
Lauren non capì e Camila lo percepì dalle sue espressioni facciali deboli e impassibili.
Camila venne portata via e solo dopo le diedero una lettera che dicevano fosse di Lauren, ma lei non riuscì ad aprirla per le mani che le tremavano.
Era fuori. I muscoli non reagivano mentre tutti gli uomini incappucciati uscirono di corsa dall'edificio e Camila non capì cosa stesse succedendo finchè dopo qualche secondo vide tutti i detenuti correre verso l'uscita.
Erano tantissimi. Erano felici.
A Camila brillarono gli occhi e pensò che sarebbe arrivata anche Lauren, ma così non fu.
Lauren aveva liberato tutti ma aveva deciso che lei dovesse marcire lì dentro.
Camila corse tra la folla con le lacrime agli occhi.
Cercò la cella numero sessantasei ma quando la vide aperta con il corpo ormai freddo a terra pianse disperatamente.
"Non lasciarmi!" urlò  "Possiamo passare una vita insieme, Lauren! Possiamo stare bene" la prese dalla maglietta e singhiozzò "Possiamo stare insieme. Possiamo tornare a casa, ti prego, torniamo a casa insieme" pianse mentre le sue voci rimbombarono nella cella "Dimmi che hai sentito quando ti ho detto che ti amo. Dimmi che sei viva!" cadde il silenzio e non ebbe il coragvio di avvicinarsi al cuore per sentirlo battere per paura.
Poi sentì le sirene della polizia.
"Non possono portarti via!" urlò Camila, cercando di prendere Lauren tra le braccia "Possiamo ancora passare una vita insieme..." sussurrò, come se avesse quasi accettato la triste realtà "Posso ancora suonare il pianoforte mentre tu mi baci per distrarmi" ricordò e pianse.
Il suo cuore ero distrutto. Il suo viso era rosso per le lacrime.
"Dimmi che mi ami" sussurrò "Io ti amo. Dimmi che mi ami, ti prego"
In quel momento sentì degli uomini correre verso le celle.
Camila strinse il corpo ormai morto a sè per un abbraccio confortante ma non fu per niente simile o vicino a quell'aggettivo.
Appoggiò il suo viso sul petto di Lauren e non sentì più il suo cuore battere.
I pianti disperati rimbombarono nell'edificio.
Sentì qualcuno afferrarla dai fianchi e ammanettarle i polsi mentre qualcuno diceva qualcosa ma Camila non sentì nulla poichè fosse concentrata a guardare il corpo flebile e ormai morto a terra.
Il cuore di Camila si bloccò ma tenne stretta a sè la lettera ormai stropicciata.
"Lasciatemi! Lasciatemi dieci minuti!" urlò Camila tra i pianti "Lasciatemi! Giuro che dopo i dieci minuti potete portarmi anche via!"
Dopo ciò i poliziotti si allontanarono dalla cella e Camila lesse la lettera vicino al corpo debole di Lauren. Le accarezzò i capelli corvini mentre con una mano tenne la lettera.

"Ciao, Camila.
Che strano scriverti adesso. Che strano, è tutto così assurdo.
Quella mattina del quarto giorno avevo scoperto chi fossi. Sì, parlo al passato perché non se tu stia leggendo subito questa lettera oppure tu l'abbia messa a parte perchè mi odi, ma in fondo ti do tutte le ragioni del mondo per odiarmi.
Ritornando a prima.
Avevo scoperto che tu fossi la bambina con cui giocavo quando ero piccola. Con cui piangevo e ridevo. Con cui parlavo dei miei sogni.
Che strano, vero? Quant'è piccolo il mondo?
Ricordi quando cercavi di impararmi il pianoforte ma non riuscivo perché ero troppo impaziente? Ricordi quando mi dicevi che mi amavi?
Che bello, vero? Quei momenti.
Eppure nonostante gli anni mi sono rinnamorata di te. Stai ridendo? Beh, forse sì, forse perché non mi ami.
Ma voglio che tu sappi che tu eri l'unica ragazza all'interno dell'edificio che mi attraevi davvero. L'unica ragazza a cui pensavo e mi preoccupavo.
Tu riuscivi a farmi perdere il controllo. Il controllo della mia associazioni e delle regole da seguire.
Camila.
Se ci penso vorrei baciarti di nuovo. Mi dispiace così tanto che noi ci siamo riicontrate così.
Mi dispiace. Tu ho rovinato la vita.
Ma sappi che ti amo e ti amerò sempre. Sto scrivendo questa lettera con le lacrime agli occhi mentre penso a noi da bambine.
Sai dove ho trovato quella registrazione? Sul mio cellulare. Dopo che ero venuta a conoscenza di chi tu fossi, volevo farti capire chi fossi io ma non avevo alcuna registrazione, così convertì il nostro video che avevamo registrato da bambine in una registrazione.
Sorrido se penso a quel giorno, perché quello era l'inizio dell'inferno. Da quel giorno è come se io avessi firmato un contratto, un qualcosa che avesse detto che definitivamente io fossi nata solo per distruggere il male con il male, e mi dispiace.
Mi dispiace che la donna, o la bambina che tu speravi fossi, in realtà è solo una stupida donna che ha solo causato suicidi e disperazioni.
Spero che abbia scritto bene questa lettera. Scusa se parlo di me al passato e al presente perché mi confondo. Perché mi scordo che sono morta e che in questo momento, adesso che stai leggendo non esisto più.
Ricordati di me.
Spero che tu mi ami ancora, Camz.
E per favore, non morire.

Dalla tua Lolo."

Camila pianse leggendo la lettera nella sua mente. La toccò delicatamente come se stesse sfiorando qualcosa che fosse ancora vivo lì dentro, ma quelle parole erano morte con lei. Con la sua Lolo.
Accarezzò il viso di Lauren chiudendo gli occhi mentre piangeva.
"Ti amo ancora, Lolo, ma tu non mi avevi sentita. Ti amo, ti amo, ti amo" disse "Spero che tu mi abbia sentita adesso"
Camila si staccò a malavoglia dal suo corpo e sospirò.
"Mi dispiace, Lolo" disse piangendo, allontanandosi dalla cella solo per avvicinarsi a quella sua di fronte "Ma io mi ero già promesso un'altra cosa" afferrò qualcosa dallo sportello cibo "E io adesso... voglio andare via con te"
I poliziotti videro il brusco movimento della cubana ma fu troppo tardi.
Non riuscirono a salvarla.

The psychological game ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora