XI. Revelation

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Quel pianto mi aveva fatto bene, durante il tragitto non sentivo più niente, era come se avessi pianto tutte le mie emozioni, tutte le mie forze, tutti i miei ricordi, pensieri e preoccupazioni, come se ogni singola lacrima contenesse un pezzo di me stessa e mentre viaggiava sul mio viso piano questo pezzo di me cominciava a scomparire finché cadeva dalla mia guancia finendo sulla mia giacca e quel pezzo di me non esisteva più.
Ne valeva davvero la pena stare così male? Si, Filippo, era stato il mio primo vero principe azzurro, con lui avevo avuto la mia prima relazione seria, ma questo non contava perché non è andato tutto come nelle favole, lui , nel suo piccolo, si è dimostrato come  tutti gli altri ragazzi: manipolatore.
Ma anche se la mia testa in quel momento pensava quelle cose non vere su di lui, il mio cuore era e sarebbe sempre stato completamente nelle sue mani.
Affondai la testa nel cuscino e giuro che quella sera sperai di risvegliarmi in un altra realtà e che quel che era successo non era altro che un sogno, una stupida e finta invenzione della mia immaginazione, ma purtroppo non andò così.
Fency aveva avuto la conferma di dimissione per il 3 ottobre, ossia il lunedì della settimana seguente, ormai il dottore aveva detto che si era rimessa in sesto, poteva tornare a mangiare tutto, ma ovviamente doveva prestare ancora molta attenzione a non sottoporsi a sforzi intensi.
L'inverno continuava a farsi sentire con le sue gelide giornate ma questo non fermava la mia amica pazza dal venire a casa mia.
Una mattina Fency si presentò a casa con un dolce alla nutella tra le mani ed un cappuccino di starbucks.
"Ero in vena di dolcezza e di cucina." disse ridendo.
"Ma sei pazza? Dai entra, entra."
Posò il dolce sul tavolo e mi avvolse in un caloroso abbraccio, non era da lei essere dolce ma io conoscevo il suo lato più segreto e con me lei non aveva paura di dimostrarlo.
Rimanemmo a parlare per ore e cercó in tutti i modi di farmi dimenticare cosa era accaduto, due settimane prima, ma per quanto lei ci provasse era davvero un'impresa impossibile, ogni sera lo guardavo in tv, mentre viveva la sua gioiosa vita e rivedevo la sua immagine che mi stringeva forte e mi sussurrava che in un modo o nell'altro lui sarebbe stato sempre al mio fianco.
Ormai avevo passato il brutto periodo, il periodo in cui ero troppo scossa da ciò che i miei occhi avevano visto, in cui non volevo parlare con nessuno, in cui le lacrime erano all'ordine del giorno.
Le parole di Filippo ogni sera risalivano a galla e mi facevano ancora del male, a poco alla volta stavo riuscendo a dimenticare anche quelle, avevo solo bisogno di un po' di tempo, una relazione non l'avevo mai superata con tanta leggerezza.
Con lei non avevo più affrontato il discorso "incidente" e tantomeno il discorso "Lorenzo", non volevo essere opprimente ma avevo deciso di parlargliene, lo ritenevo il momento più giusto, infondo era già passata una settimana dalla dimissione.
"Fency."
La mora rivolse i suoi occhi limpidi verso di me.
"Dobbiamo parlare di una cosa molto importante."
"Ma certo Mel, sai che con me puoi parlare di qualsiasi cosa."
"Beh.."
Non sapevo da dove cominciare ed iniziai a farfugliare parole senza un minimo di collegamento.
"Ehi ehi aspetta, calma." disse lei prendendomi una mano.
"Bene."
Presi parola.
"Cosa ti ricordi dell'incidente?"
Rimase sorpresa dalla mia domanda.
"Oh beh non molto, solo ciò che mi dicevano i dottori, perché?" disse con leggerezza non sapendo dove porre gli occhi.
"Non mi hai guardata, Fe dimmi la verità, ho bisogno di saperlo."
"Non capisco perché ti agiti così tanto, ricordo solo che ero in moto e un camionista molto distratto mi ha travolta."
"Scusami, non volevo aggredirti in quel modo. Sai come sono fatta, sono ancora preoccupata per te."
"Ehi sta tranquilla, io sto alla grande."
Mi porse un sorriso che io ricambiai ma la mia preoccupazione nel farle ricordare della sua unica ragione di vita, Lorenzo, non era scomparsa.
Io e Lorenzo ci sentivamo ogni giorno e gli avevo raccontato tutto, non l'aveva presa molto bene ma infondo sapeva di non poter fare diversamente se non ricominciare tutto dal principio.
Ad interrompere quel silenzio fu il campanello.
"Vado io." dissi, ma la ragazza mi seguì curiosa.
Aprii la porta e riconobbi subito quei due occhioni smeraldo e la macchina fotografica appesa al collo.
"Spero di non disturbare."
Lo interruppi subito abbracciandolo.
"A cosa devo tutta questa dolcezza?"
"É solo per ringraziarti di tutto quello che hai fatto quella sera, e di starmi vicino nonostante tutto."
"Ho fatto ciò che ritenevo giusto."
"Allora lei dove é?"aggiunse sottovoce.
"Si accomodi pure." dissi ridendo.
Fece un passo in avanti.
"Fency, lui é Lorenzo, un mio amico, ci siamo conosciuti mentre tu eri in ospedale." le dissi mentendo.
"Piacere di conoscerti." disse lei afferrando la mano del ragazzo.
Aveva gli occhi chiusi in due fessure ed un'espressione persa, in quell'istante avevo sperato che lei si fosse ricordata tutto.
"Scusa, ci conosciamo?"disse lei improvvisamente.
Lorenzo sgranó gli occhi.
"Non mi sembra.." disse discreto.
"Oh, che stupida scusami é che hai un viso familiare."
A quelle parole immaginavo la voglia da parte di Lorenzo di dirle tutta la verità di stringerla tra le sue braccia e dirle che lui era l'unica persona che lei avesse amato per davvero.
"Tranquilla, magari mi hai visto al bar davanti alla stazione, passo la maggior parte dei miei pomeriggi lì."
"IMPOSSIBILE." gridó lei. "É PROPRIO IL BAR IN CUI ANDIAMO SEMPRE." disse rivolgendosi a me.
Il ragazzo rise.
"Beh, credo che dovremmo andarci insieme qualche volta." aggiunse.
"Molto volentieri, passerei tutta la mia vita in quel bar."
Da quando ci eravamo trasferite Fency si era completamente innamorata di quel bar come me d'altronde.
Quella grande macchina gialla vintage posizionata al centro fungeva da bancone, i tavoli erano grandi rettangoli rossi, ed affiancati da grossi divanetti in pelle, le mattonelle nere e bianche del pavimento si alternavano a scacchiera e le cameriere giravano per i tavoli lasciando le gustose ordinazioni volteggiando su pattini a rotelle.
"Credo sia arrivato il momento di andare, Garrett ha detto che questa sera ci saranno le ultime esibizioni per decretare il vincitore." disse Lorenzo dopo aver assaggiato un pezzo di torta ed un te.
"Vi seguirò da casa come ogni sera."
Lo strinsi forte a me.
"Tornerà tutto come prima." gli sussurrai.
"Io te lo prometto." aggiunsi mentre apriva la porta d'ingresso.
"Tipo strano lui, ma mooolto attraente." disse Fency seduta sul davanzale dinanzi alla finestra mentre guardava la jeep bianca e arrugginita del ragazzo allontanarsi nel viale.
Mi fermai a guardare con lei.
E notai che quel vecchio rottame si fermò e Lorenzo scese tirando un calcio alla portella, prese dal cruscotto il suo nastro adesivo nero ed aprí il cofano anteriore dell'auto.
"il solito." sussurrai.
Girai lo sguardo e la mia amica non era più li.
"Aspetta, ma cosa fai?" le dissi mentre lei usciva dalla porta d'ingresso.
"Chiaro no? Lo vado ad aiutare."
Mi misi a ridere.
"Come se tu sappia qualcosa sulle auto."
Rise anche lei.
"Va bene, va bene ho trovato la scusa più plausibile, devo conoscerlo meglio, devo sapere perché il suo viso mi è così...così..come se lo avessi già visto mille volte e non me ne sia mai accorta."
Dovevo dirle di più su di lui.
"Fency, lui è Lorenzo.." presi dalla madia la foto che lei aveva sul suo comodino in ospedale.
Afferró la foto dalle mie mani.
"ECCO, ECCO DOVE L'AVEVO VISTO." urló felice.
"E quella sei tu." le dissi.
"Quindi lo conosco?"
"Meglio di te stessa."
"Devo sapere di più di lui, sento che lui é un mattone importante del mio castello."
Le sorrisi.
"mi hai mentito quindi riguardo al fatto che vi siete conosciuti in ospedale.."
"ops..va, corri da lui."
Dopo quell'inaspettato incontro e l'ammissione della band nel programma,  Lorenzo e Fency uscivano ogni giorno e lui le mostrava delle foto che si erano scattati insieme, le raccontava come avevano trascorso l'estate mentre passeggiavano mano nella mano in riva al mare, le mostrava i luoghi dove avevano passato giornate intere a chiacchierare.
Ma quando la ruota panoramica si fermò nel suo punto di picco affacciandosi sulle acque torbide del Tamigi il moro dai capelli pazzi e dagli occhi chiari prese la sua ragazza per i fianchi e le fece riassaporare il momento del loro primo bacio.
Fency aveva sentito la terra tremare  sotto di se, aveva sentito il suo cuore riprendere a battere, Fency aveva ricordato tutti i momenti passati con lui, ma la cosa più importante, aveva ricordato Lorenzo.
"Senti.. io ti devo delle scuse." disse Lorenzo.
"Non potevi saperlo, davvero so che non è stata colpa tua, ma quella ha già preso troppo della mia vita e non avrei mai voluto che prendesse anche te."
"Sei più comprensiva del solito." rise.
"É dovuto all'incidente, braccio rotto perdita di memoria ed in omaggio un po' di comprensione e gentilezza." disse lei ironicamente.
Appena mi raccontó tutto questo feci balzi di gioia e le chiesi cosa ricordava di quell'incontro al bar.
"Ricordo che Lorenzo era andato a prendere i nostri nachos e Carina si è avvicinata a lui di proposito ed una delle sue ochette le ha fatto lo sgambetto per fargli rovesciare tutto sul suo enorme e prorompente seno."
"Aspetta aspetta. Hai detto Carina?"
"Sisi ho detto Carina, vuoi prestare attenzione?"
"La bulla.."sussurrai io.
"Si, lei.. ed é stato quello che mi ha fatta imbestialire, ero lì e mi sentivo impotente, lui le stava pulendo la maglia e lei mi guardava con quell'aria soddisfatta, lui non poteva sapere, lui la stava solo aiutando da bravo ragazzo quale è."
"Oh Fe, lo sapevo che c'era qualcosa che non andava, non saresti mai scappata via senza motivo."
Carina, Carina Bruno, extention biondo ossigenato, alta, ma in ciccia con delle forme abbastanza esagerate, occhi marroni, ciglia ed unghia finte, la tipica figlia di papà pronta a seguire qualsiasi tendenza, persino se la moda ti faceva andare in giro con la tendina della doccia. Finta in tutti i sensi, aveva sempre una doppia faccia della medaglia e se poteva metterti i bastoni tra le ruote non esitava a farlo. Viveva dei finti scoop e pettegolezzi sulle altre persone, soprattutto su di me.
Ma nessuno conosceva bene quanto me quella ragazza.

"The Dark Behind a Rose."Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora