XIII. Two hearts, one beat

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Un pomeriggio solo io e le mie migliori amiche, niente di meglio.
Ognuna si prese cura dell'altra ed eravamo super pronte; per la serata Fency
aveva preso a noleggio un bellissima 4x4, poco femminile, penserete, molto da me e da Fency, lei sapeva che mi sarebbe piaciuta.
La serata si svolgeva in un piccolo locale fuori mano tutto allestito a tema, e sarebbero venute più o meno tutte le persone che frequentavano la mia stessa scuola.
Tutti tranne Filippo, come poteva lui essere lì, aveva abbandonato la città da mesi ormai; nonostante fosse passato un bel po' di tempo, il vuoto rimaneva e sarebbe rimasto incolmabile.
La serata si rivelò una noia mortale, avevo passato il tempo a guardare Fency che ballava con Lori e si baciavano al centro della pista da ballo, seduta su di un divanetto mentre con la cannuccia giravo il mio drink, i pensieri mi assalivano e non avevo per niente voglia di ubriacarmi per far passare tutto quel che mi frullava nella testa.
Di Car neanche l'ombra, perciò preoccupata andai a cercarla.
Appena misi piede nel giardino, il freddo autunno mi invase ed una folata di vento mi scostó i capelli, facendomi notare Noah che veniva verso la mia direzione.
Roteai gli occhi al cielo. Cosa voleva ancora da me?

"Ehi Mel!" disse splendente.

"Noah." risposi distaccata.

Rimase a camminare al mio fianco.

"Che ci fai qui?" mi chiese.

"Con amici." replicai continuando a mantenere i miei toni freddi, la sua improvvisa gentilezza molte volte era ingannevole.

Rimase zitto.

"Mi fa piacere che stia andando tutto per il verso giusto nel talent." dissi d'un tratto.

"Oh, non pensavo ci guardassi sai dopo.."

Lo interruppi con un occhiataccia, non volevo riprendere quel discorso.

"Come ti trovi qui?"

"Ci hanno concesso qualche giorno di pausa ed io, Lori e la band abbiamo deciso di tornare."

Annuii con il capo.

"Lui però, ha preferito starne fuori."

"Capisco.." dissi un po' demoralizzata, come se non sapessi che lui non avrebbe più messo piede all'interno di questa città.

"Mi dispiace." disse lui con fare comprensivo.

Mi meravigliai non avevo mai parlato così apertamente e con così tanta confidenza con lui, come avrete potuto notare, non si è mai dimostrato disponibile a discorsi.
Gli feci un sorriso timido, mentre i miei occhi si riempivano di tristezza, ed il loro colore diveniva celato dalle lacrime, come fosse il riflesso della luna sul mare.
Mi tirò a se e mi abbracció, inaspettatamente.
Ne avevo bisogno, avevo bisogno di scaricare tutto quel che sentivo.
Riuscii a tranquillizzarmi ed a stento gli sussurrai un "Grazie".
Mi sorprese notevolmente come avesse cambiato modo di pensare, e di agire molto probabilmente quel piccolo ritrovo di alcolisti, a cui partecipava, di cui mi aveva parlato Lori gli stava facendo mettere la testa apposto.
Con la coda dell'occhio vidi Car con un ragazzo, mentre passeggiavano e chiacchieravano tranquilli.

"Ora é meglio che io torni a casa." dissi a Noah accennando un sorrisetto mentre con un dito mi asciugai una lacrima che cadeva sul naso in un movimento rapido.

"Posso darti un passaggio, se vuoi." propose lui gentilmente ma declinai la sua risposta, avevo bisogno di camminare e schiarirmi le idee, fin troppo confuse ed offuscate.
La città irradiava fredde radiazioni, i pochi lampioni che illuminavano la strada parevan dare al tutto un aspetto molto tetro, tipico dei film d'horror; la situazione non mi spaventava affatto, al contrario di come penserete, quella era la mia atmosfera ideale, la dolce rugiada della sera si poggiava cauta sulle macchine e persino sui piccoli fili d'erba e le foglie che adagiavamo nel prato in cui camminavo.
A metà del mio percorso verso casa sentii delle goccioline picchiettare l'asfalto dolcemente,la nebbiolina fitta della sera si era trasformata in grossi goccioloni, amavo quando pioveva.
la sensazione di protezione mentre mi stringevo in quella giacchetta streminzita me la sapeva dare solo lui, qualche lacrima ancora si mescolava alla pioggia, un mix intenso sulle mie gote, lacrime salate e dolcezza della pioggia, ne avevo bisogno.
Non corsi, il fatto di non avere un ombrello non mi spaventava affatto, inoltre mancavano pochi chilometri ormai per raggiungere casa, e la pioggia avrebbe continuato sicuramente finché non fossi arrivata.
Mi fermai presi un grande respiro, l'aria era pura, fresca, pulita.
Ripresi a camminare, mai come in quel momento mi ero sentita tanto risollevata.
Cercai le chiavi di casa nella borsa mentre continuavo a camminare ma arrivata avanti al vialetto che portava all'ingresso.. lo vidi, Filippo, eri lì, seduto sul gradino del porticato antistante l'ingresso, con una gamba più su dell'altra; la felpa nera con il cappuccio che indossava lasciava giusto intravedere quei suoi piccoli riccioli, stringeva al petto la chitarra mentre picchiettava velocemente e nervosamente le dita sulla cassa armonica.
Interruppe qualsiasi movimento, quando i suoi occhi dai toni freddi incontrarono i miei ancora rossi dal pianto.
Si alzó in piedi, tenendo la chitarra in una mano.
Furono ore, giorni, anni o semplicemente secondi il tempo in cui rimanemmo così?
Immobili, due statue di marmo, senza fiatare, senza dire una parola, i nostri occhi lo facevano già al posto delle nostre bocche.
Sembravamo nel gioco "un due tre, stai la" poiché non ci muovevamo per paura di fare passi indietro; o quando si incontra una farfalla, e per paura di farla volare, i movimenti vengono minimizzati ai minimi indispensabili, ammirando la bellezza e la vastità di colori che un piccolo esserino può contenere, ogni suo minimo dettaglio, particolare.
Avanzó verso di me, ma velocemente cambiai direzione, non volevo parlargli, non volevo avere più a che fare con lui o almeno questo è quello che voleva il mio cervello.
Ormai la pioggia era diventata un vero e propio temporale, incluso di tuoni.
Inaspettatamente lui mi raggiunse e mi afferró il polso.
Non mi divincolai, o tantomeno provai a farlo, forse perché il mio cuore voleva stare lì e perdersi nella vastità di oceano in quegli occhi, perdersi in quei suoi piccoli dettagli che lo rendevano semplicemente, bellissimo.
Lasció la presa e cominció a suonare.. le note risuonavano leggiadre con lo schioccare della pioggia.
Da quel momento tutto quello che succedeva attorno, era ombrato, tipo la modalità 'ritratto' di instagram, tutto era incentrato solo ed esclusivamente su di lui.
Comincio a cantare.
Dio, se mi era mancata quella sua voce graffiata e profonda.

"Scomparire in un lampo, come cenere e pianto, poi cercarsi di nuovo senza fine. É una vita che siamo qua a metá, provo a dirmi che tornerai da me."

Le parole gli uscivano dalla bocca con leggerezza, ma mi feriva nel profondo avergli fatto così male.
Perché sì, quella canzone racontava proprio di quel che era successo tra noi, e lui continuava a ripetere:
"Sono un casino lo ammetto, siamo un casino stupendo."

Non aveva affatto torto su questo, da soli eravamo persi, ma insieme completi.
Il casino lo avevamo commesso entrambi, tanti errori hanno le loro conseguenze.
La canzone terminó, portó la chitarra alle sue spalle.
Lo guardai dritto negli occhi, e si accorse che nei miei c'era malinconia, voglia di vivere o meglio di ricominciare a vivere, si accorse che sulle mie guance la pioggia non riusciva a camuffare le lacrime.
Mi gettai tra le sue braccia, stringendolo forte a me.
Non avevamo bisogno di parole in quel momento, la pioggia aveva bagnato tutti i nostri vestiti, ma in auel momento c'eravamo solo noi due e quella maledetta canzone, che continuava a risuonarmi melodica nella mente.
Affondai le mani nei sui ricci ribelli e lo baciai appassionatamente.
Dio , se mi erano mancate quelle soffici e carnose labbra,che sapevano di fumo e di menta
Mi inebriai profondamente del suo buonissimo profumo.
Momento tanto prezioso quanto indescrivibile.
Per quanto tale, proverò a farvi capire quel che provai.
Dicono, che c'è un motivo per il quale noi tutti abbiamo il cuore a destra, poiché quando ci si stringe nel calore di un abbraccio, il cuore della persona che stai abbracciando completa il tuo spazio vuoto, ed era proprio quel che stava accadendo in quel momento. Due persone , due cuori che battono all'unisono, allo stesso ritmo.
Ad interrompere quel momento di dolcezza estrema, fu una macchina che correva sula strada, che sfrecciò su di una pozzanghera.
Ridemmo di gusto e ci incamminammo verso casa mia.

"The Dark Behind a Rose."Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora