I. Curiosity

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Correvo e correvo ero di nuovo in preda a quelle bulle alte e grosse; avevamo già percorso molta strada seguendomi, i miei battiti cardiaci aumentavano ogni volta che un piede batteva rumorosamente sull'asfalto, quasi a rintoccare i secondi che passavo a scappare da quella che era la mia sorte. La mia cattiva sorte.
L'unica giacca in cotone che indossavo non faceva affatto attrito con il gelido vento che mi gelava il sangue nelle vene.
Le mie gambe, nonostante muscolose e bene allenate, erano oramai intorpidite ed imploravano di fermarmi ma le bulle avanzavamo a passo sempre più svelto e non potevo permettermi nemmeno una breve sosta.
L'ansia mi aveva divorato lo stomaco fino a provocarmi un senso di nausea. Avevo paura che mi raggiungessero e mi picchiassero da capo, che anche questa volta nessuno avrebbe badato a me, che anche questa volta mi sarei sentita un infimo granellino di sabbia trascinato via dalle correnti in un vasto oceano.
Per mia fortuna , nella vastità degli alberi che costeggiavano il ciglio della strada, scorsi il comignolo di una casa, così rapidamente deviai la via principale, imbucandomi nel bosco.
Aumentai il ritmo della mia corsa, per quel che mi era possibile con quel poco fiato rimasto.
Arrivai davanti alla struttura, e di sfuggita notati strani segni ed incisioni sulla porta di legno dal colore sbiadito.
Le bulle erano ancora sulla strada principale, e non notarono che io, invece, l'avevo lasciata già da qualche metro.
Strinsi con mano tremante la maniglia, ruotandola e scuotendola più volte per cercare la giusta combinazione; finalmente si spalancò, entrai e chiusi la porta alle mie spalle, senza pensare a chi ci abitasse o cosa la struttura nascondesse. Mi toccai la milza dolorante dalla corsa, buttai lo zaino sul pavimento; con fiato corto mi accasciai per terra, con le spalle al muro e buttai la testa indietro.
Nemmeno uno spiraglio di luce trapelava dalle finestre, annebbiate da uno spesso strato di polvere.
O meglio, un piccolo raggio di sole c'era, e proiettava la sua luce sul pavimento, nella stanza sulla destra. Mi sforzai per alzarmi e curiosa cominciai a guardarmi intorno.
Feci il primo passo ed il pavimento sottostante al mio piede scricchiolò rumorosamente, non era ben messo, come d'altronde il resto della casa, o almeno così mi sembrava prima di potere dare un occhiata nelle altre stanze.
La finestra da cui proveniva la luce era adornata da vecchie tende che si smuovevano lievemente, a causa del vento.

<<È una casa abbandonata>> pensai.

Continuai a camminare, la polvere sembrava uno strato protettivo su qualsiasi oggetto presente nella stanza, si posava ovunque, ed era possibile vederla persino sotto forma di pulviscolo atmosferico in corrispondenza del sole. Questo mi provocò prurito agli occhi e al naso, ed una serie di starnuti non smettevano di susseguirsi.
La curiosità di scoprire cosa quel luogo tetro, silenzioso e misterioso nascondesse, sovrastava quelle che erano le mie esigenze.
Quel posto era veramente in balia di nessuno? Mi irrigidì, il pensiero che una casa abbandonata potesse avere dei mobili così nuovi non mi dava molta sicurezza.
Voltai lo sguardo dal lato opposto alla stanza in cui mi trovavo e vidi una porta che presentava lo stesso color ciliegio della porta d'ingresso, ma più vivace, come fosse stato da poco restaurato; era socchiusa, incassata in un arcata di pietra.
Mi avvicinai con cautela e senza fare troppo rumore.
In quel momento guardavo probabilmente una vecchia cucina, dato che c'era solo un tavolo, ancora imbandito, coperto da una tovaglia originariamente bianca ma ormai di un colore tendente al giallo sbiadito, con delle piccole macchioline di ruggine, piatti bianchi con bordi argentati e posate d'argento abbinati, due calici uno più grande ed uno più piccolo raccoglievano un importante strato di polvere, ed una candela a metà rappresentava il centrotavola.
Scorsi un foglio accartocciato, lo osservai per un po' titubante, quel posto per quanto interessante mi inquietava notevolmente, non era da tutti i giorni ritrovarsi in una situazione del genere.
Tirai fuori l'accendino dalla tasca e mi feci luce con la candela situata sul tavolo.
Nello stesso preciso istante in cui presi il foglio tra le mani, il rumore assordante di una porta che sbatte mi fece letteralmente sobbalzare e indietreggiare perdendo l'equilibrio, atterrando sul mio sedere.
Quel pezzo di carta sgualcito mi cadde dalle mani per lo spavento, lo fissai per un po' mentre giaceva, da solo, sul pavimento.

<<sarà stata una folata di vento>> dissi tra me e me cercando di rassicurarmi.

Ripresi il foglio da terra con mani tremanti, la paura mi tormentava lo stomaco.
Scostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e cercai di decifrarlo arricciando gli occhi socchiudendoli in due piccole fessure, come per vedere qualcosa di lontano e proprio quando sembrava che fossi riuscita ad intravedere qualche parola, una folata di vento spense la candela.
Ripresi l'accendino dalla tasca tanto maldestramente da cadermi dalle mani, velocemente imprecando mi piegai a raccoglierlo, e nonostante numerosi tentativi, sembrava il gas fosse finito.

<<stupidi accendini>> sussurrai con voce fioca.

Dal piano di sopra provenivano strani scricchiolii ed aumentavano istante dopo istante.
Non ero sola.
Bloccai di colpo ogni mio movimento e tentai di trattenere il fiato.
Silenzio.
E addirittura tonfi.
Terrorizzata accartocciai velocemente il foglio in una mano e corsi così veloce verso la porta da inciampare su un pezzo di parquet rilevato, il laccio della scarpa si era addirittura incastrato nel chiodo che chissà quanti anni addietro teneva fisso quel pezzo di legno.
Non potete di certo immaginare quante imprecazioni uscirono fuori dalla mia bocca in quel momento.
Tentai di svincolarmi mentre i tonfi diventavano sempre più forti e vicini.
Panico.
Strattonai la gamba rompendo il laccio, l'unica cosa che mi importava era uscire di lì.
Mi precipitai sulla porta raccogliendo lo zaino.
Le mani sudate scivolavano continuamente sulla maniglia.
Cominciai ad agitarmi ed a tirare calci alla porta che si apri permettendomi di sgattaiolare fuori, correndo senza sosta fino a casa, luogo in cui mi fermai poggiata alla porta riprendendo fiato, portai una mano alla fronte ripensando accaduto in quella strana casa che nessuno aveva mai notato, tra tutta quella polvere, nel bel mezzo di un bosco, nel bel mezzo del silenzio e di rumori frastornanti.

&quot;The Dark Behind a Rose.&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora