XII. From friends to enemies

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Quando ero piccola, la maggior parte della mia classe mi prendeva in giro perché avevo le codine e mi evitavano, ma dal giorno in cui Carina si avvicinò e mi chiese se poteva giocare con me, diventammo migliori amiche e più crescevamo e ancor più ci legavamo, ci scambiavamo i vestiti, passavamo giornate intere a chiacchierare stese sul letto mentre mangiavamo nutella, avevamo persino costruito insieme una casetta in legno e trascorrevamo lì intere giornate.
Eravamo adolescenti ormai è nonostante fosse scomoda, piccola e senza tendine per il sole, a noi piaceva così.
Era il nostro piccolo rifugio.
Un giorno scorgemmo, dalla piccola finestrina, un bellissimo ragazzino dai capelli ricci attraversare la strada, e ce ne innamorammo entrambe.
Inizialmente fantasticavamo su come sarebbe stato un appuntamento con lui , o persino andare al ballo insieme a lui, ma avevamo sempre pensato che un ragazzo non avrebbe mai rovinato la nostra amicizia e che se ci teneva a conoscerci doveva frequentarci entrambe.
Giorno dopo giorno il mio amore per lui cresceva sempre più, finché non decisi di farmi avanti e di andare a parlargli, rompendo quello che tra me e Carina doveva essere un patto, gli presentai Carina ma lui rideva e pensava che stessi scherzando, a riguardo del nostro patto , riservava attenzioni solo per me tanto che mi invitò al suo compleanno e fu lí che mi bació. Carina non vedeva più dalla rabbia, mi sbraitò contro che non avevo mantenuto gli accordi, che non dovevo più rivolgerle la parola e che avrei pagato le conseguenze di tutto quello che le avevo fatto.
A quei tempi, ero una piccola adolescente ingenua e non sapevo con chi avevo a che fare, ma lei mi rovinó la vita, disse tutti i miei segreti all'intera scuola e non volevano più avere a che fare con me, per le voci false che lei metteva in giro, mi giudicavano e si prendevano gioco di me.
Mi sembrava di aver fatto un viaggio nel tempo ed essere tornata alle elementari.
Mia madre, finiti quei tre anni infernali di medie, decise che sarebbe stato meglio per me cambiare scuola ma anche cambiare vita, così mi disse che mi aveva iscritta ad una scuola in una città a pochi chilometri da casa.
E la mia vita riprese normalmente, ma non sapevo che la perfida Carina seguiva ogni mio spostamento e quando mi trasferì a Londra, scelse il mio stesso indirizzo nonostante no ne avesse interesse.
"Ti ho detto tante volte che non bisogna mettersi contro di lei." dissi a Fency implorandola di non attuare il suo piano di vendetta.

"Ti ha fatto del male fin troppe volte Mel, me lo ricordo più che bene, la deve pagare una volta per tutte, lei e quelle due papere che porta sempre con se."

Roteai gli occhi al cielo, quando si metteva una cosa in testa, potevo starne certa che niente le avrebbe fatto cambiare idea.

"AAAAH LOVE YOU." disse lei lasciandomi un bacio sulla guancia.

"Sarà l'ultima volta che ti darò retta bimbetta." le dissi mentendo.

Sapevo che quel che faceva era la cosa giusta e ne ebbi la conferma, quando vidi la ricca e prepotente bulla scavalcare l'uscio della porta versando finte lacrime per le sue ciocche bionde, ormai diventate di un bel verdone, come fossero alghe.
"TU." disse rabbiosa puntandomi contro un suo sudicio dito a forma di salsicciotto.

"NON HAI IL DIRITTO DI FARE QUESTO."

Mi schiarii la voce, mentre ogni singola persona in quel corridoio aveva cessato ogni suo movimento per assistere alla scena.

"Ed é qui che ti sbagli Carina, non ho più 6 anni per tua sfortuna, non sono più la tua cara amichetta da ingannare, e questo é poco in confronto a ciò che ti vorrei fare, é poco in confronto a tutto ciò che tu hai fatto a me." dissi alzando la voce è avvicinandomi a lei, mentre indietreggiava piano intimorita dal fatto che io reagissi.

"Allora, sappi cara mia, che io ho tutti i diritti presenti su questo pianeta per voltarti le spalle, e se tu continuassi a mettermi i bastoni fra le ruote anche un'alta sola volta.." mi fermai ridendo mentre le accarezzavo il viso con un dito.

" Questi." dissi stringendo in un pugno i suoi capelli.

"Non li ritroverai più attaccati al tuo cuoio capelluto, chiaro?"

Lei annuii con la testa, per la prima volta non si sentiva più tanto forte come quando era in compagnia delle sue sue amiche.
Appena voltai le spalle, voleva sferrarmi un pugno, che io prontamente fermai girandomi di scatto e rinchiudendolo nella mia mano, le girai il braccio dietro la schiena e le misi un braccio alla gola in modo che sentisse bene ciò che avevo da dirle.
"Ho fatto judo in questi mesi, tu dovresti saperlo, dato che sai sempre tutto di me. Se non ti è chiaro te lo ripeto volentieri: devi portare quel tuo enorme culo lontano da questa città o per te sarà un inferno."

La lasciai e lei si accasciò per terra ansimante.

"Non sono più come prima." le gridai e voltai le spalle uscendo dalla scuola mentre gli altri mi applaudivano, nessuno la sopportava in quell'istituto.
Nei giorni a seguire ne lei, ne le sue due socie, si erano fatte vive e nella scuola vigeva finalmente il silenzio.
Ma nella mia testa c'era ancora troppo disordine, il che mi sembrava strano, la mia vita era tornata quella di quando ero una piccola ragazzina spensierata con la sua migliore amica, a differenza ora era Fency a starmi vicino e non una persona qualunque.
Ma la sentivo più di qualasiasi altra cosa, la sentivo sopraffare tutte le altre emozioni, come se dentro di me ci fosse un pacman che divorasse tutti i miei sentimenti.. tranne uno, quello che più mi tormentava, la mancanza.
Mi ero affezionata molto facilmente a lui, sapete a chi io mi riferisca, ed aveva reso ogni singolo minuto al suo fianco memorabile.
I ricordi mi invadevano, vederlo lì con quella faccia infelice mentre viveva il suo sogno, mi faceva star male.
In quei giorni, avevo persino meditato che la colpa di tutto questo fosse stata mia, e vi giuro che avrei voluto, avrei voluto tanto che fosse andata così, ma i flashbacks di quella notte non volevano lasciarmi dormire.

Cosa volevo di più in quel momento?

Risposta semplice, ma scelta sbagliata.
Volevo ricadere nello stesso errore.
Riconoscere di aver sbagliato la prima volta, era come fosse un segno del destino, che mi stava dando la possibilità di modificare il mio futuro e di fare finalmente la scelta giusta, e se il destino avesse un corpo ed una bocca sarebbe stato li di fronte e me a dirmi: "EHI STUPIDA, NON SPRECARE QUESTA OPPORTUNITÀ." ma io sentivo di dover rifare quell'errore e se il destino mi avrebbe portato di nuovo sui miei passi l'avrei rifatto, rifatto e rifatto ancora.
Non potevo lasciarmi tutto alle spalle come se quei mesi assieme non fossero mai esistiti.
Ed é quello che capii quella notte di novembre...

"Allora verrai alla festa stasera o dovrò venire con una pala per scollarti da quel divano?" disse Caroline con fare sarcastico.

"Io opterei per la pala." le risposi con i capelli ancora sul volto, girandomi dall'altro lato ed abbracciando il cuscino.

"Non hai capito proprio niente signorina."

Mugolai.

"D'accordo allora andrò a riportare al negozio questo strepitoso vestito, peccato ."

Scattai dal divano.

Avevo un amore incondizionato per i vestiti, riportarli indietro non mi era mai piaciuto, persino quando la taglia non era quella giusta e dovevo solo cambiare il capo, perché a volte i commessi si calavano nella loro parte e dicevano:
"Mi dispiace signorina, ma il capo da lei richiesto non è momentaneamente disponibile." e da quella frase potete immaginare che partivano milioni di bestemmie, le lettrici femmine potranno capire come sia difficile trovare il capo perfetto.

"NO!" urlai balzando dal divano.

"Verrò, é uno spreco darlo indietro."

"Soprattutto dopo aver scoperto che è l'unico nel suo genere."disse lei con un sorrisetto.

I capi originali erano il mio punto debole e Car lo sapeva ormai molto bene.

"The Dark Behind a Rose."Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora