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Santa Monica è quasi una seconda casa per me. Da quando sono qua, mi è passato in testa, per anche solo un secondo , l'idea di trasferirmi definitivamente. È tutto così tranquillo: il centro della città è bellissimo, soprattutto di sera quando la gente esce per divertirsi, il mare è da togliere il fiato, le palme ai bordi delle strade, hanno un non so che di magico. Prima che io venga a vivere qua, semmai lo farò, dovrei informarmi su i corsi al college e valutare attentamente ogni singola opzione, il tragitto per arrivarci, i libri e dovrei anche cercarmi un appartamento dove alloggiare; però mi dispiacerebbe lasciare mia madre da sola a Los Angeles. Lei non ha nessuno a parte me e Margo. Non si è mai trovata un compagno e questa cosa mi fa soffrire. Si era innamorata di un certo Mark, ma non cose serie. Quando andrò al college, chi li farà compagnia? Chi li darà l'affetto e l'amore che una donna deve avere? Ho immaginato tante volte come dovrebbe essere il fidanzato ideale per lei: alto, buono, con un buono lavoro, dolce e divertente. Mamma mi dice sempre che per essere felice non serve un uomo, ma una l'affetto e l'amore di una buona figlia. E se ci penso, io non appartengo a quella categoria. Nessuno è perfetto, ma nella mia breve vita, l'ho fatta soffrire molte volte, soprattutto una in particolare e non so cosa farei per ritornare indietro e cambiare tutto lo schifo che è successo. Sto imboccando la Ocean Ave, quando decido di entrare dentro ad un bar per prendere qualcosa. La mela non mi ha riempito tanto. Mi siedo su uno sgabello, e dietro al bancone, vedo un volto familiare. Se non ricordo male è un amico di Jack; forse lui saprà dirmi dove trovarlo.
"Ehi" dico sperando che mi riconosca.
"Ciao! Cosa ti porto??" dice sorridendomi. Non sembra che abbia un carattere difficile come il suo amico quindi cerco di attaccare bottone.
"Ehm...una ciambella al cioccolato. Ti ricordi di me?"

Che vada a farsi fottere anche la dieta.

"Certo che mi ricordo di te. Sei quella che ha ricevuto la pallonata in faccia giusto?"

Si ricorda di me.

"Si sono proprio io. Sai per caso dirmi dove posso trovare Jack?? Dovrei parlargli" dico aspettando una risposta positiva.
"Sinceramente non so dove sia. Però prova ad andare a vedere in spiaggia, dovrebbe avere il corso di surf"

Surf?? Fa anche surf oltre ad andare addosso alle persone? Mi fa piacere.

"Grazie" dico uscendo dal locale.
Mi dirigo in spiaggia e trovo un gruppetto con in mano delle tavole da surf. Sarà quello.
"Dovete tenervi forte, le onde sono molto più alte a qui, quindi fate attenzione. Andate, e al mio fischio ritornate a riva. Un'ora come prima lezione va più che bene" dice un ragazzo per poi staccarsi dal resto del gruppo. Avrà all'incirca l'età di Jack, alto, muscoloso e ha un piccolo piercing sul naso. Ha un elenco di nomi in mano e sta guardando attentamente ogni singolo dettaglio di quella lista. Sembra molto concentrato e non voglio distrarlo, ma devo.
"Ciao! Scusami per il disturbo, volevo chiederti se per caso conosci un certo Jack...Jack Gilinsky" chiedo un po' imbarazzata.
"Ehi, si che lo conosco facciamo surf insieme, cosa ti serve sapere?" chiede sorridendomi.
"Sai dove lo posso trovare?" chiedo sfregando le mie mani sulle cosce nude.

Sono davvero nervosa adesso. No agitata. No nervosa. Nervosa e agitata.

"Là" dice per poi indicarmi l'oceano.
Mi giro per vedere e non credo di aver mai visto così tanta bellezza in tutta la mia vita. Sta uscendo dall'acqua, i capelli bagnati sono tutti spettinati e la tuta si aderisce perfettamente al suo corpo muscoloso.

Zeus aiutami a non svenire ti prego.

Sta sorridendo ma appena mi vede cambia immediatamente espressione. Non diventa ne triste, né arrabbiata ma semplice divertita. 
"Alice che piacere vederti" dice con un ghigno malizioso mentre fissa le mie gambe nude.

Un errore quasi perfettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora