«Xavi e quel ragazzo sono fratelli?!» saltò su Camelie.
«Non proprio... Diciamo che sono due Karev».
«E che significherebbe?»
«Significa che non mi va di spettegolare di Xavi e Sivar con una sconosciuta. Sarebbe un po' come lavare i panni sporchi in piazza».
«Detto da una che i panni sporchi li lava letteralmente in piazza, suona un po' ridicolo» sbottò Camelie, indicando con un piede il catino dove Olaria aveva messo a mollo il suo abito firmato.
«Lavatelo da sola, va. Volevo essere ospitale, ma credo che sia controproducente continuare a trattarti con gentilezza. Non credo tua abbia ben chiara la differenza tra cortesia e riverenza». Olaria la trapassò con i suoi occhi petrolio.
Camelie sbuffò teatralmente. Era una vera e propria tortura che la Pizia non volesse rivelarle la connessione tra il bell'angelo del ghetto e il buzzurro che le aveva rivolto lo sguardo più truce che avesse mai ricevuto. Se solo Olaria fosse stata indiscreta la metà di Sheila Mc Gowan, che sguazzava nei pettegolezzi dalla mattina alla sera, le avrebbe già rivelato vita, morte e miracoli di mezzo circo.
Fisicamente i due Karev non si assomigliavano per niente. Sivar Karev, diversamente da Xavi, aveva un genotipo nordico. La ragazza spiò con fastidio la pettinatura più diffusa nel ghetto: i capelli cenere del ragazzo erano rasati, fatta eccezione per una cresta morbida, lasciata volutamente spettinata. Camelie detestava quel taglio, lo associava a un conformismo spicciolo da criminali. Poco importava che a Sivar Karev donasse più che ai suoi loschi compagni di merende.
Non sarebbe stato difficile stare alla larga da quel ragazzo che la metteva terribilmente in soggezione.
«Non puoi neanche dirmi perché è pericoloso?»
«È coinvolto in tutti gli affari del circo con il mercato nero. Coordina i furti dei clown e gira voce che torturi chi gli va di traverso nelle gabbie degli animali».
Camelie sbatté più volte le sopracciglia candide. Boccheggiando si rese conto che era in apnea da troppi secondi. Le parole della Pizia l'avevano talmente inquietata da farle dimenticare di respirare.
«Se hai capito quello che ti ho detto, mi fai la cortesia di smettere di fissarlo?» la sgridò Olaria.
«Ma perché Ozzie gli permette di restare?»
«Perché, a modo suo, è d'aiuto alla comunità. Serve sempre qualcuno che faccia il lavoro sporco. E poi è il miglior domatore che il circo abbia mai avuto. Da quando sul palco con gli animali c'è lui, il numero dell'Arca di Noè è diventato il più popolare».
Camelie non rimase troppo sorpresa di scoprire che Sivar era un domatore. Un tipo così non poteva che stare meglio in mezzo alle bestie che con gli esseri umani. Chissà cosa faceva a quei poveri animali per costringerli a esibirsi.
«E Xavi, invece? Qual è il numero di Xavi?»
«Xavi è al trapezio».
Un sorrisetto soddisfatto illuminò il volto di Camelie. Avrebbe dovuto arrivarci da sola. Niente si addiceva al suo Xavier come il volo tra i trapezi. Calzava alla perfezione con la sua identità di angelo del ghetto. Moriva dalla voglia di vedere il suo numero! Magari gli avrebbe chiesto di darle qualche anteprima in privato delle sue acrobazie. Solo loro due. E un trapezio.
Ridacchiando come un'ossessa, Camelie si rintanò nella tenda di Olaria. Nonostante fosse in piedi da poche ore, una stanchezza improvvisa, dovuta a tutte le novità, le appesantiva le palpebre. La ragazza si stese sul materassino gonfiabile, che stranamente le sembrava più comodo di poco prima, e crollò in un sonno profondo.
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Mystery / Thriller**WATTYS 2018 WINNER** Camelie Venice Lambert ha tutto quello che una diciassettenne dell'era ultramoderna potrebbe desiderare: un corpo manipolato geneticamente che rasenta la perfezione, un chip bancario con plafond illimitato e un accordo matrimo...