13. L'avverarsi della profezia

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La luce della principessa del Reame Boscoso si spense insieme alla vita di sua figlia. Non che si fosse vestita di nero o avesse continuato a piangere o avesse deciso di non parlare più a nessuno. La questione fu ancora peggiore, almeno dal punto di vista di Thranduil e della famiglia reale di Lòthlorien. Mangiava poco, parlava con voce sommessa e flebile, camminava piano, passava ore ed ore seduta sull'erba dei giardini o a dondolarsi piano su di un'altalena sorretta dal ramo di un albero a pensare.

Il suo consorte tentava in ogni modo di consolarla. Le proponeva di tutto: dalle passeggiate nei boschi, alle cavalcate nelle pianure, alla caccia al cervo bianco nella foresta, al presenziare ai vari balli a cui erano richiesti, alle udienze con il popolo ed alle giornate di compere nei negozi dei villaggi vicini, ma la fanciulla gli sorrideva tristemente e gli rispondeva- Ti ringrazio, caro, ma oggi proprio non me la sento. Vai pure tu.

Puntualmente il giovane non andava mai, poiché tutte quelle attività erano esclusivamente per tentare di sollevare il morale della giovane, senza successo. Da lontano, la osservava dondolarsi sull'altalena e fissare intensamente un punto nel vuoto, e si chiedeva come potesse fare per renderla di nuovo la Indil allegra e felice di un tempo.

Chiese persino consiglio a Lady Galadriel, che però seppe solo consigliargli di essere paziente e di starle accanto il più possibile, senza però invadere i suoi spazi- Vedi, Thranduil, il suo dolore e forte e tu devi capirla. Vedrai che la tristezza si alleverà da se, prima o poi.

Ma il dolore della giovane tardava a placarsi e la fanciulla continuava a non voler fare nulla. Vedeva chiaramente il marito soffrire per il suo isolarsi, ma il peso che aveva sul cuore era troppo pesante per essere abbandonato. Eppure sapeva che sarebbe successo. Era stata avvertita, era consapevole di ciò che stata per avvenire. E questo la faceva sentire ancora più in colpa. Aveva avuto nove mesi di tempo per trovare una soluzione, per pensare a qualcosa, qualunque cosa, per salvare la sua bambina, e non ci aveva nemmeno pensato. Aveva pensato che non sarebbe successo nulla, si era goduta a pieno quei giorni di gioia. Ed ora la tristezza ed il senso di colpa la divoravano.

I due gemelli di Lothlòrien facevano la loro parte come potevano. Amdìr tentava di convincerla a sorridere ed Imin cercava di farla tornare a leggere, a cantare, a narrare storie. Una volta, addirittura, si trovò a proporle di ricamare un centrino, preso dalla disperazione. Nulla. La dama elfi a era sempre triste.

Thranduil cominciò seriamente a preoccuparsi quando la vide passeggiare distrattamente per i giardini mentre giocherellava con un lungo pugnale preso dall'armeria. Il principe, impaurito dall'idea che potesse fare qualcosa di sciocco, glielo tolse immediatamente e fece chiudere a chiave la sala d'armi per evitare che la faccenda si ripetesse.

Indil, in realtà, non voleva fare niente di male, ma accettò la misura presa da suo marito, pensando che questo l'avrebbe forse potuto rendere più tranquillo. Erano passati due anni dalla perdita della bambina e la situazione era rimasta più o meno simile a come era prima.

Un pomeriggio di mezza estate la principessa si trovava a camminare per i giardini, quando si imbatté in quella fontana di marmo dove aveva avuto la visione. Si avvicinò cautamente e si affacciò, vedendosi riflessa nell'acqua limpida della fonte. Sembrava invecchiata, anche se non lo era: il colorito era più pallido, aveva delle occhiaie sotto agli occhi ed era più scarna ed affilata del dovuto.

Mentre si osservava, immersa in queste riflessioni, vide la superficie dello specchio d'acqua incresparsi ed il suo riflesso mutarsi. Spaventata, distolse lo sguardo. Non voleva guardare! Non voleva sapere! Il futuro era già stato abbastanza duro, cosa sarebbe successo questa volta? Non aveva già sofferto a sufficienza? Però, a ben pensarci, sarebbe accaduto comunque. Tanto valeva prepararsi in anticipo, ed accettare ciò che i Valar avevano progettato.

Si volse verso l'immagine ed osservò attentamente: era un bambino dai capelli lunghi e biondi che giocava con una spadina di legno. Poi la figura cambiò. Il bambino era diventato più grande e stava scrivendo qualcosa su di un foglio di carta in quella che doveva essere la sua camera. Il riflesso mutò ancora. Il bimbo era diventato un giovane adulto e, nei suoi comodi abiti verdi e marroni, si preparava a scoccare una freccia contro un piccolo bersaglio distante almeno cento passi. L'acqua si increspò per un'ultima volta ed Indil tornò a vedere se stessa dipinta nella fonte.

Che cosa significava quest'apparizione, così simile a quella che aveva annunciato la nascita di Tauriel? Quel giovane biondo dai grandi occhi grigio-azzurri era suo figlio? Era questo il significato della visione? Per un attimo la fanciulla fu spaventata da ciò, ma poi rifletté: aveva visto vari momenti della vita di quell'elfo, il che poteva significare che lui sarebbe cresciuto e sarebbe diventato bello e abile.

La felicità invase il suo cuore come non succedeva da molto tempo. Finché non proverai una gioia pari a quella che provi in questo momento, state le esatte parole di Lady Galadriel, ed ora tutto si stava avverando. Presto avrebbe avuto un figlio e avrebbe potuto ricominciare da zero, con se stessa e con gli altri.

-Oh, grandi Valar!- esclamò la giovane- Grazie! Infinite volte grazie! Le mie preghiere sono state esaudite!

Corse verso il palazzo, voleva gridare ai quattro venti la notizia, voleva che si sapesse. Il Reame Boscoso stava per avere un nuovo erede e le vite della famiglia di Bosco Atro stava per prendere, finalmente, una piega positiva...

📚ANGOLO ME! 📚
No, aspettate un secondo, fermi tutti, che?!? Un tizio alto, bello, vestito di verde e marrone, dai lunghi capelli biondi e con gli occhi grigio-azzurri?!? Oddio, questo personaggio mi sfugge! Secondo voi, chi potrebbe mai essere?

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