9. Di nuovo amici

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-Si sono picchiati, capisci? Una coppia di amici inseparabili che cercavano di farsi del male! Ed è tutta colpa mia!

Indil stava camminando nervosamente su e giù per la sua stanza. Imin l'aveva accompagnata dal guaritore reale che le aveva medicato la bocca e le aveva assicurato che non era niente di grave ma che avrebbe dovuto cercare di parlare il meno possibile per un paio di giorni, per non provare dolore. Lei, però, non poteva non parlare: aveva bisogno di sfogare la sua frustrazione e la sua rabbia verso se stessa, così discuteva animatamente da sola mentre il cugino tentava di calmarla.

-No, Indil. Non è stata colpa tua...

-Sì, invece!- ribatté la fanciulla con decisione- Se io avessi detto tutto subito forse Amdìr sarebbe riuscito, a poco a poco, ad abituarsi all'idea. Avrebbe accettato il matrimonio e forse ne sarebbe stato anche felice! Invece io ho voluto aspettare, per non farvi allarmare, ed ho solamente peggiorato la situazione! Sono buona solo a combinare guai! Forse Thranduil farebbe bene a non sposarmi! Non riuscirei mai ad essere una buona principessa per Bosco Atro!

Imin scattò in piedi- Ora basta!- gridò. Lei si interruppe- Smettila immediatamente di addossarti tutta la colpa! Non capisci che è solo Amdìr il responsabile? Lui dovrebbe essere felice per te, invece ti sta solo guastando la festa! Non ci puoi fare niente, quindi non puoi ritenerti responsabile!

La fanciulla sospirò e si sdraiò sul letto dalle lenzuola candide- Forse hai ragione. È che non lo riconosco più, Imin. Non mi sembra più lui. Come può essere così egoista? Mette la sua felicità prima della mia. E poi non lo capisco: sarò libera di scegliere chi sposare, no? Non deve certo essere lui a maritarsi. Sembra quasi che abbia paura che io sia felice...

Al solo pensiero che il cugino potesse pensare una cosa così orribile, una piccola lacrima solcò la guancia destra della giovane. Qualcuno bussò alla porta. Indil fece per alzarsi, ma Imin la fermò:

-Tu resta sdraiata e cerca di calmarti e di riposare un pò. Vado io.

Il giovane si alzò dalla sedia ed aprì cautamente la porta. Appena vide chi era, uscì dalla stanza e chiuse la soglia della stanza. Poi si voltò verso il fratello e gli chiese:

-Cosa vuoi?- era arrabbiato, lo si vedeva chiaramente, e non fu l'espressione addolorata del gemello ad addolcirlo.

-Sono venuto a parlare con Indil.- rispose Amdìr- A chiederle scusa.

-Avresti dovuto pensarci un'ora fa, quando hai deciso che la cosa più sensata da fare era attaccar briga con Thranduil.- rispose seccamente Imin- Hai idea di come l'hai ridotta? La poverina è a pezzi, crede che la colpa di ciò che è successo nella Sala del Trono sia solo sua e pensa che tu abbia smesso di volerle bene.

-Ma non è affatto così!- esclamò l'altro, incredulo- Io le voglio bene più di quanto non vorrei a mia sorella!

-Non l'hai dimostrato molto, in questi ultimi tempi.- cercò di fargli capire il fratello, il cui tono si era lievemente placato.

-È che...- rispose Amdìr- Non posso credere che lei voglia abbandonare Lothlòrien per seguire... Thranduil!

-Ti faccio notare che non ci sta abbandonando.- ribatté Imin- È ad un giorno di cavalcata da qui, può venirci a trovare ogni volta che vuole e poi, anche se fosse come dici tu, non starebbe pensando di partire e basta, ma di affrontare una nuova avventura con la persona che ama e che la ricambia.- gli mise una mano su di una spalla- Forse dovremmo lasciare che sia lei a prendere questa decisione.

Amdìr provò a controbattere debolmente- Sì, ma... Thranduil?

-Già, Thranduil, la persona che abbiamo chiamato fratello e che presto diventerà nostro cognato.- rispose il gemello- Dovresti esserne felice.

L'altro sospirò- Hai ragione. Sono stato uno stupido. Come ho potuto essere così egoista? Ero ceco di gelosia e mi sono dimenticato dei momenti che abbiamo passato insieme a quel giovane.

Imin sorrise- Forse queste cose dovresti dirle a lei...- disse, indicando con un cenno del capo la porta.

-Hai ragione.- rispose Amdìr. Si avvicinò alla porta e bussò di nuovo. All'- Avanti!- della fanciulla entrò nella stanza.

Indil era seduta sul letto e lo fissava con aria diffidente.

-Ehm... come stai?- le chiese il cugino, un pò imbarazzato.

-Bene, e non certo grazie a te.- rispose la ragazza, sprezzante.

Lui sospirò- Già... senti, Indil, mi dispiace davvero moltissimo. Sai, io ci ho riflettuto...

-Avresti dovuto rifletterci prima di fare a botte con Thranduil e di accusarlo di non amarmi.- lo interruppe la giovane. Era chiaramente arrabbiata, e come darle torto? Il cugino le stava rovinando il matrimonio, con le sue "obiezioni".

-Lo so, e mi dispiace.- rispose Amdìr- So che probabilmente rimarrai arrabbiata con me per molto tempo, e che forse non ti importerà più di me, e forse non mi considererai più un fratello, e neanche un amico, ma... sappi che mi dispiace tantissimo per quel pugno, per le cose che ho detto e per tutto il resto. Io penso che Thranduil sia un bravo ragazzo e che, se siete innamorati, io non sono nessuno per impedirci di sposarvi e di vivere felici.

Lei lo guardò con sguardo triste- Se pensi davvero tutte queste cose, perché allora hai fatto quella scenata nella Sala del Trono?

-Perché ero geloso.- rispose francamente il giovane- Avevo paura che tu ci avresti abbandonati per seguire Thranduil, che ci avresti dimenticati. Ma mi sbagliavo. Devi scusarmi. Avrei dovuto essere meno egoista e mettere per prima la tua felicità. Perdonami.

La fanciulla si alzò di scatto, corse verso di lui e lo abbracciò con foga mentre le lacrime rigavano il volto di entrambi.

-Ma certo che ti perdono.- disse Indil, con la voce soffocata dai singhiozzi- Come hai potuto pensare che io potessi dimenticarmi di voi, la mia famiglia? Ci vedremo spesso, vi scriverò ogni giorno e ci terremo in contatto. Grazie per aver capito quanto è importante per me che tu mi stia accanto in questo grande passo che sto per compiere, e grazie per avermi spiegato il motivo del tuo comportamento.- sollevò lo sguardo e gli chiese, sorridendo nonostante stesse ancora piangendo- E già che ci siamo, mi stavo dimenticando di chiedertelo: vuoi essere il mio testimone di nozze?

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