Capitolo dieci

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JANE

Tentai di non pensare a quello che mi avevi fatto, ma ormai ti eri insinuato fin sotto alla mia pelle, nelle ossa, nel mio respiro; ti eri incastrato nella cassa toracica e mi avevi pure rubato il cuore.
Avevi fatto tutto questo sotto i miei occhi, senza che nemmeno me n'accorgessi.
Credevi che sarei crollata, e lo credevi bene.
Non potevo pensare al fatto che avessi un'altra. Mi aveva fatto più male sapere che in realtà non m'amavi, che non l'avevi mai fatto, che non provavi quello che sentivo io.
Mi sarei aspettata tutto tranne che soffrire per uno come te. Eri così taciturno che impiegai un po' prima di poter intraprendere un discorso e conoscerti attraverso il tuo passato e il presente che vivevi per conto tuo. Volevo esserci anche io, volevo che venisse scritto un nuovo capitolo.
Non eri mai stato il mio tipo, ma come ci si può permettere a pensare solamente che, in amore, ci siano stereotipi?! E' una cosa così personale e piena di sfumature che non può essere uguale per tutti, non lo sarebbe neanche se lo volessimo.
Avrei preferito stare accanto ad un ragazzo premuroso, dolce, sempre presente; uno di quelli che li vedi girare con la ventiquattr'ore, indaffarato col lavoro, ma che torna a casa e ti bacia gentilmente sulla guancia. Credevo che sarebbe stato ciò che la vita ancora mi nascondeva, ma non potevo esserne certa finché non ti avrei avuto davanti.
Insomma, eri completamente quello che non m'aspettavo, e per questo mi hai travolta.
Me lo chiedevo spesso cosa mi piacesse dei tuoi sguardi silenziosi, dei disegni che mi nascondevi, delle battute sui colori strambi dei miei vestiti, della tua risata roca, dei tuoi anfibi che trascinavi sull'asfalto producendo un rumore a cui ormai mi ero abituata.
Perché ti amavo alla follia senza una spiegazione? Non era possibile.
«Sicuro di non volerla?» ti avevo offerto una bustina di zucchero, per la prima volta da quando ci eravamo conosciuti. Cominciavamo a sederci al tavolo insieme, a svegliarci prima, ad arrivare in ritardo di qualche minuto al negozio.
Avevi scosso la testa ridacchiando, come se avessi appena detto qualcosa di estremamente insensato e fuori luogo.
«Non riesco a capire come tu faccia a berlo completamente amaro...» sorrisi esterefatta e rimasti a guardarmi come se avessi paura di dimenticarmi, come se stessi per disegnarmi e ti volessi imprimere nella testa l'espressione momentanea di quell'attimo.
Dopotutto adoravo baciarti e sentire l'amarognolo in bocca, assaporarti fino in fondo.
«... Ci pensi tu ad addolcirlo» scrollasti le spalle, abbassando lo sguardo come se ti fossi pentito di averlo detto a voce alta, come se avessi appena rivelato un segreto. Non potei nascondere la gioia di quell'istante, quanto mi rendessi veramente felice.
Sai, ero spesso demoralizzata per via del poco lavoro che Chester offriva, ma mia zia aveva garantito che avrei colto questa occasione per riprendermi dallo studio e pensare principalmente a me stessa. Lo stavo facendo, ma mi facevo anche del male perché sapevo molto bene che me ne sarei andata da quella città, che tu non saresti venuto con me, che quello che stavamo creando si sarebbe prima o poi distrutto. Ma ci speravo; mi illudevo perché pareva la via più facile e indolore.
Mi svegliavo tutte le mattine principalmente per vederti, ma anche per controllare gli annunci e godermi a pieno la giornata. Ritornavo nella mia cameretta e pitturavo, oppure mi limitavo a pensarti e attendere con ansia la fine del tuo turno.
Fu più avanti che mi chiedesti cosa avrei voluto fare, di cosa mi sarebbe piaciuto occuparmi in un futuro vicino o lontano. E fu allora che ti rivelai quanto Londra assomigliasse molto ad uno di quei sogni nel cassetto, o ad occhi aperti. Fu in quel momento che ti parlai dell'accademia che avevo frequentato e dalla quale ero uscita a pieni voti; la galleria di cui avrei voluto occuparmi, della speranza che nutrivo sul fatto di realizzare uno dei miei desideri.
Si sono avverati entrambi. Più o meno. Mancavi tu per coronare quell'idillo.
Si spezzò qualcosa nei tuoi occhi quando ti dissi tutto questo perché avevi già capito che sarebbe andato in modo diverso, che le nostre strade non erano destinate ad incontrarsi, se non per un periodo troppo corto. Avevamo capito che i sogni non erano gli stessi, che la vita ci riservava tutt'altro.

🌻

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