Dopo aver accompagnato a casa Alison senza dare nell'occhio nel caso Summer li avrebbe notati un'altra volta, Jim si era recato come al solito a casa sua.
Sentiva divampare dentro di lui la tristezza. Pensare ai suoi genitori, che tanti anni fa si erano sacrificati per lui, era sempre un motivo per piangere.
Alison si era sicuramente accorta della sua disperazione.
Già, Alison.
Alison.
Almeno lei era una ragazza tranquilla ed educata, non come Penny, che andava dietro al primo ragazzo che le piaceva.
E il ragazzo che le piaceva doveva inoltre andare dietro a lei, in questo caso Jim.
Penny era una ragazza alquanto strana. E, cosa strabiliante, lui e lei avevano una cosa in comune: entrambi erano orfani.
Se quella volta, nove anni fa, lui avesse potuto fare qualcosa per aiutare i suoi genitori...
Si ricordava del fuoco. Che aveva divorato interamente la sua casa di un tempo. E di sua madre insanguinata adagiata per terra. E di suo padre, che si era sacrificato per salvarlo. Di Cinder, il suo gatto rimasto ucciso. Di DarkFlame, quello strano individuo. E del gatto nero, spelacchiato e con gli occhi che, seppur ciechi e orribili, brillavano ancora di innaturale malvagità. E, alleandosi con DarkFlame, aveva portato alla distruzione.
Quello di Shadow, il gatto nero, era il ricordo più vivido. Il gatto nero, che, con facilità suprema aveva ucciso suo padre, con ugual facilità aveva saltato la finestra ed era scomparso nella notte nera. La stessa notte in cui Jim aveva conosciuto Mystery, uno dei suoi due gatti.
Snow l'aveva incontrata in una mattina d'inverno, quando la neve quasi si confondeva con il suo pelo bianco. Era piccola, aveva dovuto avere un mese, al massimo due.
Era una gattina piccolissima, debole e sola. Sicuramente abbandonata da qualcuno.
All'epoca, Jim aveva nove anni. Gli avevano fatto subito stupore i suoi occhi: uno azzurro e l'altro verde, che brillavano come due diamanti.
Da quel giorno, la gattina era rimasta sempre con lui e Alice.
Sì, Alice. La dolce e tenera Alice. Sua cugina che, quella notte orribile di sette anni fa, l'aveva accolto a casa sua trovandolo quasi per caso mentre camminava tutto solo per la città in compagnia di Mystery, che aveva trovato pochi minuti prima.
Cercò di non ricordare quei terribili momenti.
Quello che era successo quella notte sembrava tutto un sogno, ma ogni cosa era vera.
I sogni. Ogni notte faceva sempre lo stesso, ormai da mesi. Questa era la cosa che lo preoccupava di più.
Ogni notte, puntualmente, alla stessa ora, si presentava il suo incubo terribile.
Sangue. Morte. Distruzione.
Nel suo sogno, c'era una ragazza giovane dai capelli biondi dorati, bellissimi, che lo chiamava chiedendogli aiuto.
Ma lui era bloccato a terra da Shadow, che lo controllava per mezzo della sua magia.
All'improvviso, appariva un'altra ragazza di una bellezza senza eguali, con i capelli neri splendenti e un paio di bellissimi occhi blu come zaffiri.
Anche lei lo chiamava.
E lui non sapeva chi considerare tra le due. Erano tutte e due troppo belle.
Ma doveva scegliere chi salvare.
E la sua scelta avrebbe potuto essere fatale.
Chi erano delle due ragazze? Cosa centravano con lui?
Ma, intanto che lui si dilungava in questi pensieri confusi, il gatto nero lo scrutava con i suoi occhi vuoti, sotto i quali si apriva l'oscurità più totale. E sembrava perforarlo con quello sguardo, come una spada che lo infilzava da parte a parte. Mentre il grido delle due ragazze si faceva sempre più disperato.
E poi si svegliava. Pensando e ripensando alle due ragazze e a Shadow, e al significato del sogno.
Era ovvio che Shadow lo volesse uccidere ripensando a quei momenti di tanto tempo prima, ma proprio non sapeva spiegare l'apparizione delle due ragazze.
Non aveva idea di chi fossero. Né di cosa volessero. Né perché erano in pericolo, dato che Shadow nel sogno mostrava sempre e solo interesse a Jim.
E, chissà dove, aveva il terribile presentimento che fosse ancora vivo. E che lo stesse cercando per completare il lavoro che aveva cominciato.
Mentre chiudeva la porta d'ingresso del condominio dietro di sé e si incamminava su per le scale, decise che non avrebbe avuto più dubbi riguardo al suo nemico.
Avrebbe tenuto gli occhi bene aperti.
Mentre terminava la seconda rampa di scale, si ricordò che quel giorno Mystery e Snow erano rimasti a casa. Di solito tutti i giorni li nascondeva nella sua cartella.
Aveva così tanta paura che sua zia facesse loro del male. Da quella notte, non le aveva ancora detto niente dei suoi due gatti. Se li avesse scoperti, li avrebbe sicuramente uccisi.
Lei obbligava Jim a fare tutto quello che voleva. E, se non obbediva a qualcosa, niente cibo per quattro giorni.
Conosceva l'indole crudele e asociale di sua zia.
Ma lui non poteva farci niente. Lei non poteva capire quanto quei due gatti fossero importanti per lui. Da quando i suoi genitori erano morti, loro erano sempre vissuti insieme.
Per fortuna a rimettere le cose a posto c'era Alice, sua cugina. Si era presa cura di lui da quella notte terribile e gli era sempre rimasta vicina.
Inoltre era l'unica a sapere dell'esistenza di Mystery e Snow.
Alice aveva quasi dieci anni in più di lui ed era molto matura e responsabile. Teneva a Jim più di ogni altra cosa al mondo e lui le era ogni giorno grato per tutto l'affetto che gli dava. Senza di lei non avrebbe avuto nessuno.
Jim non sapeva niente riguardo a suo zio. Forse era morto anche lui. O si era trasferito. Era un mistero.
Quando arrivò a casa sua e aprì la porta, Mystery era già lì pronto ad uscire. Era un buon segno; voleva dire che sua zia non c'era.
Neanche i suoi gatti si facevano vedere quando c'era lei.
Girò la chiave nella serratura e aprì la porta. Si ritrovò sia Mystery sia Snow davanti a lui.
Mystery era bellissimo e aveva il pelo lucido e nero, con degli occhi verdi che non appena ti guardavano, sembrava che scavassero dentro, nel profondo dei tuoi pensieri.
Snow era bianca ed era la gatta più dolce e affettuosa che Jim avesse potuto trovare.
Jim si domandò come sarebbe stata la sua vita senza di loro. Di certo non avrebbe mai avuto qualcuno che gli volesse bene come quei due; certo, erano gatti, e immaginò che non potessero capire i sentimenti, ma di sicuro gli erano grati per tutto quello che faceva per loro.
Guardò l'orologio appeso alla parete. Era l'una e un quarto; di lì a poco sarebbe arrivata a casa sua zia.
Doveva riuscire a sgraffignare qualcosa da mangiare prima che lei arrivasse e lo beccasse a rovistare da qualche parte in cucina.
Mentre a destra si salivano le scale per andare nella sua camera, dove sulla stessa e unica rampa c'erano anche le camere della cugina e la zia, a sinistra si andava per la cucina.
Si diresse in cucina attento a cogliere qualsiasi minimo rumore nel caso avesse sentito un rumore di passi che si avvicinava all'ingresso.
Sul tavolo non c'era niente di commestibile, solo una scatola da scarpe rovinata.
Fece per aprire la porta del frigorifero. Ma proprio in quel momento sentì dei passi su per le scale. Non poteva essere al cento per cento sua zia, forse era un altro inquilino.
Una parte di lui gli diceva di andare avanti e guardare cosa c'era dentro al frigorifero, ma un'altra gli diceva di correre il più veloce possibile e andare a rifugiarsi subito nella sua stanza.
Poteva tentare per la prima opzione e poi cercare di salvarsi, nel caso fosse stata veramente sua zia.
Ma per fare in questo modo, doveva agire subito. Avrebbe rischiato. Aprì il frigorifero e infilò la mano dentro senza curarsi di controllare cosa c'era dentro.
Quando ritirò la mano, capì di aver preso del tonno in scatola. Gli andava più che bene, e di sicuro l'avrebbero gradito anche Mystery e Snow.
Sentì che il rumore di passi si arrestava davanti alla sua porta. Non c'erano più dubbi: era sua zia. Sapeva che non poteva essere sua cugina, perché lei tornava a casa dall'università molto più tardi. E se lui non si muoveva a precipitarsi nella sua camera e chiudersi dentro, l'avrebbe scoperto sul fatto.
Ma sentì una mano girare la maniglia.
Non ce l'avrebbe mai fatta a raggiungere la sua stanza in tempo.
Si pentì di aver scelto di non scappare subito.
Ormai era troppo tardi. Rimase lì, impietrito, con la scatola del tonno in mano, pronto a beccarsi la sua punizione.
Ma quella che apparì dopo tre ansiosi secondi non fu sua zia, ma la persona che Jim non avrebbe mai sperato di vedere.
Alice.
I suoi capelli biondi e i suoi occhi blu rassicuranti lo fecero sentire meglio.
La cugina lo guardò con dolcezza e si stupì di vedere la sua faccia sgomenta. -Ehi, ciao! Cos'è, non sei contento di vedermi? Forse perché sono arrivata a casa prima del solito... speravi di vedere la zia, forse?- Rise.
-No, no. Sono stato così sollevato quando ti ho vista. Confesso che non me l'aspettavo.-
-Vuoi qualcosa da mangiare?-
-Ho una scatola di tonno. -
Alice sorrise, divertita. - Non mi sembra granché. Comunque sarà qui a momenti. Quando arriva non farti vedere e porta via Mystery e Snow.-
-Certo.- Asserì. -Vado nella mia stanza.-
Prese in braccio i due gatti e si diresse su per le scale nella sua stanza.
Fece in tempo a entrare e a chiudere la porta dietro di sé che la porta d'ingresso si aprì ed entrò sua zia.
-Ciao Alice.-
-Ciao. -
- Com'è andata oggi?-
-Bene.-
-Come sempre.-
In confronto a lui, sua zia nutriva un grande amore per sua figlia Alice. Chissà perché, ma considerava "anormale" Jim.
- Dov'è si è cacciato tuo cugino?-
Lui trattenne il respiro. Poteva ascoltare ogni cosa, dietro la porta.
-Lui... non è ancora tornato.-
Tirò un sospiro di sollievo. Grazie, Alice.
-Sarà meglio che torni presto. Ho un sacco di roba da fargli fare.- Disse, acida. Poi il suo sguardo si illuminò. -E' la prima volta che arriva in ritardo.-
Alice annuì.
-Se è finito sotto un camion è anche meglio. Non ce l'avrò più fra i piedi, finalmente.-
Jim sospirò. Sapeva che sua zia teneva a lui come una carta di una caramella, ma non era mai arrivata a dire queste cose.
Alice gli aveva detto che era gelosa in qualche modo dei suoi genitori, ed era per questo che si comportava così con lui. Ma cosa centrava lui? Cosa aveva fatto di male?
Jim si chiese quando sarebbe potuto uscire dalla sua stanza.
Sicuramente quando sua zia sarebbe andata via.
Decise di aprire la scatoletta di tonno. Ne mangiò un po' e diede la parte restante a Snow e Mystery.
Sentì le voci delle due. Appoggiò la testa alla porta chiusa, in modo da sentire meglio.
-Alice, stasera verranno un paio di mie colleghe a cenare, lo sapevi?-
- No. - Alice tratteneva sempre il respiro, quando doveva parlare ad Agnes, sua madre. Perfino lei la temeva.
-Preparati al meglio. Io assumerò quell'idiota per cucinare, se arriva.-
-Mamma, Jim non è un idiota! E' molto più intelligente di me e te messe insieme e non puoi farlo lavorare sempre come il tuo schiavo...-
-Come ti permetti di parlarmi così? Sei forse andata fuori di testa?- Esclamò Agnes.
-No, ti volevo solo far notare che forse, a lui non potrebbe piacere... tutto il lavoro che gli fai fare...- Spiegò Alice sforzandosi di restare calma.
-Dovresti dirmi grazie che lo sto mantenendo invece di lamentarti!-
-Lo stai mantenendo? Lo stai solo facendo soffrire! Su, dai, dimmi quante volte gli dai da mangiare ogni giorno!-
-Questo dipende da come si comporta. Una o due volte al giorno al massimo, se non zero quando magari non vuole uscire dalla sua camera. Adesso basta, Alice. Non ho più voglia di parlare di lui. -
Era contento che Alice cercasse di difenderlo, ma purtroppo su di lui non aveva alcuna voce in capitolo contro Agnes.
-Come fai ad essere così insensibile?- Chiese la cugina, disperata.
-Sono insensibile solo nei confronti di Jim. - Disse l'altra con noncuranza mentre apriva il frigorifero. -Hai notato che è scomparsa una scatoletta di tonno?-
Lui trasalì.
-Ehm... certo! Perdonami, sono stata io. Ho visto che era scaduta, così non volevo che qualcuno la mangiasse. L'ho buttata.- Disse l'altra.
Alice non si era fatta trovare impreparata. Aveva già valutato che la madre se ne sarebbe potuta accorgere, così si era inventata una scusa plausibile.
-Avevo controllato la scadenza e non era oggi.- Obbiettò l'altra lanciandole un'occhiata di sbieco.
Adesso le cose si mettevano male.
-Oh, allora devo aver letto un'altra data...- Alice cercò di rattoppare, consapevole della tensione che si stava creando.
-Comunque fa lo stesso. Ne compreremo un'altra. Vado fuori a sistemare il giardino in modo che abbia un aspetto presentabile per le nostre ospiti di stasera.-
Sentì la porta chiudersi e i suoi passi giù per le scale.
Jim tirò un respiro di sollievo. Se n'era andata e sarebbe rimasta lontano da lui per un po', finalmente. Inoltre Alice era riuscita a risolvere anche la faccenda della scatoletta di tonno.
Adesso l'unico dubbio era che ad Agnes sarebbe saltata in mente l'idea di cercare nella spazzatura per verificare se ci fosse stata veramente la scatoletta di tonno, ma non pensò che fosse così stupida. O almeno, lo sperava.
Il telefono squillò. Qualcuno stava chiamando con il fisso.
Fu Alice a rispondere.
La porta della sua camera si aprì ed entrò lei col telefono in mano. -Tieni, è per te. E' una tua compagna di classe.-
Si stupì. -Grazie.-
Alice uscì.
-Ciao, Jim!- Fece una voce euforica dall'altra parte.
- Summer?-
-Sì, esatto, sono io! Ti volevo dire... ehm, la presentazione, ti ricordi? La dovremmo esporre domani, soltanto che non ci siamo incontrati! Avevo promesso a Alison uno di questi giorni, ma poi lei... insomma, forse se ne è scordata perché non mi ha più detto niente al riguardo...-
Tutto questo era vero. Ma lui e Alison l'avevano fatta la presentazione. Doveva soltanto trovare il coraggio di dirlo a Summer.
Poi gli venne in mente una cosa. Alison. La presentazione. Summer. La bugia di Alison dove Kyle e Summer avevano fatto quel battibecco. Il vero motivo per cui la sua amica gattara aveva mentito a proposito del mal di testa dell'altra ragazzina cominciava a formarsi nella sua testa.
Era ovvio che Kyle non centrava niente in tutta quella storia.
Alison aveva trovato un motivo per stare da sola con lui. Che idee aveva per la testa? Cosa aveva pensato quella volta? Perché non aveva voluto Summer quando si erano incontrati?
Non gli sembrava che quelle due si odiassero. Anzi, erano sempre state in buoni rapporti. Non c'era motivo che Alison non la volesse.
Forse Alison aveva pensato che sarebbe stato meglio che lei stessa e lui avrebbero scritto la presentazione, e poi Summer l'avrebbe esposta; ma non gli aveva riferito quelle informazioni.
Se fosse stato in questo modo, la ragazzina avrebbe dovuto chiamare Summer per farle studiare la presentazione in modo da fargliela esporre. Ma non le aveva detto niente. E Alison non era il tipo che si dimenticava le cose. C'era un preciso motivo per cui lei aveva costretto a farlo venire da solo, quella volta.
-Ehm, Summer... Alison ti ha detto qualcosa? Sulla presentazione, intendo.- Si limitò a dire, consapevole che l'altra stava aspettando forse da troppo che lui dicesse qualcosa.
-No, perché?-
Fece un respiro profondo. -Io e lei... abbiamo fatto il lavoro.-
-Cosa? Senza di me?- La ragazza s'imbestialì.
-Scusa, ma io pensavo che Alison te l'avesse detto... Summer, io penso che il fatto che non ti abbia invitato all'incontro e la menzogna sul tuo mal di testa siano collegate in qualche modo...- Non gli sarebbe piaciuto tradire Alison, ma era giusto dirlo all'altra componente del gruppo.
-Se lei ci dicesse il motivo che l'ha spinta a non invitarmi, allora forse capirò anche qualcosa sulla sua bugia del mio mal di testa... non so perché, ma credo che ce l'abbia con me in un modo o nell'altro...-
-Non preoccuparti, le parlerò io e riuscirò a farle dire il perché della bugia e così di conseguenza, scoprirò perché non ti ha invitato.-
-Conto su di te. Comunque è una bella carogna... le avevo detto che non ero disponibile quel giorno e lei ha organizzato un incontro tutto suo fregandosene di me!- Summer si stava comportando come una bambina, ma, in un certo senso, aveva ragione.
-Stai tranquilla, troveremo una soluzione.-
-E non dimenticarti che la presentazione è domani! Forse, però, se diciamo tutto al riguardo di Alison, perché tanto la colpa è solo sua, l'insegnante le darà una nota e lei farà una figuraccia! Così avremo trovato un motivo per rimandare la presentazione, o meglio ancora, non farla proprio.-
-Summer, non pensare male di Alison in questo modo. Sono sicuro che esiste un motivo ben preciso per cui l'ha fatto, è sempre stata una ragazza molto tranquilla, di solito non fa così. E poi, ho confermato Kyle non centra niente in tutta questa storia.-
-Comunque, la presentazione è domani!- Ripeté l'altra, spiccia, ignorando l'altro che le parlava. -O troviamo un accordo adesso, o mai più!-
-Sì, ma la presentazione ce l'ha Alison.- Le fece notare lui.
-Cosa? E quindi come facciamo? Dovremo rifare il lavoro tutto daccapo!-
-Chiederò la presentazione a Alison.-
-No! Lei è una traditrice! Ce la sbrigheremo da soli! Non voglio più aver niente a che fare con lei!-
Anche Penny quel giorno l'aveva accusata di tradimento, e non era la prima volta che Summer si arrabbiava con lei.
-Aspetta, chiamo Alison e le chiedo se ti può dare il lavoro.-
-Ma ti ho detto che è una traditrice!-
Gli dispiaceva che Summer non avesse potuto contribuire in nessun modo alla presentazione.
Interruppe la chiamata e digitò il numero del loro compagno di classe Connor, che sapeva tutto di tutti e aveva tutti i numeri di telefono della classe.
Si fece dare il numero di Alison e la chiamò.
Lei rispose al secondo squillo. -Chi è?- Chiese. -Oh, Ribes, smetti di mordere la coda di Chopin...- Sussurrò, anche se Jim la sentì benissimo.
- Alison, sono Jim. -
Lei doveva essere rimasta molto sorpresa, perché rimase muta per dieci secondi buoni, poi domandò: -Chi, scusi? Non ho il suo numero nella rubrica...-
- Q... quale Jim?-
-Su, Jim Miller della tua clas...-
-Oh, ehm, ciao...!! Non avevo sentito bene... sai, Ribes faceva un po' di confusione... cosa mi devi dire?-
-La presentazione è domani. E Summer non sa ancora cosa deve fare. Si aspettava che l'avremmo chiamata per incontrarci, ma poi... insomma, hai capito, non sapeva che l'avevamo già fatta...-
-Me n'ero dimenticata!-
-Davvero?-
Jim di certo non poteva vedere la sua faccia dall'altra parte, ma giurava che stesse diventando viola dalla vergogna. -Non te lo volevo dire, ma Summer mi ha chiamato ed era fuori di sé... credo che voi due dovreste chiarirvi un'altra volta. Alison, perché quella volta non ci hai voluto dire perché ti eri inventata quella storiella per non invitare Summer a casa tua per fare il lavoro? Dimmelo, non lo dirò nessuno. -
Aspettò.
-Sei arrabbiato anche tu?- Chiese alla fine lei con una vocina bassa bassa.
-No, ma è meglio se me lo dici.-
-Insomma, io... posso dirlo a Summer? Aspetta, la chiamo!-
-No, aspetta, Alison!- Ma lei aveva già buttato giù.
Sospirò. Era stanco di tutti quei segreti. Era stato a un passo dal scoprirlo.
Aspettò cinque minuti poi sentì suonare il telefono.
-Sì, Alison?-
-Io e Summer abbiamo fatto pace...- disse, anche se lui non ne era così sicuro. - Lei ha detto che le posso mandare la sua parte. Adesso ti mando la tua. Va bene se lei fa le prime due diapositive, tu fai le altre due che seguono e io faccio quelle che rimangono? Scusami, ma me n'ero proprio dimenticata... in questi giorni ho tante cose da fare....-
Prima che interrompesse ancora la chiamata, voleva sapere il motivo delle sue bugie. - Dimmi il motivo per cui non hai invitato Summer quella volta. -
Sentì Alison che voleva obbiettare qualcosa, ma lui andò avanti: -So che tu non sei così e non menti mai a nessuno, perché non sei come Penny o come qualcun'altro che somiglia a lei; Alison, dimmelo.-
-E' un motivo stupido.-
-Dimmelo, non dirò niente come ho già detto; e non ti prenderò in giro. -
-Ci vediamo domani a scuola.-
- Alison!-
Ma un'altra volta l'amica aveva interrotto la chiamata.
Ma perché non voleva dirglielo? Cosa c'era di male? Se era un motivo così stupido come diceva lei forse si vergognava, ma lui gli aveva detto e ridetto che non avrebbe riso di lei.
Non voleva neanche provare a richiamarla, perché tanto non avrebbe ottenuto niente.
Nel frattempo sperava che Alison gli mandasse la sua parte della presentazione, e poi con lei ci avrebbe parlato domani e le avrebbe tirato fuori le parole di bocca, consigliandole di non mentire di nuovo.
Accarezzò Mystery sulla testa, mentre Snow si acciambellava sul suo letto e si addormentava facendo le fusa.❤️ ANGOLO di ~ D.BLOND ~ ♥️
Hello everyone! 💕❣️
È da quasi un anno che non pubblico più niente 😅 (colpa della scuola e dei miei impegni vari).
Scusate per questo capitolo corto: nei miei vecchi appunti, infatti, mi era venuto lungo più di ventiquattro pagine ma ho voluto accorciarlo per renderlo tutto dal punto di vista di Jim (mentre in quello originale era anche per buona parte dal punto di vista di Alison).
Tengo a puntualizzare che ho scritto questo capitolo all'inizio della prima media, e ho trovato anche io un linguaggio molto diverso da quello che, effettivamente, uso adesso (si vedrà molta distinzione negli ultimi capitoli). Quindi vi prego di non giudicare e leggere quello che la mia mente da bambina mi suggeriva di scrivere quattro anni fa 😂.
Come avete potuto leggere, abbiamo una new entry! Infatti, abbiamo potuto conoscere Alice, la cugina di Jim, che è dolce e tranquilla, anche se nasconde sicuramente un passato tormentato (e state sicuri che c'è sotto sua madre, la zia di Jim, Agnes).
Man mano che andrà avanti la storia scoprirete tutto, anche se il prologo, molto probabilmente, vi dirà qualcosa... se non lo avete ancora letto, vi consiglio di andarci subito😉 !!! E non dimenticate di commentare!❤️🌙💫❣️⭐️✨💕Kisses and hugs
- ♥️D.Blond❤️P.S. Ho finito finalmente (dopo quattro anni) la mia storia su Word e adesso mi sbrigo a copiarla su Wattpad. Prima che la scuola non mi assalga di nuovo. Comunque il finale mi è venuto davvero niente male😌🤔.
Ancora i miei più cari saluti❣️❣️
STAI LEGGENDO
Chronicles of the Guardians (#1)
FantasyLa vita di Alison Smith, brava studentessa quindicenne, cambia radicalmente quando viene a conoscenza del suo misterioso destino: è stata scelta infatti tanto tempo fa per salvare il mondo dal male, portando dentro di sé dei poteri inestimabili fino...