Capitolo 12 - L'EREDE (parte 2)

263 9 18
                                    

Seguì con gli occhi il gatto che si stava allontanando.
-Lightning. -
Lui non si fermò.
E Jim si decise che era meglio non fare più domande.
Si avvolse ancora di più nel cappotto e cominciò a camminare, con un lieve senso di disappunto. Si disse che forse era meglio non rivolgere più la parola a Lightning fino a quando non sarebbero arrivati.
Per tutta la durata del tempo trascorso a camminare, cercò di avere la mente vuota: tutto gli si sarebbe rivelato a suo tempo. Ma chissà quando questo tempo sarebbe arrivato.
La paura dell'ignoto gli faceva in qualche modo paura. Non sapere cos'era accaduto, perché era accaduto e cosa gli sarebbe successo in seguito, lo faceva solo sentire più ansioso e desideroso della verità.
Guardò il gatto. In qualche modo era... magico. E se esistevano gatti magici, il mondo doveva essere magico. Solo che fino a quel momento non se n'era mai accorto. Forse perché non poteva, non voleva saperlo.
Era stato semplicemente troppo disattento e ignaro della realtà che lo circondava, mentre gli sarebbe bastato aprire un po' gli occhi su quello che era il vero mondo in cui viveva, nascosto agli altri ma aperto a lui, che aveva scoperto di avere un ruolo ben preciso.
Per dieci minuti minimo seguì il gatto nel buio, acuendo di tanto in tanto la vista per tenerlo bene d'occhio; sembrava che il buio crescesse di minuto in minuto, continuamente, e questo non lo rassicurò.
Si accorse solo in quel momento di essere a Chinatown, di solito gremita di gente, ma a quell'ora di notte spaventosamente deserta. Il focalizzarsi sul gatto gli aveva fatto perdere il senso dell'orientamento.
Alzò lo sguardo sulle insegne cinesi e su alcuni piccoli negozi tutti ammassati.
Tutto era vuoto, ovviamente. Gli diede un senso di nausea.
Si fermò all'improvviso, convinto per un intero minuto di non vedere più Lightning. Poi lo ritrovò, circa venti passi più avanti, con i soli occhi verdi brillanti che confermavano la sua presenza. Aveva smesso di camminare. -Vieni.-
Lo stava aspettando. Jim si diresse verso di lui e lo raggiunse.
Gli si chinò di fronte. -Allora?-
Il gatto fece un piccolo movimento con la testa, indicando l'entrata di un vicolo cieco all'angolo di un ristorante.
Lightning non lo aspettò e andò avanti per primo. Vedendo che non veniva, si fermò quasi subito. -Non avevi detto di avere fretta? -
Lui lo guardò male. -Cosa vuoi fare? Dimmi chi devo vedere. - Lo fissò. -Questi posti sono poco raccomandabili di giorno, figurati di notte. -
Il gatto camminò verso di lui. -Faremo prestissimo. Dobbiamo solo aspettare. -
Jim non fece in tempo a distogliere gli occhi dai suoi che, quasi per risposta, sentì un lieve scalpiccio davanti a sé, in fondo al vicolo.
Una luce nuova scaturì negli occhi di Lightning non appena si voltò e si diresse velocemente verso l'origine del rumore.
-Hey... - Si bloccò. Non aveva scelta. Ormai era già quasi sparito. Tanto valeva seguirlo.
Il gatto si fermò solo alla fine del vicolo. E Jim ammutolì. Non era solo.
Lightning gli aveva detto che doveva fargli conoscere una persona, ma non avrebbe mai pensato a una simile persona.
Perché in realtà non lo era affatto.
Era una donna, ma non una donna comune.
Si avvicinò meglio, guardandola bene. Il suo dettagliatissimo abito bianco ricamato la avvolgeva da capo a piedi. I capelli che un tempo avrebbero dovuto essere stati biondi, adesso erano fra il bianco e l'azzurro.
La guardò ammutolito.
Lei si girò puntandogli addosso un paio di occhi senza espressione. Intuì che doveva essere viva solo da un piccolo movimento agli angoli della bocca, completamente bianca. Si avvicinò e toccò quella che avrebbe dovuto essere la manica del suo vestito. Come si aspettava, la sua mano si comportò come se non avesse toccato nulla, passando da parte a parte, con la lieve sensazione di avere appena toccato qualcosa di freddo.
Parlò solo quando lui le fu vicinissimo, con una voce lontana, che pareva venire da chissà dove, che non doveva, non poteva essere assolutamente di questo mondo. -L'erede. -
L'unica parola che aveva pronunciato l'aveva detta in modo spiccio, naturale, come se avesse avuto i modi di una qualsiasi umana. Forse lo era stata.
Si avvicinò meglio e aprì la bocca per parlare, ma Lightning lo anticipò: -Jim, questa è Amài. O meglio, il suo spirito. Lei è morta undici anni fa, prima di BlackStorm e WaterGem. Era la fondatrice della cerchia dei Guardiani e assoluta prima loro discendente. In parole semplici, è venuta fin qui per te. -
-Ma come ha fatto a... -
-Non fare domande che non ti sono richieste. Semplicemente, ascoltala. - Il gatto lo zittì subito, con stupore di Jim. Ci doveva essere qualcosa sotto.
La donna si chinò verso il gatto e sbatté le palpebre prima di parlare. -Grazie, Lightning. - Poi si voltò verso di lui. -Quanti anni hai, erede? -
Jim la fissò. Non sapeva se mentire o rivelare semplicemente la sua vera età, anche perché sospettava che lei lo sapesse già e ne volesse solo avere la conferma, oppure che cercasse un modo per farsi una prima idea di lui e scoprire se si poteva fidare oppure no. Evitò di rischiare e scelse di dire la verità. -Quindici.-
-Bene. Mi ricordo quando tuo padre aveva la tua stessa età. Eravamo coetanei. - Sospirò. -Erano bei tempi. - Voltò la testa, come per pensare a dei dolorosi ricordi. -Prima che finisse tutto. -
Jim pensò che se voleva fare delle domande riguardo al suo vero passato doveva farle adesso, ora che Lightning era zitto e lei sembrava disposta a parlarne.
-Tu sai... perché i miei genitori sono morti, vero? Il vero motivo? -
Lei aspettò un po' prima di parlare. Dapprima sembrò totalmente assente, come se fosse ancora persa nei ricordi, poi ritornò alla realtà come risvegliatasi da un sogno. -Vivevamo tutti così bene, e anche questa città era diversa. Tu sai, vero, che adesso la tua vita è cambiata per sempre? -
Lui abbassò lo sguardo. -Sì -, disse infine.
Lei asserì con la testa, come per annuire. -Anche i tuoi genitori ne erano consapevoli. Avevano accettato il loro mondo e le loro facoltà con estrema comprensione, pronti a difendere quello che amavano e la realtà in cui vivevano. Ma purtroppo, non sempre la realtà è riconoscente. Forse avrai sentito parlare di Malhaitai. - Sollevò su di lui gli occhi azzurro-argentei, come per aspettarsi una risposta.
Jim scosse appena la testa. -No, mai. -
Lei si girò lentamente verso Lightning, come a rimproverarlo per non averlo avvertito. Lui capì immediatamente e si giustificò, chinando la testa: -Perdonate, Amài. Ho avuto solo il tempo di spiegargli pochissime cose, prima di ricordarmi che volevate vederci. Provvederò subito non appena faremo ritorno. -
-No, Lightning, non ti disturbare. Lo farò io. - Sorrise, con un sorriso che a Jim apparve tutt'altro che sincero. Doveva provare a farle cambiare opinione su di lui.
Amài sbatté gli occhi e davanti a lei apparve qualcosa che fece scattare Jim di un passo indietro.
La donna aveva creato una specie di aurea azzurrognola fluttuante nel vuoto, in cui appariva un'immagine nitida di un uomo dai capelli scuri, all'incirca sulla trentina.
Guardò bene. Aveva l'impressione di averlo già visto. Doveva averlo già visto.
Amài girò intorno all'aurea luminosa puntando gli occhi su di lui. -Ti ricorda qualcuno? - Gli arrivò vicinissima, puntando gli occhi argentei dritti nei suoi. -Che ricordi ti suscitano, Jim? -
Lui ricambiò il suo sguardo. Era la prima volta che lo chiamava col suo vero nome e non semplicemente "erede". Guardò l'uomo. E gli venne in mente la strage di undici anni prima, e quella notte terribile dove aveva perso tutto e rinunciato a ogni cosa. E capì. Abbassò lo sguardo, mentre quelle immagini ancora perfettamente conservate nella memoria prendevano il sopravvento su di lui. -È l'uomo che ha ucciso mio padre. -
Lightning cercò con lo sguardo un punto lontano per non guardarlo, mentre Amài continuava a fissarlo, comprensiva. -È stata una dura perdita per tutti. Ma BlackStorm fu solo il primo. Altri ne caddero dopo di lui... tutti per stessa mano. Tutti per colpa di... Malhaitai. - Pronunciò il suo nome stretto tra i denti, come se le ispirasse disgusto. E doveva per forza essere così.
Jim prese la parola. -Ma io ricordavo che si chiamava...
-Erik. - Amài alzò gli occhi su di lui. -L'uomo che ha ucciso tuo padre si chiamava Erik, Erik Gray. Era un Guardiano, un tempo, ma si era alleato con Malhaitai in seguito a un dibattito con tuo padre... ed è passato dall'altra parte. I tuoi genitori si sono dibattuti fino alla fine per riuscire a convincerlo di tornare con loro... ma alla fine gli altri hanno vinto... e anche se Erik è morto, Malhaitai è ancora vivo da qualche parte. -
Erik Gray. È lo stesso cognome che ha Penny. Sospirò. Forse era solo un caso.
Jim fece un passo avanti, allontanando quei pensieri dalla sua mente. -Malhaitai chi è esattamente? -
Lightning si girò verso di lui. Forse era stupito che le avesse rivolto una domanda.
Amài distolse lo sguardo, come se ricordare le facesse male nuovamente. -È un demone, un'entità malvagia che può assumere qualsiasi forma voglia. Non sappiamo niente su di lui, ma l'ultima volta che è stato visto è quando ha ucciso i tuoi genitori, nove anni fa. -
-In realtà qualcosa sappiamo. - Fece Lightning all'improvviso. I suoi occhi verdi brillarono. - Shadow. Ricordi quando si era finto il Gatto-Guida di Helen? BlackStorm l'ha scoperto e voleva ucciderlo, ma è riuscito solo ad accecarlo. Da allora si parla del gatto nero con gli occhi vacui e bianchi. -
Amài si rivolse al ragazzo. -Credo che tu sappia del gatto nero che popola i tuoi sogni. -
Jim abbassò lo sguardo. Ora sapeva. -Certo. -
E non è l'unico. Disse pensando alle due ragazze e a quella che sembrava uscita da un film horror. Alla fine il sogno si trasformava sempre in un incubo, quando lei lo uccideva e le due ragazze piangevano, reclamando il suo aiuto. E Shadow, ovvero Malhaitai, era sempre stato lì a guardare, consapevole di averlo trovato, consapevole che avrebbe potuto ucciderlo anche solo nei suoi sogni, se solo avesse voluto.
Una domanda improvvisa si affacciò alla sua mente. -Chi è Helen? - Chiese, con interesse.
Amài sorrise mentre Lightning fece fremere i baffi. -Helen... è tua madre. - La donna lo guardò con un accenno di malinconia.
Jim la fissò a sua volta. Forse mancava anche a lei. -Tu li conoscevi bene? I miei genitori, intendo. -
Lei distolse lo sguardo. -Certo, sono quella che ha dato vita ai Guardiani e loro sono stati scelti da me in persona. Ci ho lavorato, abbiamo studiato insieme i piani di Malhaitai e successivamente di Erik... ma purtroppo io me ne sono andata prima di loro e li ho lasciati soli. -
Jim azzardò un'ultima curiosità. -Ti mancano? -
Anche se era praticamente trasparente sotto la sua forma di spirito, Amài non riusciva a nascondere il fatto di avere gli occhi lucidi. -Molto. - Rispose, prima di abbassare lo sguardo.
-Anche loro adesso sono... come te? Spiriti? -
Lei tenne gli occhi fissi per un attimo su un punto fermo dietro di lui, alzando la testa di scatto. Serrò le labbra in un sorriso trattenuto. -Tutto esiste al mondo, erede. E anche se io non so come siano adesso né dove si trovino, mi fa pensare solo che da qualche parte devono essere, e se ci sono, mi auguro che siano insieme. - Sbatté le palpebre per scacciare le ultime lacrime, poi si voltò in fretta verso di lui, mentre l'aurea luminosa alle sue spalle scompariva, forse a un ordine dei suoi pensieri.
-Vieni-, gli disse. -C'è ancora qualcosa che voglio mostrarti. -

ANGOLO DI D.BLOND
E qui si conclude la seconda parte del capitolo dodici: ce ne saranno altre due.
Lo so che adesso alcuni di voi avranno la testa completamente piena di confusione, ma credetemi che sono io quella ad avere il cervello più fuso perché con tutti i personaggi che mi sono dovuta inventare (eh già, questo è solo l'inizio) non riesco quasi più a tenerli a mente tutti!
Il capitolo dodici è quello che ha subito più modifiche, perché in origine l'avevo scritto quando ero ancora molto piccola e c'erano delle parti che ho perfino dovuto togliere e sostituire.
Ciao a tutti e spero che per voi la quarantena stia andando tutto bene. Io sinceramente non mi annoio tanto, ma anche perché nella mia vita non sono abituata a uscire, a parte che col mio ragazzo (non avendo amici) e quindi stavo quasi sempre in casa anche prima.
~D.BLOND❤️

Chronicles of the Guardians (#1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora