Capitolo 12 - L'EREDE (parte 1)

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LEGGERE BENE

AVVISO AI MIEI LETTORI: Come al solito, le stesse raccomandazioni. Ho scritto anche questa parte all'età di 10 anni (so che ormai vi sarete stufati di sentirmelo). Quando ho riletto questo capitolo dopo cinque anni (tengo presente che ho scritto questa parte in quinta elementare), mi sono sentita stupidissima, perché avevo fatto talmente tanti errori che non riuscivo a guardarli. Se vi ricordate, la storia prosegue dal sogno di Jim, dove le cose si erano fermate dal capitolo 11.

UNA COSA IMPORTANTE CHE ALCUNI MI HANNO CHIESTO E A CUI ORA STO RISPONDENDO:
Non mi sono mai ispirata a nessun cartone animato/film per inventarmi questa storia. È tutto frutto della mia (malata) mente da bambina di 10 anni amante del fantasy che si inventava storie e fantasie e che adesso di anni ne ha 15 e si ritrova a rileggere i suoi errori (orrori).
Vi lascio al capitolo perché altrimenti non la finisco più di insultarmi! 🌸
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Jim si svegliò di soprassalto. Aveva sognato tutto quanto, eppure ogni singolo ricordo del sogno era ancora vivido nella sua mente.
Guardò in basso, ai piedi del letto. Mystery era sveglio e lo stava guardando. Di nuovo, come se non volesse staccare gli occhi da lui.
Spostò lo sguardo verso l'orologio. Era mezzanotte.
Ed era il suo compleanno, che però sarebbe stato un compleanno come tutti gli altri, dato che i suoi genitori non c'erano più da anni e sua zia ovviamente non aveva nessunissima intenzione di festeggiarlo; anzi, credette che non dovesse neanche sapere la sua data di nascita.
Solo Alice ogni anno si occupava di organizzare qualcosa per lui.
Era fiero di compiere quindici anni.
Che strano sogno... e proprio in quel momento. Si sentì stanco.
La sua mano toccò improvvisamente qualcosa sotto il cuscino. Incuriosito, lo sollevò e vide una scatolina verde ricamata con cura all'esterno, con disegnini che sembravano vortici di vento. La fissò, attonito.
Mystery lo guardò intensamente e parve che nei suoi occhi ci fosse una scintilla di esortazione ad aprirla.
Jim non aveva idea di come fosse capitata la scatola sotto al suo cuscino. Non l'aveva mai vista in giro per casa. Forse Alice gliel'aveva messa apposta per fargli un regalo.
Spinto da questa convinzione, l'aprì e rimase allibito da quello che c'era dentro.
Una collana. Una collana d'argento puro. Aveva un ciondolo verde smeraldo dove inciso c'era un disegno di un fulmine sotto uno sfondo scuro.
Non era possibile... era proprio uguale alla collana che aveva avuto suo padre.
Chissà cosa gli sarebbe successo se l'avrebbe messa.
La lasciò scivolare lungo il collo.
Poi, all'improvviso, qualcosa lo scosse dentro. La stessa sensazione che aveva provato quando aveva toccato Mystery, ma questa era più forte.
Tutto cominciò a fargli male ed ebbe la sensazione che il suo corpo fosse in preda a scariche elettriche.
Sentì un'ultima ondata di dolore e quella scarica di energia finì.
Si sentì esaurito. E non più lo stesso. Come se qualcosa dentro di lui fosse veramente mutato.
Di fianco a lui vide Mystery avvolto da una strana aura trasparente.
L'aura intorno a lui si dissolse e Mystery lo guardò negli occhi.
Jim si guardò allo specchio. Era completamente uguale a prima, anche se si sentiva completamente diverso.
-Era da tanto che aspettavo di vederti. -
Lui si girò, pietrificato.
-Sì, sono stato proprio io a parlarti.-
Il gatto era ancora lì nello stesso esatto punto di prima. Ma aveva parlato. Sarebbe stato pronto a giurare di averlo visto aprire bocca.
Fece un passo indietro.
-M-Mystery?- Nominare il suo nome gli suonava strano, al pensiero che lui lo potesse veramente capire.
-Esattamente.-
Che razza di stregoneria è mai questa...
-Non spaventarti. Sono sempre io, il tuo gatto.-
Aveva un tono normale e sorprendentemente calmo. Jim si ritirò verso la porta.
-Non Mystery.- Gli occhi del gatto brillarono. - Sono Lightning. Non ricordi? Sei il figlio di BlackStorm, Stealth, il suo unico erede. E io sono il tuo Gatto-Guida.-
Lightning... BlackStorm l'ha nominato nel sogno.
- Perché tu parli e cosa sei esattamente? -
Mystery balzò sul letto. - Lascia che ti spieghi, ma tu stai calmo.-
-Non hai risposto alla mia domanda.-
Il gatto spalancò gli occhi. -Non urlare e non svegliare Snow.-
-Sarei il doppio preoccupato se sapesse parlare anche lei.- Jim incrociò le braccia.
Mystery abbassò la testa e assunse uno sguardo divertito. -Oh, lei di solito parla anche più di me. Ma il più delle volte preferisce stare zitta, si limita ad ascoltare.-
Jim si sforzò di capire. -Lei è coinvolta in tutto questo?-
Gli occhi di Mystery si fecero brillanti e lucidi come uno specchio, tanto che Jim poté vedere il proprio volto impaurito nel suo sguardo. -Certo.-
-Anche lei è una... come hai detto?-
-Gatto-Guida. Lei non lo è perché non ha nessun padrone a cui servire e, soprattutto, non ha nessun potere, ma io lo sono e appartengo a te. Abbiamo il compito di proteggere gli eredi e metterli in guardia dai pericoli, spiegandogli le loro vere origini. Abbiamo gli stessi poteri dei nostri padroni e, come loro, ce li tramandiamo da generazione in generazione.-
Jim assunse una smorfia. -Siete solo... gatti. Perché dovete essere proprio voi a...-
L'altro lo interruppe. -I gatti erano gli animali prediletti dei primi eredi, Aristàs e Amài, coloro che avevano assunto il potere per primi. Scelsero loro come animali guida in modo che li potessero accompagnare nei loro viaggi attraverso il tempo e tra le spume dei mondi. Essi potevano comunicare con loro e avevano i loro stessi poteri. I Gatti-Guida hanno il dono della parola. Sono obbligati a tenere nascosti i loro poteri finché non incontrano il loro padrone, uno degli eredi, a cui sono stati associati.-
-Se tu sapevi che io ero destinato a essere tale, perché non ti sei rivelato prima?- Jim ora era curioso. Voleva saperne di più. Qualcosa gli diceva che quello che stava uscendo dalla bocca di quel gatto doveva essere in qualche modo vero, o almeno, si stava sforzando di crederci.
-I Gatti-Guida rivelano la loro vera natura quando sostengono che il loro padrone sia pronto per il compito che è richiamato a svolgere. - Mystery manteneva lo sguardo alto. -Come gli eredi, ovvero i Guardiani, anche noi ci tramandiamo gli stessi poteri da generazione in generazione. Io sono il discendente di Cinder, il Gatto-Guida di BlackStorm, tuo padre. E tu sei suo figlio. -
-Questo l'ho capito, ma...-
-Bene, cominciamo.- Fece il gatto nero. -Mi presento. Sono Lightning. Diretto discendente di Cinder, che era il Gatto-Guida di BlackStorm, tuo padre, un eroe intelligente e potente con i tuoi stessi poteri. -
-Tutti i Gatti-Guida parlano tanto come te?- Jim lo guardò storto. Aveva l'impressione che il suo discorso sarebbe stato molto lungo.
Il gatto lo fissò. - Vuoi sapere la verità o no?-
Jim aprì la bocca, quasi per contraddirlo, ma la richiuse subito, rendendosi conto che avrebbe dovuto sorbirsi tutte le sue parole. Sospirò. Doveva capire.
-Va bene. -
Lui fece un cenno con la testa, come per ringraziarlo.
-Sei il figlio di BlackStorm e di WaterGem, l'eroe e l'eroina più valorosi che siano mai esistiti. E tu sei il loro erede, come io sono l'erede di Cinder. -
Jim sospirò, cominciando a spazientirsi. -Questo l'hai già detto. -
-I Gatti-Guida si battono per il bene insieme ai loro padroni e i primi predecessori scelgono loro il nome, come lo scelgono agli eredi. Io sono Lightning. Tu hai il potere dell'aria, che come ben sai è uno dei quattro elementi. Acqua, aria, terra e fuoco. L'erede e il suo Gatto-Guida hanno sempre gli stessi poteri, di cui potrai sempre usufruire, se hai uno di quei gioielli. - Indicò con la testa la collana che aveva al collo.
Jim era titubante. Adesso stava cominciando a non capirci più niente.
-Stento a crederti. Prima c'è il mio gatto che mi parla, poi inizia a dirmi che ho dei poteri speciali... e cosa dovrei farmene? Salvare il pianeta? - Rise. Era tutto così ridicolo.
Il gatto si limitò ad asserire con la testa. - Esattamente. Vedo che hai fatto presto a capire. -
Jim spalancò gli occhi nell'esatto momento in cui il gatto apriva la bocca per continuare a parlare. Questa volta riuscì a zittirlo. -Tu pensi che io creda a un gatto parlante che mi dice che devo salvare il mondo? Spero solo di essere diventato demente. -
-Invece ti assicuro che non sei mai stato più lucido di così. Non mi hai lasciato finire di parlare. -
Quanto era tenace.
-E io non intendo continuare ad ascoltarti. Per quel che mi riguarda ho già sentito anche troppo. -
-Hai scelto un brutto momento, allora. Stava per iniziare la parte più interessante. -
Jim fece un passo avanti verso di lui. -Niente di tutto quello che mi hai detto finora è interessante e non vedo perché deve esserlo. -
Lui lo fulminò con lo sguardo. -Se non credi a quello che ti ho detto, allora non crederai neanche ai gatti che parlano. Invece io sono qui, e, come vedi, parlo eccome. E adesso, lasciami finire. - Sostenne il suo sguardo con maestria.
Jim restò zitto. Qualcosa gli diceva che doveva dargli una possibilità perché potesse aver chiara ogni cosa, ma non ne trovava l'utilità.
-Ti accontenterò. Ma sappi che sarà difficile farmi cambiare idea. - Disse alla fine, mentre l'altro, paziente, aspettava.
-Bene. - Lightning riprese a parlare ancora più velocemente di prima. - Il tuo potere é quello dell'aria, quindi potrai regolare il tempo atmosferico come più ti piace, e....-
-E questo in cosa mi aiuterebbe? - Jim incrociò le braccia, mentre guardava il gatto, sprezzante. -Continui a ripetere le stesse cose. - Aggiunse poi, come per rimarcare il fatto che continuava a non credergli.
Lui guardò, come se il ragionamento apparisse scontato. - Ti può essere utile contro i nemici. Ovviamente io ti aiuterò, ma con il passare del tempo dovrai imparare a controllare da solo la tua magia.-
-E come farò? -
Il gatto assunse un'espressione che somigliava vagamente a un sorriso. - Bene, vedo che stai cercando di partecipare alla conversazione. -
-Non sto cercando di partecipare, sono solo curioso di sentire che cosa ti inventerai. -
-Questo è da vedere. Ti dimostrerò che le cose che sto dicendo sono del tutto vere e che saprai essere all'altezza di questo compito. Lo so anch'io che proteggere una città è una grande responsabilità, ma sei stato scelto tanto tempo fa dai tuoi discendenti. Sei destinato a diventare qualcuno che non sai neanche di essere.- Lightning lo guardò negli occhi verdi. -Per ora dovrai solo cercare i tuoi compagni che si alleeranno al tuo fianco.-
-Hanno il potere degli altri tre elementi questi tre di cui parli?- Chiese guardingo.
Annuì.
-Li conosci?-
- No. Ma avvertirò il potere che scorre dentro di loro; e lo avvertirai anche tu.-
Lightning balzò sul letto e sembrò notare solo allora la ferita che gli attraversava il braccio.
Ci fu un attimo di silenzio, tanto che Jim fu costretto ad essere il primo a parlare: - Questo non è niente.-
Il gatto alzò lo sguardo su di lui. -È ovvio che non è niente. Mi stavo solo chiedendo chi era il ragazzo che te l'ha inferta. - Disse, spiccio.
Jim abbozzò un debole sorriso. Gli piaceva che Lightning non prestasse attenzione a preoccuparsi di lui.
- Si chiama Edward. E' un delinquente, dovresti stare lontano da lui. Ho sentito che cerca un gatto nero che corrisponde alla descrizione di quello che ha ucciso...- Si bloccò. Non sapeva se Lightning conosceva tutta la storia. Forse anche se conosceva suo padre, non poteva forse neanche sapere chi era Shadow.
-Di colui che ha ucciso i tuoi genitori?- Continuò l'altro.
-E...esatto. Come fai a sape...-
-A saperlo?- Lo interruppe il gatto. -Conoscevo BlackStorm, come ti ho detto. Ma quando lui è morto, io ero molto piccolo e non sapevo ancora nulla del mio destino da Gatto-Guida. Ignoravo l'esistenza di tuo padre e tutto quanto.
Ma poi, lui mi è apparso in sogno. Mi ha detto che dovevo seguire suo figlio, cioè te. E mi ha detto anche... di Shadow. Come dovresti sapere, lui non è un gatto, ma un demone. Perché quell'Edward lo cerca? Che cosa ci guadagnerebbe? Non può sapere la sua vera identità, a meno che non sia collegato a lui in qualche modo...- Si disse, più rivolto a sé stesso che all'altro.
-Non so perché lo cerca... ma spera di trovare qualche risposta da Alison...-
-Chi è Alison?- Chiese il gatto.
- Alison Smith. La mia compagna di classe. E' quella ragazza che abbiamo incontrato oggi.-
Lightning stette zitto per un po' a rimuginare su tutto quello che aveva appena appreso, poi sgranò gli occhi d'un tratto e disse a bassa voce: - Alison. -
Jim lo fissò. - Sì... è un nome abbastanza comune. Non c'è niente di strano. O l'hai già vista? -
L'altro alzò lo sguardo su di lui. Era serissimo. - Ricordo un nome. Un nome nascosto e dimenticato. Non può essere... -
Il ragazzo aspettò pazientemente, a braccia conserte, appoggiato alla porta, mentre fissava il gatto. Passarono lunghi momenti, che si trasformarono in lunghi minuti. Cominciò a pensare che non gli avrebbe mai più parlato. Beh, forse era meglio.
Inclinò di poco la testa per cogliere ogni suo minimo movimento che gli facesse capire che il gatto era ancora cosciente. -Lightning? -
Lui si riscosse, come risvegliatosi da un sogno. Poi lo guardò, alzando tutto d'un tratto gli occhi spalancati su di lui. -Ti devo portare da una persona. -
-Cosa?-
-Andiamo. - Saltò giù dal letto e lo fissò con uno sguardo che non ammetteva repliche. -Adesso. -
-Non capisco. -
-Capirai. Ogni cosa a suo tempo. -
-Ascolta, forse per te non costituisce un problema, dato che sei abituato ad andartene in giro quando ti pare e dove ti pare, ma io ho degli orari e se mia zia mi scoprisse, oltre che non farmi più uscire di casa, mi...- Jim lasciò il discorso a metà, perché il gatto era già corso verso la porta.
-Aprila. -
Stette un attimo lì fermo sulle scale, poi si accinse a scendere e camminare verso di lui. -Suppongo di non avere scelta, oppure posso sapere dove hai intenzione di portarmi?- Si chinò, in modo da poterlo guardare più intensamente.
Lui restituì lo sguardo di rimando. -Basterà che tu faccia quello che ti dirò. E andrà tutto bene. Sarai a casa tra meno di un'ora. -
Lui si alzò e restò lì sulla porta. Se non gli avesse aperto, Lightning non sarebbe uscito e lui avrebbe potuto andare a dormire tranquillo senza troppi pensieri per la testa ad attanagliarlo, sperando che fosse stato tutto un sogno. In caso contrario, sarebbe stato costretto a uscire con lui per andare chissà dove e incontrare chissà chi.
Abbassò lo sguardo su di lui. Fece un lungo respiro. - Meno di un'ora.-
Lui gli restituì un'occhiata di intesa.
Gli aprì la porta e prese un cappotto dall'appendiabiti.
Prima di richiudersi la porta verso di sé, diede un'ultima occhiata alla stanza.
Era tutto tranquillo. Sperò che la tranquillità della casa si trasmettesse anche ai suoi pensieri e gli desse le risposte che voleva.
Guardò dietro di sé. Il gatto lo stava guardando. E per la prima volta si rese conto che quello sguardo aveva veramente qualcosa di anormale, come se non appartenesse semplicemente a un gatto qualunque.
Il rumore della porta che si chiudeva gli fece scattare qualcosa dentro di sé.
Come se segnasse la separazione fra la fine di un mondo vecchio e l'inizio di un mondo nuovo.
Dischiuse la bocca e inalò l'aria della sera.
Il gatto lo stava aspettando dritto su uno steccato.
Chiuse la porta e scivolò via nella notte.

ANGOLO DI D.BLOND
Ragazzi, questo capitolo è e sarà a dir poco imbarazzante. Beh, capitemi, avevo dieci anni. Domani comunque pubblicherò la seconda e la terza parte.
Vi saluto!❤️
~D.Blond

Chronicles of the Guardians (#1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora