Capitolo 10 - DIVERTIMENTI e LACRIME

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Avviso: Prima che leggiate, vorrei che sappiate che ho scritto questo capitolo all'età di 10 anni, quindi se trovate qualche errore ortografico, sapete il perché 😅❤️. Ovviamente ho provveduto a revisionarlo, ma se ci dovesse essere rimasto qualcosa di sbagliato, potete anche ricorrere a segnalarmelo.

Alison era rimasta sconvolta dalla chiamata di Jim. Il primo motivo era che il ragazzo che le piaceva, proprio lui, l'aveva
chiamata (e questa era una forte emozione); il secondo motivo era che lui le aveva chiesto di rivelarle il suo segreto di perché non aveva invitato Summer. Il problema era che rivelare il segreto che si era inventata per non avere l'altra fra i piedi, voleva dire rivelargli che le piaceva. Quante complicazioni! Non aveva per niente voglia di spedire a Summer e Jim le loro parti.
E poi, gli aveva anche mentito dicendogli che lei e Summer al telefono avevano fatto pace. In realtà, l'amica (l'ex amica, a questo punto) si era proprio arrabbiata e le aveva detto: "Stupida! Ti sei dimenticata della presentazione e non mi hai neppure invitato al tuo stupido incontro! Te l'avevo detto che non potevo quel giorno, ma tu hai organizzato qualcosa lo stesso senza di me! Adesso ho capito cosa facevi fuori con Jim quella volta con quel gatto in braccio: stavate andando a casa tua per fare il tuo inutile lavoro!" E poi aveva chiuso bruscamente la chiamata.
In realtà, se Alison le avesse detto il vero motivo per cui non l'aveva invitata, Summer non avrebbe fatto così.
Quello che provava per Jim sarebbe rimasto un segreto.
Però, se lei avesse continuato a mentire, si sarebbero creati solo altri problemi. Si sentì stupida; Jim le aveva appena detto che se gli avesse rivelato il suo segreto, non l'avrebbe detto con nessuno. Le aveva offerto quest'opportunità e lei aveva rifiutato. Avrebbe avuto anche più possibilità di essere più intima con lui. Magari forse, avrebbe scoperto che il suo sentimento era ricambiato...
Ci pensò su. Impossibile.
Per non creare ulteriori problemi, spedì le parti della presentazione a Jim e all'altra.
Fortuna che la sua parte l'aveva già studiata, così si sarebbe dedicata di più agli altri compiti.
Diede un po' di latte a Ribes e poi aprì il libro di francese.
Cominciò a fare gli esercizi. Francese era la sua materia preferita, le piacevano le lingue.
Finì i compiti nell'arco di circa un'ora.
Ma proprio quando pensava di avere un po' di tempo libero, si ricordò che avrebbe dovuto studiare musica.
Suonava violino da circa cinque anni ormai, ed era diventata piuttosto brava.
Beh, brava per modo di dire.
In realtà, non aveva quasi mai voglia di studiarlo.
Per fortuna c'era la sua amica Natsumi, di origini giapponesi, che suonava il pianoforte. La faceva sentire meglio ogni volta che era ansiosa per qualcosa, le faceva recuperare la fiducia in sé stessa.
Invidiava Natsumi per il suo autocontrollo e forza di volontà, cose che lei non aveva. Inoltre l'amica era sempre placida e calma, e trovava sempre una soluzione a ogni problema.
Nel frattempo sperava che Summer il giorno seguente non sarebbe stata troppo arrabbiata con lei.
E chissà poi come avrebbe risolto la questione di quasi due ore prima con Penny. Il comportamento della ragazzina dai capelli corvini l'aveva molto colpita. Non sapeva se lei era il tipo da restare arrabbiata per molto, o se cercasse di rappacificarsi senza troppi problemi.
L'unica cosa che sapeva per certo e che aveva visto, era che Penny era tenace; di sicuro ci avrebbe riprovato con Jim.
Inoltre non doveva smettere di tenere d'occhio Edward.
E' proprio questa mattina che sono andata a sbattergli contro..., pensò Alison. Era sorpresa che per tutto il tempo delle lezioni il ragazzo non l'avesse neanche guardata.
Sperò che se ne fosse dimenticato; però doveva stare comunque attenta e trovarsi preparata quando si sarebbe ripresentata l'occasione per lui di parlarle. Doveva stare il più possibile insieme agli altri per evitare di rimanere da sola, motivo per Edward di imbroccarla.
Fece per prendere il violino, ma all'improvviso il telefono squillò di nuovo.
Temette che fosse ancora Jim, o peggio Summer. Con mano tremante, prese il cellulare dalla scrivania e lesse sullo schermo il numero di Polly. Tirò un sospiro di sollievo.
-Hey? Oggi sei libera? Io e Charlotte uscivamo. Tu ci sei? È da tantissimo che non facciamo qualcosa insieme! - Polly la stava quasi implorando.
Alison sospirò. In effetti ne aveva veramente voglia. Lanciò un'occhiata malinconica ai compiti non finiti ancora sulla scrivania, e si disse che un pomeriggio con le amiche sarebbe stato molto più invitante. Avrebbe studiato quella sera. - Certo che vengo.-
-Grandioso! Allora ci vediamo là alla gelateria di fianco a casa mia. A dopo!-
-Certo. Ciao!-
Guardò l'orologio. Erano le tre e mezza. La casa di Polly non era lontana, ma ci sarebbero voluti comunque dieci minuti ad arrivare a piedi. E poi dalla sua casa, andare in gelateria era questione di un attimo.
Aveva venti minuti per fare quello che voleva.
Alla fine decise di suonare violino per quel poco di tempo che le rimaneva.
Un quarto d'ora dopo, si stava recando in cucina per uscire.
-Ciao, mamma. Io vado.-
Hailey, sua madre, sollevò la testa dal libro che stava leggendo.
-Va bene. Stai attenta per strada; vuoi che ti accompagni?-
-No, stai tranquilla. Ci vado da sola. -
Non aveva motivo di preoccuparsi, tanto era andata a casa di Polly tante volte e ormai conosceva a memoria la strada.
Vide Ribes che le trotterellava incontro. - Miao. - Fece la gattina.
-Può venire anche Ribes?- Chiese Alison.
-Ribes?- Domandò sbigottita sua madre.
-Starà nella mia borsa. Non ti preoccupare.-
La gattina era stata anche vicino alla casa di Penny, e se non era scappata là, perché doveva farlo nel tragitto tra la sua casa e quella di Polly?
Dopo un lungo silenzio, la donna acconsentì riluttante con un cenno del capo.
Questa poi! Mai avrei immaginato di portarmi dietro un gatto per la città!, pensò, mette tratteneva una risata.
-Ma perché vuoi portartela dietro?-
-Perché vorrebbe vedere un altro pezzo del mondo che la circonda.-
Sua madre sorrise. -Oh, ascolta... oggi sei tornata a casa da scuola molto in ritardo... cos'è successo? Mi sono preoccupata, stavo per chiamarti.-
Sussultò.
Era vero. Non le aveva detto niente del fatto di lei, Penny e Jim.
Se avesse scoperto che era andata da sola in giro per la città seguendo due sui compagni di classe per un motivo alquanto stupido, sua madre si sarebbe davvero arrabbiata e avrebbe stabilito nuove regole riguardo agli orari.
-Perché... insomma, Charlotte ha preso un nuovo cane e voleva che lo vedessi...- Non era mai stata brava con le scuse. Sospirò nel constatare il fatto che Charlotte non aveva mai avuto cani.
-Non poteva fartelo vedere un'altra volta?- Chiese sua madre, dubbiosa, con una forma evidente di scetticismo negli occhi.
-Ma lei ci teneva molto a farmelo vedere in quel momento.- Precisò Alison, cercando di essere convincente.
Negli ultimi tempi stava mentendo troppo. A Summer, a Jim, e adesso anche a sua madre.
-E va bene. Però la prossima volta avvisami prima...-
-Sì, sì. Posso andare adesso?-
-Certo, ciao e buon divertimento.- L'aveva detto senza entusiasmo mentre si immergeva di nuovo nelle pagine del libro. 
-Grazie, a dopo!-
Alison cacciò Ribes dentro la borsa e uscì in strada, lasciandosi sfuggire un sospiro di sollievo. Le cose alla fine erano andate meglio del previsto, ma sapeva che non avrebbe potuto continuare a mantenere i suoi segreti ancora per molto. Prima o poi sarebbero venuti alla luce, e, presto o tardi, avrebbe dovuto fronteggiare Summer, o peggio ancora Penny. Le si strinse il cuore quando pensò a Jim e al vero motivo che l'aveva costretta a mentire.
Non sono ancora pronta per dirglielo... devo fare in modo che non lo sappia.
Scosse la testa per liberarsi dai pensieri che le affollavano la mente e cercò di concentrarsi su quello che aveva intorno, e sul pomeriggio che le si prospettava davanti.
La conversazione con sua madre le aveva fatto perdere qualche minuto, perciò doveva arrivare in fretta da Polly.
Cominciò a correre verso la sua casa.
Mentre la testolina di Ribes sbucava fuori dalla borsa, lei si fermò per attraversare la strada.
-Ribes, è pericoloso, torna dentro.- E con la mano la fece ritornare giù.
-Miao-
Chissà perché, ma alcune volte sembrava che la gatta la capisse.
-Dobbiamo fare presto ad arrivare da Polly, guarda, mancano cinque minuti all'incontro davanti a casa sua.- Le disse. Alcune volte era confortante avere qualcuno vicino e fare finta di parlarci, anche se la sottoscritta era un gatto.
Attraversò la strada in un lampo, poi si fiondò subito nella via di Polly.
Svoltò a sinistra e si ritrovò finalmente davanti alla sua grande casa azzurra.
Charlotte era già arrivata e stava chiacchierando con l'altra.
-Ciao!- Fece Alison.
-Ciao!- Risposero all'unisono le altre due.
-Non sono in ritardo, vero?- Chiese.
-Certo che no. - La tranquillizzò Charlotte. -Forse sono io che sono arrivata troppo in anticipo...-
-Quando Charlotte arriverà in ritardo, Alison rinnegherà la sua passione per i gatti!- Polly era come al solito euforica e anche questa volta non aveva perso occasione per mettere le cose sul ridere.
-A proposito di gatti... - Alison aprì la cerniera della sua borsa, dove Ribes cercava di mettersi comoda.
Charlotte sgranò gli occhi, poi scoppiò a ridere. Quando si riprese, Polly aveva già preso la parola, con un curioso sorriso stampato sulle labbra. -Cosa ci fa lei qui?-
-Oh, niente.- Rispose con noncuranza Alison mentre richiudeva la cerniera. -Si fa solo un giro. -
Si mise in testa, diretta verso la gelateria, lasciandosi dietro le amiche che si scambiavano uno sguardo allo stesso tempo dubbioso e divertito.
Quando Alison varcò la porta, vide che c'era poca gente: cosa positiva.
-Naturalmente pago io per voi!- Polly le passò davanti, mentre si dirigeva verso il bancone.
-Ma stai scherzando? No, no, no. - Ribatté Charlotte, poi osservò che non era carino nei confronti di Alison e si corresse. -Naturalmente, io pago per me. - Replicò, correggendosi.
In realtà Alison era anche d'accordo a sostenere Polly, perché era stata talmente sbadata che si era dimenticata il portafoglio a casa.
-Ho deciso che pago io e così sarà!- Asserì Polly. -D'altronde ho organizzato io tutto quanto... Alison, che gelato vuoi?-
Lei, colta alla sprovvista, disse la prima cosa che le passò per la testa. - Fragola! E' da tanto tempo che non mangio un gelato alla frutta... in un certo senso...-
L'amica la interruppe, ovviamente desiderosa di ritrovarsi con un gelato in mano. Alison si chiese da quanto tempo non ne mangiasse uno, osservando come Polly si guardasse intorno avidamente. -E tu, Charlotte?- Chiese, spiccia.
Lei rimase interdetta, ma poi si arrese. -Dai, per oggi mi concedo un cono alla nocciola...- Disse, sospirando di puro risentimento.
- Perché ti concedi?- Chiese Polly.
-Non fa ingrassare?-
-Ma tu sei già magra, cosa dici!- Esclamò Alison, mettendole a tacere tutte e due. -Non pensate alla linea, oggi. Non c'era posto migliore in cui trovarsi. -
-Io avevo saputo di un negozio fantastico appena aperto che vendeva un sacco di vestiti carini in sconto... me ne sarebbe servito uno per... - Cominciò Charlotte, ma Polly la interruppe sommessamente.
-Avevi detto che ti andava bene l'idea del gelato!- Disse, piuttosto irritata.
-In realtà tu avevi detto che ci andavi, e io mi sono aggregata così tanto per fare qualcosa insieme...-
Alison sapeva che Charlotte aveva un carattere chiuso e riservato e spesso preferiva sottomettersi agli altri non facendo valere le proprie idee, ma non avrebbe pensato che non si trovasse d'accordo neanche con le idee di Polly, e per giunta per una cosa così stupida.
-Cerchiamo di passare un bel pomeriggio, su. Mangiare un gelato insieme non sarà la morte di nessuno. - Alison cercò di rappacificare gli animi, mentre Polly, indispettita, si dirigeva verso il bancone.
-Su, sediamoci.- Disse a Charlotte, mentre sceglieva un bel divanetto in un angolo.
L'amica si mise ad accarezzare la gattina, mentre l'altra tornava con i gelati.
-Comunque il mio lo potevo pagare io...- Disse Charlotte.
Polly non le rispose neanche.
I primi due minuti li trascorsero in silenzio.
-Voi che ne pensate di Penny?- Chiese a un certo punto Alison per rompere la tensione.
-Chi, la nuova compagna di classe?- Fece Polly senza entusiasmo con una smorfia.
-Secondo me è una brava ragazza, timida e con una certa passione per lo studio come me!- Si rallegrò Charlotte sorridendo.
Alison sapeva che Penny non era né timida, né una brava ragazza. E poi, se aveva veramente voglia di studiare, questo si doveva ancora vedere.
-Io non l'ho neanche degnata di uno sguardo. Mi sembra stupida.- Disse Polly, mentre dava una leccata al suo gelato.
-Mi ha detto che è innamorata di Jim. - Fece Alison. Ops! L'aveva detto. Si era ripromessa che non l'avrebbe detto a nessuno, e invece ecco che lo spifferava alle sue migliori amiche. Comunque con Penny non aveva nulla da perderci, e sapeva che non sarebbe mai stata più sua amica dopo quello che aveva fatto dopo la scuola quel giorno stesso.
La reazione delle sue amiche che seguì fu sconcertante.
-Davvero?- Sgranò gli occhi Polly. -Come osa innamorarsi del mio Jim?-
Charlotte si schiarì la voce. - Secondo me Jim e Penny sono la coppia perfetta.-
Le altre due si girarono a guardarla come se avesse detto una grossa menzogna.
-Questo perché Jim ha ottimi voti, va bene in tutte le materie.- Continuò Charlotte mentre mangiava, ora vogliosa, il suo gelato. -E anche Penny sembra che sia una grande studiosa, inoltre sono timidi tutti e due.-
-Penny timida?!- Esclamò Alison. Era decisa a rivelare tutto quello che la ragazza aveva fatto a Jim. Non avrebbe avuto alcuna pietà. Penny non aveva mai voluto essere un'amica, a Alison dava più l'impressione che nei momenti di difficoltà volesse usarla.
-Penny timida?!- Ripeté Alison. -Vi dico io come stanno le cose. -
-Sto dicendo giusto io. Penny è una ragazza timida, lo so e basta.- Disse Charlotte sulla difensiva.
-Calmati, non ricordi che Penny si è seduta vicino a Alison?- Le intimò Polly. - Quindi la nostra cara amica ha avuto modo di conoscerla meglio. Parla pure, ti ascoltiamo.-
Alison la ringraziò con un sorriso, poi cominciò a parlare: - All'inizio Penny sembrava una ragazza timida... ma poi ho scoperto che non era affatto così.
Non so se sia vero, ma mi ha detto che nella scuola che frequentava prima non la voleva nessuno e la prendevano in giro...-
-Per quali motivi?- Chiese Charlotte.
-Questo non lo so, non me lo ha detto... comunque subito dopo mi ha chiesto se volevo essere sua amica, io ho risposto di sì; poi mi ha detto che le piaceva Jim. Le ho promesso che sarebbe stato un segreto tra noi due.-
-Vai avanti.- La incitò Polly, che stava cercando di contenere la sua rabbia e frustrazione. Proprio non riusciva a sopportare che a qualcun'altro, e proprio la ragazza che lei definiva stupida, piacesse Jim.
-Alla fine, quando siamo usciti tutti per andare a casa... lei ha abbracciato Jim...-
Ripensare al suo sorriso malevolo e all'abbraccio improvviso le faceva venire i brividi.
-Cosa???! E lui cosa ha fatto?- Polly stava per piangere da un lato, ma dall'altro ribolliva di rabbia.
Anche Charlotte era abbastanza scioccata.
-Lui l'ha allontanata, poi Penny si è dichiarata...-
-Non ci posso credere! Come osa?!- Polly era scura in volto. -E lui cos'ha risposto?-
-Ha detto che no, non voleva... che il fidanzamento a quest'età non è un gioco, e...-
-Giusto. - La interruppe Charlotte, scura in volto.
- Shhhh!- Le intimò Polly.
-Poi però... Penny l'ha obbligato ad accompagnarla a casa. Lui aveva opposto resistenza, ma lei non ha voluto sentire ragione, così l'ha trascinato sull'autobus che portava alla fermata vicino a casa sua. Io li ho seguiti, volevo vedere cosa aveva in mente quella ragazzina che io, Charlotte, non definirei proprio una "brava" ragazza.- Le fece notare Alison.
L'amica guardava in basso. -Hai ragione. Non era come mi ero aspettata.-
-Però non dovrebbe fare così. Sapete tutte e due che mi piace Jim, no? - Intervenne Polly che si era calmata, avendo saputo che fortunatamente a Jim non piaceva Penny. -Penny ha proprio un bel coraggio. Non è questo il modo per farsi piacere da un ragazzo...-
-E' quello che le ho detto anch'io. - Concordò Alison.
-Eppure sembrava così diversa, quando è arrivata.- Disse Charlotte.
Alison finì il gelato e guardò le amiche negli occhi. -Io credo... che bisognerebbe tenerla d'occhio.-
-Sono d'accordo.- Concordò Polly.
E non devo smettere di tenere d'occhio anche Edward, pensò.
-Avete finito?-
-Io sì. Ah, sono stata l'ultima a finire il mio gelato.- Fece Polly mentre si guardava intorno spaesata.
Le altre si misero a ridere.
Charlotte guardò l'orologio appeso alla parete del muro e sembrò aver un sussulto. - Mia madre mi aspettava a casa cinque minuti fa. Devo andare subito. Grazie mille a tutte e due!-
Polly le rivolse un lungo sguardo sorridendo, segno che la piccola litigata inutile di poco prima era sfumata.
Alison restò a guardarla mentre si allontanava, e la salutò con la mano proprio mentre Ribes cacciava fuori la testa dalla borsa.
-A quanto pare siamo rimaste solo noi due.- Polly sorrise.
-In tre. - Rise Alison. -Guarda un po' chi si è svegliata. - Si portò la gattina in grembo.
-Ribes sta davvero diventando bella... anche io ho preso un gattino da poco, comunque. - Le si illuminarono gli occhi.
-Davvero? Che bello! Posso vederlo?- Chiese Alison con gli occhi raggianti, mentre richiudeva a malincuore la gatta nella borsa.
-Certo che puoi vederlo!-
Pochi minuti dopo erano davanti alla casa dell'amica. A quel punto Polly entrò in casa e ne uscì subito dopo con un batuffolo bianco in braccio.
-L'ho chiamato Pinko.- Disse tutta contenta. -Ti piace?-
- Com'è carino! Quanti mesi ha?-
-Due. E' nato a luglio.-
-E' bellissimo!- Esclamò Alison.
-Sono contenta che ti piaccia. D'altronde come possono non piacerti i gatti, proprio a te che ne hai sedici?-
Ribes sbucò fuori dalla borsa e annusò Pinko. Cominciò a leccarlo.
Pinko era una palla di pelo bianco arruffato con due bei occhioni gialli. Al suo pelo non avrebbe fatto male una sistemata.
Quando la gattina rossa smise di leccarlo, Pinko aveva un aspetto presentabile.
-Vai pure se hai qualcosa da fare. Non sarò certo io a impedirtelo.- Le disse Polly stringendo il gattino fra le braccia.
-Oh, sì, sarà meglio che vada. Ah, grazie mille del gelato e soprattutto per avermelo pagato, e dell'invito...-
-Di nulla. Farò meglio a tornare dentro casa, prima che mia madre si accorga che sono stata via più del dovuto.-
-Certo. Ci vediamo a scuola!-
-Miao. - Fece Ribes ritornando dentro la borsa.
Polly agitò la mano per darle un ultimo saluto mentre l'altra si dirigeva in strada.

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