Capitolo due: chi non muore si rivede

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Delilah

La settimana appena trascorsa è stata molto... strana, ma divertente. Eravamo ad una festa diversa praticamente ogni sera e questo vuol dire che io, l'unico essere con un briciolo di cervello in mezzo a queste capre, ero l'unica che non tornava a casa piena di alcool come una spugna che è stata lasciata a mollo nella vasca per tutto il giorno. Solo una sera Kyle si è dato una regolata, bevendo solo un drink. Almeno.

Mia madre bussa alla porta della mia stanza. Oggi inizia la scuola, e io voglio solamente dormire. <No.> rispondo prima che lei inizi a parlare. La sento sbuffare da dietro la porta e la apre, entrando nella stanza con le mani sui fianchi e un'espressione corruccia in viso. <Tesoro, so che non ti piace quel posto perché, inevitabilmente, ti ricorda Sha...> inizia ma la interrompo. <Non voglio parlare di questo, mamma. Non rendere tutto più difficile di quanto già lo sia.> sospiro e mi alzo, andando verso l'armadio. Prendo l'intimo, un paio di skinny neri e una maglietta nera con un disegno di un gatto dentro una tazza, con sotto la scritta cat-puccino. Ridacchio guardandola e vado verso il bagno.

<Vado a preparare la colazione.> sussurra mia madre e la vedo uscire dalla mia camera, andando verso la cucina. Poso la roba sul mobiletto e mi spoglio, entrando nella doccia. A volte sotto la doccia riesco a fare pensieri così filosofici che Socrate levati proprio.

Forse oggi non è uno di questi giorni dato che finisco di lavarmi senza essermi commossa da sola.  Esco dalla doccia e mi asciugo, indossando i vestiti puliti. Asciugo velocemente i capelli e li piastro leggermente. Mi infilo le scarpe e scendo le scale saltellando a ritmo di Uptown Funk e vado a sedermi in cucina. <'Giorno.> dico prendendo una mela, mordendola. <Buongiorno tesoro.> mi risponde papà, intento a leggere il giornale mentre manda giù un pezzo di pancake. Riempio il mio bicchiere di the e lo mando giù, tutto d'un sorso.

Guardo mio padre afferrare la bottiglietta dello sciroppo d'acero e dopo venti secondi posso sentire le urla strazianti dei suoi pancake mentre ci affogano dentro. Ridacchio e scuoto la testa. Il cellulare di mia madre inizia a suonare, facendo partire Someone like you di Adele. Una mamma depressa, divertente.

Frego dalle mani di mio padre la bottiglietta dello sciroppo d'acero e la uso a mo di microfono, accompagnando Adele in un fantastico, per modo di dire, duetto mattutino.
<Never mind I'll find someone like you. I wish nothing but the best For you too..> urlo e mio padre scoppia a ridere, battendo le mani.

Vedo mia madre schiaffeggiarsi la fronte e poi si allontana, rispondendo al telefono. Finisco la mia mela e prendo lo zaino. <Ci vediamo più tardi, fai la brava.> mi saluta mio padre e io annuisco, uscendo di casa.

Inizio a camminare verso la scuola. Ci vogliono circa 15 minuiti a piedi quindi metto le cuffie, faccio partire la musica e poi controllo i messaggi.
Da: Girino Infame -07.28 a.m.-
"Ti passo a prendere tra dieci minuti."

Ups. Guardo l'ora del telefono e sono le 7.32.
A: Girino Infame -07.32 a.m.-
"Non avevo letto il messaggio, sono poco più avanti della fermata, ti aspetto qua."

Invio il messaggio e vado verso la fermata dell'autobus, sedendomi sulla panchina. Poco dopo un ragazzo si siede accanto a me. Mi lancia un'occhiata veloce e inizia ad armeggiare con il cellulare, togliendo e rimettendo la cover verde. Uhm, divertente.

<Vai alla Commonwealth School.> dice il tizio senza guardarmi. Alzo lo sguardo verso di lui e noto che ha una faccia vagamente familiare, ma non riesco a vederlo bene dato che metà del suo viso è coperto dal cappuccio della felpa. Dopo qualche secondo di silenzio rispondo. <Si..> sussurro e lui alza la testa e mi guarda negli occhi, sorridendo appena. Oh, Drake Beland, uno dei giocatori di Lacrosse della mia scuola, non che io ci dia particolare attenzione.

From the first time i saw you Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora