diciannove

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"Non voglio andare via e lasciare tutti voi" borbottò Nicole mentre facevamo colazione; la guardai, sorrisi e le pizzicai le guance.
"Andrà tutto bene, stai tranquilla." risposi, forse più per calmare me stessa che lei.

"Promettimi che non smetteremo di vederci" aggiunse lei; in risposta annuii e sorrisi, non avevo la minima intenzione di perdere un'amica come lei.

Era arrivato il fatidico giovedì e sentivo che da un momento all'altro sarei potuta esplodere. Sul serio, avevo l'ansia del serale e la pressione del processo.
In più, mia madre non la smetteva di mandare messaggi per chiedermi a che ora sarei partita.

Avevamo tutti le valige nella hall, era davvero triste pensare che nei giorni successivi non avremmo più rivisto quel posto dove, nonostante tutto, ci eravamo sentiti a casa.

Mi sedetti ad un tavolo e chiesi un caffè al cameriere, avevo la testa che mi scoppiava ma non ne capivo il motivo. Non soffrivo di emicrania o altro, non mi era mai successo prima.
Ringraziai il cameriere quando arrivò la mia ordinazione, bevvi il caffè in fretta, sperando che il mal di testa fosse dovuto al fatto che avessi dormito poco nell'ultima settimana.

"Andiamo? Non voglio arrivare in ritardo." Chiese Nicole ed io annuii; mi alzai dalla sedia e dovetti aggrapparmi al braccio della ragazza accanto a me per non cadere.
Mi girava la testa e vedevo dei puntini neri davanti agli occhi.

Per permetterci di tornare a casa prima, la puntata sarebbe stata registrata di mattina. Sarebbe stata registrata alle nove in punto così da poter essere in aeroporto per le dodici e, di conseguenza, a casa nel primo pomeriggio.

Nicole mi guardò preoccupata, non capendo il perchè del mio gesto.
"Ti senti bene?" Chiese ed io annuii con convinzione.
"Andiamo." Mormorai, uscendo velocemente dall'hotel; non appena fui fuori, accesi una sigaretta e ne diedi una a Nicole.

"Come mai questa improvvisa generosità?" Rise la mora, ironizzando sul fatto che io fossi estremamente possessiva e gelosa delle mie cose.
"Apprezza e basta." Tagliai corto e sorrisi debolmente "Non so come farò a casa, mia mamma non sa che fumo, nemmeno mio padre. Già mi odiano così, figuriamoci se sapessero che mi uccido lentamente." Borbottai e alzai gli occhi al cielo.

"Smettila, su. Ti inventerai qualcosa, lo fai sempre. Non aspettiamo Filippo?" Chiese ed io scossi la testa,
"No, è uscito presto 'sta mattina, credo sia andato a provare ancora." Conclusi ed iniziai a camminare più velocemente, volevo provare il pezzo con cui mi sarei dovuta esibire: dovevo essere perfetta.

Lo dovevo a me, prima di tutto. E anche a quei pochi che sin dall'inizio mi avevano sostenuto.

Arrivate lì, non solo dovetti far fronte al mio mal di testa e alla mia odiosa ansia ma anche a Nicole, che era stata colta da mille paranoie e non voleva entrare nello studio.

"No, no, non ce la faccio." Disse a denti stretti, pensai veramente di lasciarla lì ed entrare, però mi ricordai che non era il caso, lei c'era sempre stata nei miei momenti di sconforto.
"Nicole, ti prego, ho mal di testa. Smettila di fare la bambina ed entra, entrerai di sicuro al serale, smettila di farti questi complessi." Implorai ma lei continuò per i successivi cinque minuti.

"Devo andare a provare, finisci di lagnarti dopo e con qualcun altro." Dissi sbuffando e, notando che lei non si degnava nemmeno di smettere di parlare e ascoltarmi un momento, urlai "Nicole, ti sto lasciando qui da sola!"

"Oh mio Dio" disse scandendo lentamente le parole, guardando fisso dietro di me.
"È appena passata Tina! Tina Cipollari!" Disse ed io mi girai, cercando la donna con lo sguardo.
Effettivamente, per tutto il tempo che eravamo stati lì non avevamo mai incontrato Tina e, scherzando, avevamo ipotizzato che abitasse negli studi di "Uomini e donne" e che non uscisse mai di lì.

Unexpected ➳ IramaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora