sette

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Il mattino seguente sembravo uno zombie, non volevo che qualcuno mi parlasse, toccasse o, semplicemente, guardasse. Nel vano tentativo di addormentarmi mi ero rigirata nel letto tutta la notte e avevo dormito all'incirca due o tre ore. Risultato? Stavo letteralmente morendo dal sonno.

Quando suonò la sveglia, alle sei in punto, per la prima volta in vita mia ero davvero felice di dovermi alzare. Indossai le cuffiette, feci partire la musica ed uscii dalla mia stanza, dirigendomi verso la palestra.

Durante il tragitto, notai Simone dietro di me e cominciai a camminare più velocemente. Se mi avesse raggiunto, avrebbe cominciato a dire cazzate per riempire l'imbarazzante e pesante silenzio che c'era tra noi. Non volevo ferirlo, volevo solo che stesse zitto, lo avrei perdonato dopo qualche ora ma ero ancora arrabbiata con lui e Nicole.

Per evitare di parlargli mi concentrai sul mio allenamento e cercai di impegnarmi il più possibile, dovevo farlo: una ballerina di danza classica aveva bisogno di un determinato fisico. Mi rimproverai mentalmente perché non seguivo sempre la dieta ferrea che mi aveva consigliato la Celentano ma, a certe tentazioni, non sapevo resistere.

Oltretutto, non riuscivo a smettere di pensare a Filippo e al modo in cui ci eravamo trattati negli ultimi giorni. Era diventato un mio pensiero ricorrente soprattutto perchè non riuscivo a capirlo, sembrava stesse in una dimensione tutta sua e che ogni tanto scendesse da noi sulla terra per cantare. Era come un mistero ed io ero intenzionata a risolverlo. Si, la mia passione per i film gialli stava degenerando.

L'ora di allenamento passò in un batter d'occhio così come tutta la mattina durante la quale ero stata impegnata a perfezionare la coreografia che mi aveva assegnato la Celentano ed, onestamente, ero davvero contenta del risultato ottenuto.

A pranzo, oltre ad aver mangiato molto poco, avevo anche parlato poco, infatti, Irama aveva cercato di interagire con me, ottenendo ovviamente risultati penosi, e da quella breve discussione avevo capito che non si ricordava nulla di ciò che era successo il sabato in discoteca, o forse, preferiva non ricordarlo.

Dopotutto, quello era un bacio dettato dall'alcool, era stato un po' come la voglia di fumare dopo aver bevuto: un'insignificante conseguenza. Mi convinsi che doveva essere per forza essere così, non ci eravamo dettati amore eterno, era stato solo un bacio, una limonata per essere precisi.

Mentre mi rilassavo in sala relax facendo stretching e guardando le prove dei miei compagni, sul televisore apparve la scritta "Marina, vai in direzione" ed io sussultai, alzandomi di scatto ottenendo come risultato tutti gli sguardi curiosi dei miei compagni puntati su di me.


Mi avviai velocemente verso la direzione e, prima di aprire la porta, presi un respiro profondo, poi entrai.
"Permesso?" Chiesi e Maria si girò sorridente verso di me,
"Accomodati" disse ed io obbedii, cercando di capire il motivo per il quale fossi lì.
"Come stai, Marina?"
"Un po' stanca ma bene, grazie. Lei?"

Fissavo la parete in fondo, piena di foto dei vincitori delle edizioni precedenti, pur di non guardarla negli occhi, perchè quando lo facevo mi sentivo minuscola quasi quanto una formica.

"Marina, non mentirmi per favore." continuò "Se c'è qualcosa che non va, devi dirmelo assolutamente."

"Va tutto bene, glielo assicuro."

"Mi dispiace per quello che è successo negli ultimi giorni, ho visto la tristezza dei tuoi occhi mentre Zic parlava. Ti chiedo scusa." Concluse prendendomi una mano tra le sue ed io rimasi perplessa, per quale motivo si stava scusando? Non era assolutamente colpa sua.

"Non ha nulla di cui scusarsi, può capitare. Non si preoccupi." Aggiunsi abbozzando un sorriso,

Chiacchierammo per un po' e, poco prima di andare via, mentre ero sulla soglia della porta, Maria mi pose un'ultima domanda "Perché non vuoi che sia preso alcun provvedimento contro coloro che ti hanno diffamata?"

Unexpected ➳ IramaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora