FIND ME

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Clarke Griffin amava disegnare. Aveva iniziato da piccolissima cercando di imitare sua nonna Lily che era una pittrice. Lei però preferiva i carboncini. Linee nere in un foglio bianco che davano vita a qualcosa di magico.
La mattina si alzava sempre presto, beveva la sua tazza di caffè e camminava per arrivare al college. Arrivava sempre con un'oretta di anticipo così aveva tempo per sedersi sotto un'albero e disegnare prima dell'inizio delle lezioni.
Il parco del campus le trasmetteva una calma pazzesca e la ispirava come nessun'altra cosa.
Quella mattina gelida d'autunno, però, avevano deciso di chiudere il parco per controllare che fosse tutto in regola dopo la caduta di un'albero.
Clarke fu quindi costretta ad aspettare in biblioteca. Aprí il suo bloccho da disegno su una pagina bianca e prese in mano un carboncini in attesa che le venisse l'ispirazione giusta per disegnare.
Rimase a fissare il foglio vuoto per mezz'ora. Quando finalmente alzò lo sguardo per capire che ora era, fu attratta da una figura nella penombra. Strinse gli occhi per vedere meglio e senza farsi notare si sistemò due tavoli più avanti.
Era un ragazzo. Aveva la testa chinata su un libro perciò l'unica cosa che poteva vedere erano i capelli ricci di un nero intenso.
Era seduto con la schiena appoggiata al muro e le gambe vicino al petto. Sembrava teso. Lo percepiva dai muscoli contratti ben visibili grazie alla maglietta aderente.
Senza neanche accorgensene iniziò a disegnarlo.
Quando finí, lasciò scivolare il disegno senza firma vicino al ragazzo e corse via.
Cosa diavolo le era preso? Pensava davvero che sarebbe stato proprio lui a trovalo? In ogni caso, come avrebbe potuto rintracciarla?
Si diede della stupida per tutta la giornata. Sembrava una ragazzina alla prima cotta.

Pensava che la notte le avrebbe fatto dimenticare il ragazzo del mistero.
Tutto il contrario. Sembrava più determinata che mai ad incontrarlo. Non riusciva a toglierselo dalla testa.
Nonostante lo cercò per tutta la mattina, non lo rivide.
La storia andò avanti quasi un mese.
Quando finalmente sembrava aver gettato la spugna, una chioma familiare le spuntò davanti. Sussultò. Non fece nulla, a parte osservarlo ovviamente. Abbassò un momento lo sguardo per cercare qualcosa nella borsa e quando rialzò gli occhi era sparito.
"Codarda" pensò.
Prima di tornare a casa passò dalla biblioteca e iniziò a disegnare il viso del ragazzo che aveva avuto modo di ammirare.
Aveva gli occhi scuri, le labbra carnose, il volto ambrato arricchito da numerose lentiggini.
Quando finí il ritratto, lo vide.
Velocemente scrisse il suo numero sul foglio e ancora una volta lo lasciò cadere prima di scappare. Si sentiva talmente stupida eppure determinata. Quel ragazzo le faceva uno strano effetto e questo la spaventava. Non si era mai sentita così vulnerabile.

Erano quasi le 7 di sera quando le arrivò un messaggio. Pensando fosse del suo migliore amico, Wells, lo aprí. Si sbagliava.
"19:30, parco del campus." recitava il messaggio inviato da un numero sconosciuto. Rimase a fissare lo schermo confusa per qualche secondo prima che un'idea si insinuasse nella sua mente.

Alle 19:25 si trovava già all'entrata del parco e attendeva nervosa l'arrivo di qualcuno. Poteva essere il ragazzo del disegno o forse no. In ogni caso era curiosa e tremendamente spaventata allo stesso tempo. Se fosse stata una trappola e fosse finita nei guai?
Trattenne il respiro quando vide un'ombra avvicinarsi lentamente.
Quando finalmente arrivò sotto il suo stesso lampione tiro un sospiro di sollievo e sorrise debolmente al ragazzo dai capelli ricci. Le sembrò ancora più bello sotto quella luce.
<<Clarke.>> disse la ragazza allungando la mano.
<<Bellamy.>> disse il ragazzo stringendo la mano di Clarke.
Si sorrisero in imbarazzo.
Il silenzio era assordante.
<<I tuoi>> fece una pausa inumidendo le labbra con la lingua
<<I tuoi disegni sono molto belli.>> concluse.
<<Grazie.>> si sistemò una ciocca di capelli biondi <<E scusa. Probabilmente ti sembrerò una psicopatica. Non so cosa mi sia preso.>> ridacchiò nervosa.
Bellamy sorrise scuotendo la testa.
Si avvicinò a Clarke.
<<Forse, ma ho un debole per le persone strambe.>> disse guardandola negli occhi.
Clarke ridacchiò ancora avvicinandosi a sua volta.
<<Ti va di fare una passeggiata?>> chiese Bellamy esitando.
<<Certo.>> annuì lei.
Camminarono per ore chiacchierando del più e del meno e scherzando.
Era così facile farlo. Non c'era imbarazzo o incertezza. Non si sentiva così libera e a casa da troppo tempo.
Non ne avrebbe potuto fare più a meno.

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