Anima perduta

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Nelle ultime ventiquattro ore, Lion era finito ammazzato circa ... aveva perso il conto, visto che era troppo impegnato a sopravvivere.
I suoi occhi scuri, cerchiati di stanchezza, vagavano irrequieti, aspettandosi il sopraggiungere di un pericolo da un momento all'altro. Aveva il respiro corto, i polmoni in fiamme, mentre i muscoli delle sue gambe si rifiutavano di sostenere ancora per molto il peso del suo corpo. Il suo cappello, sporco di sangue e terra, era schiacciato sulla chioma di capelli castani sporchi e intrecciati con polvere gialla di mostro.
Non si radeva da due settimane: il suo mento era ricoperto da un bosco di barba ispida e spigolosa. Le recenti ferite sulle braccia, opera di un grifone solitario, bruciavano di dolore, facendolo tremare passo dopo passo.
Tossì, mentre la sua vista si sdoppiava. La lama in oro imperiale si faceva sempre più pesante nella sua mano destra, mentre il mite venticello di Giugno si infilava tra le pieghe dei suoi vestiti strappati. Avanzava lentamente, su per la collina, tenendosi il fianco dove un segugio infernale aveva affondato le sue zanne avvelenate: aveva finito il nettare, non osava ingerire più ambrosia per paura di andare incontro l'autocombustione spontanea.
Ovunque poggiasse i piedi, cumuli di dracme e metalli risalivano in superficie, accompagnando il suo cammino e lasciando una traccia del suo passaggio. Ormai aveva perso totalmente il controllo dei suoi poteri.
1, 2, 3, 4.
Tum tum, tum tum.
1, 2, 3, 4.
Tum tum, tum tum.
La cima della collina era vicina. Ciondolò la testa, appoggiandosi al tronco di un albero per riprendere fiato: era al collasso, non avrebbe potuto sopportare quel dolore ancora a lungo.
BOOM!
Un fianco della collina esplose, mentre lui si spostava appena in tempo per evitare il getto infuocato che lo avrebbe investito in pieno. Il boato rimbombò nelle sue orecchie, facendolo sobbalzare per lo spavento. I suoi occhi cominciarono a lacrimare, mentre la sua stretta sul forcone d'oro si allentava.
Era la fine?
Il tatuaggio SPQR bruciò in segno di sfida, facendolo urlare di dolore e rivelando ai mostri la sua posizione: cercò di muoversi in fretta, ma i suoi piedi si rifiutarono di collaborare. Inciampò più volte, mentre i mostri si facevano sempre più vicini.
Il pino svettava in cima alla collina, esattamente nel punto in cui lo ricordava. Una vampata improvvisa di fuoco ustionò buona parte delle sue braccia: lasciò cadere il forcone, mentre la terra rispondeva al suo dolore eruttando metalli e rocce che cercarono di coprirgli le spalle.
« Morirai. » sussurravano nella sua testa, « Verrai fatto a pezzi, figlio di Roma. »
Cadde.
Un mostro gli azzannò il polpaccio, un attimo prima che venisse inghiottito da chili di bronzo celeste, mentre il sangue cominciava a bagnare la terra: si dimenò, ruggendo come un leone, trascinandosi a fatica sotto il pino, dove era acciambellato un grosso drago.
BOOM! BOOM! BOOM!
I mostri cercarono di spezzare la barriera del pino, senza successo. La magia dell'albero funzionava e il baccano che facevano servì a risvegliare il drago che li incenerì con un'unica fiammata. Le voci nella testa di Lion si spensero, mentre strisciava sotto l'arco di legno del Campo Mezzosangue.
Era vivo, ce l'aveva fatta.
Ma, mentre stava cantando vittoria, cominciò a sputare fiotti di sangue dalla bocca. In breve tempo svenne, tutte le ferite del suo corpo che bruciavano, mentre l'erba intorno a lui appassiva e il suo potere richiamava alla luce dracme e sesterzi romani.
Sesterzi che, probabilmente, gli sarebbero serviti per pagare il demone Caronte.

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