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I am addicted
to the way
you softly speak
to the madbess
somewhere
deep inside of me

《I am addicted to the wayyou softly speak to the madbess somewhere deep inside of me》

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«S-Sono Jimin. Tu chi sei?» mi domanda flebilmente e subito mi scappa un sorriso a sentire per la prima volta la sua voce.

«Piacere sono Taehyung» mi presento sorridendogli per trasmettergli fiducia. «Che ci fai in questo posto?»  continuo per non far cadere la conversazione, facendo un gesto per indicare il luogo.

«Uhm...Io ci vengo sempre qui. E' il mio posto preferito e il posto in cui... posso essere me stesso» dice sorridendomi tristemente.

«Sei un Lunare, vero? I capelli scuri, il viso pallido...» gli chiedo guardandolo, all'improvviso, troppo curioso per aspettare ancora.

«S-Si. E tu, sei Solare?» mi chiede facendo trasparire una nota di imbarazzo e rossore.

«Si... Ho scoperto questo posto da poco e ci vengo anche io per...Essere me stesso» rivelo e abbasso lo sguardo a terra. Sorrido malinconico, abbassandomi a rana davanti al lago, che mi divide dal ragazzo per pochi metri.

«Perché dici cosi?» mi chiede il ragazzo, sedendosi di fronte al lago a gambe incrociate, senza staccarmi gli occhi di dosso.

«Perché... Credo di essere strano...Sai, io sono un ragazzo Solare no? Dovrei svegliarmi ogni giorno ed essere felice, dovrei amare il sole e il caldo, ma invece ci sono dei giorni in cui faccio fatica ad uscire dal letto e che vorrei solo un po' di questa brezza che c'è qui» dico alzando lo sguardo per guardarmi intorno. «Non so nemmeno perché stia dicendo tutto questo ad un perfetto estraneo» dico sforzando un sorriso e alzando il capo per vedere la sua espressione, che  è seria ma tranquilla.

«Ehi, siamo solo noi in questo posto no? Dev'essere stato un segno del destino se ci siamo incontrati proprio noi due» dice sorridendomi, «e poi, anche io mi sento...strano. Dovrei solo pensare a dormire e a provare apatia e ribrezzo verso tutti, ma ci sono dei giorni in cui mi alzo praticamente saltellando sul letto e odio mascherare tutto questo. Sta diventando faticoso e richiede molte energie. Per questo vengo qui, perché so di poterli esternare quando sono solo» sospira per poi rivolgere lo sguardo a terra come avevo fatto in precedenza anche io. Strappa qualche filo d'erba ma senza troppa aggressività, come a voler dar sfogo ad ogni minimo impulso che fino ad ora aveva tenuto dentro.

«Forse è questo quello che accomuna i nostri due mondi...» dico con voce fioca.

Jimin alza lo sguardo dalle erbacce che tanto era impegnato a strappare e mi guarda confuso.

«Voglio dire, il non poter essere noi stessi. Questo ci accomuna no? Indifferentemente dall'aspetto diverso, dalle nostre abitudini, usanze. Non possiamo essere noi stessi, esprimere le nostre emozioni perché i nostri genitori, persino i nostri amici per proteggerci e la nostra società, ci limitano in questo. Ci impongono di essere come la massa, di seguire le loro regole e di rispettarle per non avere guai. E mi sono stancato di starmene al mio posto, perché trovo che tutto questo sia davvero... Triste» dico marcando l'ultima parola . «E' strano poterne parlare così liberamente. E' strano anche parlarne con una persona che non sia un mio amico fidato... Forse questo posto è magico» continuo il discorso, mentre il moro ascolta in silenzio, con lo sguardo fisso sull'acqua del lago.

When the moon falls in love with the sun | VMINDove le storie prendono vita. Scoprilo ora