III - Kaleidoscope eyes

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La prima cosa che fece fu pensare che i suoi occhi lo stessero tradendo e che quella non fosse davvero lei – era una coincidenza troppo assurda, troppo improbabile per essere reale. Eppure, Jason aveva visto benissimo: lei, la ragazza con cui aveva passato la serata il giorno prima, era seduta ad un tavolo del caffè, il suo caffè, quello in cui faceva colazione da oltre due anni. Per quanto tempo lei era stata lì senza che lui se ne accorgesse? Era lì che l'aveva vista prima della festa?

La osservò per qualche secondo, in silenzio, in piedi sulla porta del locale, mentre gli altri studenti, vogliosi di prendere il solito caffè e di prepararsi psicologicamente per le lezioni di recupero del giorno, spingevano e spintonavano senza chiedere scusa per riversarsi all'intero del bar. Reyna sorseggiava una bevanda fumante mentre leggeva un quotidiano di cronaca, lo stesso che il proprietario, Chirone, acquistava ogni giorno per i suoi clienti. Era vestita semplicemente, con jeans blu e t-shirt, ed i capelli erano raccolti in un'ordinata treccia laterale, che si appoggiava, morbida, sulla spalla sinistra. Il viso era struccato – ed a Jason pareva ancora più grazioso della sera prima – ed increspato in un'espressione concentrata, le sopracciglia corrugate e la mascella serrata leggermente più del dovuto.

«Jason! Eccoti, finalmente!» Al ragazzo quasi non venne un colpo quando Leo Valdez, il suo migliore amico, gridò il suo nome, richiamando l'attenzione di tutti i presenti.

Schizzò verso di lui con la velocità di cui solo una persona estremamente iperattiva poteva disporre, inciampando un paio di volte in sedie e tavolini. Non appena l'ebbe raggiunto, lo squadrò con le sopracciglia aggrottate, gli occhi marroni che si tuffavano nei suoi, cercando di capire pensieri passati ed istantanei. Seguì il suo sguardo fino alla ragazza seduta in un angolo del locale, ancora assorta nella lettura di un articolo di politica, ed un sorrisetto parecchio fastidioso si fece largo sul suo volto, gli occhi che brillavano e le orecchie a punta che si tingevano di rosso sotto i riccioli castani. Alzò un sopracciglio, tornando a guardare il suo amico mentre, le mani che si avvicinavano al biondo per punzecchiarlo come sempre facevano quando Leo voleva infastidirlo, cercava di reprimere un risolino.

«L'hai portata anche qui, Jace? Dopo una sola notte? Be', dev'essere stata brava, solo –»

«Shhh!» Il ragazzo lo zittì velocemente, lo sguardo torvo ed ammonitore fisso su di lui. Jason sentì il viso iniziare a scottare e fu costretto ad abbassare il capo; scosse la testa e le spalle, cercando di scollarsi di dosso la sensazione di vergogna che l'aveva abbracciato stretto pochi secondi prima, avvolgendolo sella sua inespugnabile morsa. In un attimo, Jason si sentì congelare dall'interno, e quasi rimpianse il rossore sul suo viso ed il sudore freddo sulle mani. Alzò di nuovo il capo, addocchiando nuovamente il suo amico. «L'ho incontrata per caso, in realtà» spiegò con calma sapendo che, comunque, sarebbe stato tutto inutile.

Leo sollevò entrambe le sopracciglia, come a dire Tanto non ti credo. Lo fissò dal basso del suo metro e sessantacinque d'altezza con fare provocatorio, morendosi il labbro inferiore e tormentandosi le mani, intrecciandole e strecciandole con un filo della maglia. «Davvero?» domandò infatti, con fare provocatorio. Il ghigno gli si allargò sul viso. Il ragazzo fece su e giù sulle punte dei piedi, spostando il peso da una gamba all'altra e masticandosi le labbra. «Eppure» gli fece notare, strizzandogli un occhio, «sembravi preso da lei, ieri sera.» La indicò con un fluido gesto della mano, non preoccupandosi di nasconderlo agli altri. Jason si chiese se Leo avesse spiato lui e Reyna per tutta la sera, o se stesse solo tirando a caso, indovinando senza saperlo ciò che il ragazzo aveva provato. «Perché non vai a salutarla, uh?»

Il ragazzo deglutì. Non gli andava davvero di andare a disturbare quella ragazza che, il giorno prima, l'aveva tenuto a distanza, era scappata via da lui e non l'aveva neanche messaggiato – la voce di Percy con i suoi consigli su come conquistare le ragazze gli invase di nuovo il cervello, gridandogli che Se non ti messaggia entro cinque ore, non hai più speranza con lei. Di certo, cinque ore erano passate, e anche abbondantemente. Sospirò, assumendo uno sguardo serio, e sussurrò al suo amico che non gli andava di romperle le scatole dato che, sicuramente, non era interessata a lui.

Vices & Virtues - JeynaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora