𝐕𝐈𝐈. 𝐋𝐚 𝐯𝐢𝐬𝐢𝐭𝐚

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Sollevò lo sguardo dal telefono e vide Casey visibilmente teso e agitato: la sua gamba destra ballettava su e giù a ritmo veloce, chiaro segnale d'ansia, e continuava a guardarsi intorno come se da un momento all'altro sarebbe arrivato Satana in p...

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Sollevò lo sguardo dal telefono e vide Casey visibilmente teso e agitato: la sua gamba destra ballettava su e giù a ritmo veloce, chiaro segnale d'ansia, e continuava a guardarsi intorno come se da un momento all'altro sarebbe arrivato Satana in persona a prenderlo e portarlo via.

Noah gli mise una mano sul ginocchio, facendolo smettere. «Ehi, tranquillo. Andrà benissimo, vedrai. Mi hanno detto che è un dottore molto bravo, sei in mani sicure.»

«Noah...», Cas non disse altro, ma il suo sguardo parlava da sé.

L'uomo annuì. «Resterò vicino a te, se ti fa sentire più sicuro.»

«Sì, grazie.» Gli occhi del ragazzo corsero alla giovane donna poco distante da lui con in mano una rivista. Si chiese come potesse essere così tranquilla. Altre due erano in stato di gravidanza più o meno avanzato e nemmeno loro sembravano nervose.

In realtà non era solo l'imminente aborto a destabilizzarlo. Si trattava di un medico che non conosceva e fino ad allora solo quello che ormai era amico di sua madre da tanti anni lo aveva seguito e sempre visitato. Che avesse seri problemi nel fidarsi del prossimo o meno, restava il fatto che non si sarebbe messo sotto i ferri di quel medico, se di lì a pochi minuti la sua impressione si fosse dimostrata negativa.

Il momento alla fine giunse. «Casey Reed?» enunciò la segretaria del medico, guardando qui e là. Il cognome, dato che il ragazzo ancora non voleva saperne di rivelare quello vero, era semplicemente fittizio.

Noah si alzò e aiutò Cas a fare lo stesso, percependo in lui una sorta di insicurezza. Seguirono la donna fino alla porta dello studio e poi entrarono. Non c'era nulla di strano in quella stanza, era il normale ufficio di un dottore impegnato sia nell'assistere le donne in dolce attesa, sia quelle determinate a interrompere la gravidanza. Sulle pareti raffigurazioni di neonati e feti all'interno dell'utero materno e un paio di plastici in cornice si alternavano a immagini ed esempi di come più o meno funzionava un aborto. Si trattava solo di immagini disegnate, eppure talmente precise da far venire i brividi. Non era bello da vedere.

Casey sentì una punta di acido venir su dallo stomaco e sedimentarsi nella sua gola, ma la ricacciò indietro subito. Si sedé accanto a Noah di fronte alla scrivania e squadrò il dottor Emerson: sembrava decisamente un tipo a posto, sulla cinquantina. Aveva occhi affidabili e un naso leggermente aquilino che gli conferiva un che di autoritario e severo.

«Lei dev'essere la signorina Reed, giusto?» esordì il medico, sedendosi di fronte a loro.

Casey subito cominciò a infervorarsi, non potendo far nulla per evitarlo. «Signor Reed» lo corresse.

«Prego?»

Noah fece per intervenire, ma venne battuto sul tempo. Infatti, con improvvisa durezza, Casey replicò: «Non sono una femmina solo perché ho la vagina invece dell'uccello». McKay d'istinto gli strinse un braccio a mo' di avvertimento. Capiva il nervosismo, ma non serviva a nulla porsi in quella maniera con una persona che voleva solo aiutarlo. Casey sospirò. «Mi scusi, è che... sono un po' agitato. Intendevo dire che la mia è una situazione un po' diversa dal solito. Ecco.»

LEÍRON - The Alphaga Series| 1# [Omegaverse]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora