𝐗𝐈. 𝐙𝐨𝐧𝐚 𝐆𝐫𝐢𝐠𝐢𝐚

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Venne ridestato con violenza da un secco ceffone

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Venne ridestato con violenza da un secco ceffone. Scosse il capo, ancora intontito, e aprì gli occhi. Le palpebre sembravano di cemento, faticavano a restare aperte. C'era un'aria opprimente, fredda e viziata in quel posto. Un sentore strano e umido, ricordava molto la muffa e ancora un vecchio scantinato. «Dove mi trovo?» mormorò, la voce impastata. Non c'era molta luce, a occhio e croce quel posto pareva un connubio tra un seminterrato, un'antica cantina dove venivano custoditi vini e altre bevande, e una comune sala sotterranea. Non c'erano finestre né altre vie d'uscita, eccezion fatta per la ripida rampa di scale in fondo a destra.

Il pavimento consisteva in un semplice rivestimento di cemento, le pareti erano di pietra. Per un attimo Noah si convinse di esser stato catapultato in un film dell'orrore. Gli elementi c'erano tutti e mancava una sola cosa: l'aguzzino con l'ascia.

Se solo riuscissi a ricordare cos'è successo...

«Ti trovi a casa mia, nel seminterrato di cui credo ti abbia già parlato Casey.»

Dopo un paio di minuti riconobbe la voce e sollevò lentamente lo sguardo. I suoi occhi scuri si ricolmarono d'avversione. «Dominic» sibilò. Solo allora si rese conto con dispiacere di essere bloccato da catene che spuntavano dal muro alle sue spalle. Cercò di alzarsi ma ricadde giù, ancora troppo debole, e a nulla valsero gli sforzi per tentare, almeno, di mollare un calcio a quell'odioso tizio. «Dov'è Casey? Che gli hai fatto, brutto bastardo?» sbottò.

Dominic sbuffò una risata lieve e si avvicinò, tenendosi tuttavia a distanza di sicurezza. «Oh, sta benissimo. C'è stato un piccolo incidente mentre sguazzavi beatamente nel mondo dei sogni, ma ora è tutto risolto.»

«Che cosa gli hai fatto?» ripeté Noah, scandendo bene ogni singola parola. Se solo fosse riuscito a liberarsi...!

Tarren roteò gli occhi. «Non sono affari tuoi. Ti basta?»

«Giuro che se hai osato toccarlo...»

«Se anche fosse, non potresti farmi proprio niente. Ti trovi nel covo del nemico, non ti converrebbe fare scherzetti.»

Noah desiderò di averlo abbastanza vicino da poter serrare quelle dannate catene attorno al suo collo e strangolarlo. Finalmente riuscì a stare in piedi e fece alcuni passi avanti. «Dovresti solo vergognarti. Trattare così un ragazzo innocente che non ti ha fatto alcun male! Hai la minima idea dell'umiliazione alla quale lo stai sottoponendo? Da dove vieni per credere che segregare e violentare una persona sia legale e moralmente accettabile, di' un po'?» Si sentì stupido a fare un discorso simile proprio al rapitore di Casey. Dubitava potesse realmente comprendere la gravità di cose come il sequestro di persona, la violenza sessuale e psicologica, la costrizione e molti altri crimini punibili solitamente con un bel po' di anni di carcere. Comportamenti del genere erano inammissibili nel Ventunesimo Secolo. Da barbari!

Dominic tornò serio. «Non osare parlare senza conoscere tutta la verità. Verità, tra l'altro, che credo di aver spiegato più volte a Casey.»

«Quale verità, sentiamo? Sono proprio curioso di ascoltare la tua versione dei fatti!»

LEÍRON - The Alphaga Series| 1# [Omegaverse]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora