𝐗𝐗𝐗𝐕𝐈. 𝐃𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐨

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Idris aveva appena dato il cambio a Irene per vegliare Noah quando quest'ultimo, alle sei del mattino, mentre la casa era immersa nel silenzio, finalmente diede segni di vita, per così dire

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Idris aveva appena dato il cambio a Irene per vegliare Noah quando quest'ultimo, alle sei del mattino, mentre la casa era immersa nel silenzio, finalmente diede segni di vita, per così dire.

La febbre, secondo Irene, si era abbassata progressivamente e in tempi da record durante la notte e per questo Idris non fu troppo stupito nel vedere gli occhi dell'ibrido aprirsi, seppur a fatica. Lo strego smise di sferruzzare col lavoro a maglia che aveva improvvisato grazie a Lidia che gli aveva prestato un gomitolo di lana e i ferri appositi con cui dilettarsi in un'attività che Pothier, sin da ragazzino, aveva sempre trovato rilassante e mai aveva intaccato il suo concetto di virilità. Solo gli ignoranti e gli stolti si fermavano al luogo comune del lavoro a maglia riservato esclusivamente al gentil sesso. Era, anzi, stimolante per la concentrazione. Bisognava star attenti a come ci si muoveva per ricavare qualcosa che fosse almeno un po' decente e ben fatto. Lo aiutava a rilassarsi e a pensare.

Si alzò dalla poltrona e si avvicinò al divano. «Noah?» lo chiamò senza essere brusco né alzando troppo la voce. Gli altri stavano ancora dormendo, dopotutto. 

McKay fece una smorfia e lo mise a fuoco. «Idris?»

«Il solo e unico. Ben svegliato» ghignò il mago. Si era ripreso in fretta dall'aggressione di Olegov. Non era la prima né l'ultima volta che qualche balordo gli metteva le mani addosso e si sarebbe prima o poi vendicato a dovere come sempre aveva fatto. Il trucco stava nel pazientare e attendere la giusta occasione. 

Noah fece per tirarsi su, ma subito ricadde giù sul divano. Si sentiva debole e fiacco, come se si fosse preso un gran malanno e dovesse smaltirne gli effetti. «Che è successo? Dove siamo? Dov'è Casey?»

Lo strego arcuò le curate e scure sopracciglia. «Dovresti seriamente provare a fare un po' di yoga, sai?» lo apostrofò riferendosi al tono ansioso con cui aveva posto quella sequela di domande, specialmente quella che riguardava l'Indigo. «Rilassati. Casey è nella sua stanza e dorme della grossa. Siamo a casa di suo nonno e di sua madre, come da programma, e tu, testa di legno, te la sei cavata per un soffio. Ben ti sta, sai? Così impari a farti medicare e a non fare il macho. Neppure ti si addice, a esser onesti.» Si voltò e si assentò per un paio di minuti. Tornò dalla cucina con in mano un bicchiere d'acqua. «Su, rinfrescati la bocca.» Aiutò McKay a fare un paio di sorsi. 

Noah mosse una mano per fargli capire che poteva bastare. «Chi è stato a medicarmi?» chiese, la voce ancora gracchiante e flebile. 

«Il nonno di Casey. Avrà pure ottant'anni, ma in quella situazione ha dimostrato di avere la mano ferma come quella di un trentenne.»

L'ibrido si rese conto di non avere addosso la maglietta e passò in rassegna la fasciatura che gli cingeva in diagonale il torace e risaliva avvolgendosi attorno alla spalla che gli faceva un gran male. La pallottola, però, non c'era più. Il fastidio che gli aveva causato si era finalmente dissipato. Cercando di metter da parte il disagio nell'essere per metà nudo, chiese ancora: «E gli altri?»

LEÍRON - The Alphaga Series| 1# [Omegaverse]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora