Verso le una di notte del ventitré dicembre Casey sgusciò fuori dalla propria stanza in punta di piedi. Ben attento a non fare il minimo rumore, nonostante la goffaggine causata dal ventre ormai prominente, riuscì in qualche maniera a scendere le scale fino in fondo e ad arrivare in salotto. Irene e Dominic erano già lì ed era presente anche la loro madre, Cora.
Tutti e tre erano in pigiama, proprio come lui, e altrettanto tesi. Era chiaro che la signora Tarren non fosse dalla parte del marito. Chi mai lo sarebbe stato, d'altronde?Non che Cora si fosse mai apertamente schierata a favore del giovane Leroin, ma non lo aveva mai neppure trattato male o guardato come se fosse un orrendo insetto spiaccicato sul parabrezza. Insomma... lei e Casey non avevano avuto quasi mai alcun tipo di interazione, ma a volte al ragazzo era capitato di scorgere negli occhi della donna un velo di apprensione e tanto dispiacere nei suoi riguardi. Col tempo lui si era reso conto di quanta paura Cora nutrisse del compagno e di quanto ancora, forse, in fondo al cuore lo detestasse. Non doveva esser stato semplice per lei rimanere accanto a un individuo del genere per così tanti anni.
Ad ogni modo, dopo cena Cora era salita al piano di sopra ed era entrata in camera dell'Indigo dicendo di voler parlargli. Un po' confuso e spiazzato, Casey aveva deciso di ascoltarla ed era stato così che Cora Tarren, tesa, gli aveva chiesto di farle un favore, ovvero di non coricarsi né di addormentarsi; di attendere fino alle una di notte e poi scendere in rigoroso silenzio, senza farsi sentire, in soggiorno. Quando lui le aveva chiesto il motivo di una richiesta così singolare, Cora non aveva aggiunto altro e aveva risposto semplicemente di dover parlare con lui di una cosa della massima importanza.
Ebbene, ora era lì ed era proprio curioso di sapere cosa ronzasse in testa a quei tre, specialmente a Cora. «Spero abbiate avuto una ragione valida per farmi restare sveglio fino ad ora» li apostrofò burbero, squadrandoli uno ad uno. Era stanco e aveva davvero un gran sonno, cosa che dunque lo rendeva più irritabile e scontroso del consueto, ed era tutto dire.
I due rampolli guardarono la madre e lei, alla fine, parlò a nome anche loro. Si avvicinò e disse a Leroin di sedersi, dato che la chiacchierata sarebbe stata lunga e poco piacevole.
Casey, reticente, obbedì. «Di nuovo con la storia della fuga?» tirò a indovinare, ricordando fin troppo bene la sgradevole conversazione, anzi lite, avuta con Dominic il giorno prima.
«Casey, cerca di capire, per favore» esordì Cora, il tono di voce posato e calmo, ma sotto quella patina v'era apprensione. «Per te restare qui è diventato ormai troppo pericoloso. Non conosci Simon come lo conosciamo noi. Se vuole fare una cosa la farà e non baderà né alle conseguenze né a spese. Non hai visto che la punta dell'iceberg, credimi.»
«Che ci provi a uccidermi» sputò fuori il giovane, d'impulso. «Gli darò un assaggio di quanto pericoloso possa diventare il sottoscritto.»
«Simon è più forte di te e non avresti scampo. Progetta di colpire non appena saranno nati i tuoi figli, quando sarai più vulnerabile e incapace di reagire. Il parto è tra le cose più difficili e dolorose da sopportare e da superare, Casey. Non sarà uno scherzo, te lo dice una che è stata lasciata da sola in una stanza in preda alle doglie e con due gemelli da far venire al mondo. Nessun cesareo né epidurale o chissà cos'altro. Mi è stata concessa un'ostetrica e non era neppure granché. Fu un'esperienza terribile, Casey, e fu un miracolo che non ebbi bisogno di recarmi in ospedale e non andai incontro a complicazioni.»
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LEÍRON - The Alphaga Series| 1# [Omegaverse]
FantasíaÈ una notte di novembre e Noah sta tornando a casa come al solito dopo una giornata di lavoro. Di colpo, però, qualcosa gli taglia la strada, corre sull'asfalto, come se avesse il Diavolo in persona alle calcagna. Si tratta di un ragazzo: è spaventa...